Defender Europe 2020: le motivazioni strategiche di Washington

(di Tiziano Ciocchetti)
11/03/20

L’esercitazione della NATO Defender Europe, che si terrà in Europa da aprile a maggio 2020 coinvolgerà 37.000 soldati di 18 nazioni facenti parte dell’Alleanza. saranno impiegati circa 33.000 mezzi e container, e 450 veicoli corazzati. Saranno utilizzati circa 100 trasporti ferroviari (quindi riducendo al minimo indispensabile l’inquinamento ambientale) che attraverseranno sette paesi.

L’obiettivo della grande esercitazione è quello di testare la capacità dell’Europa - con il significativo contributo statunitense ovviamente - di reagire a un atto ostile.

Molti europei si stanno chiedendo, in questi giorni, il perché, vista la diffusione del virus influenzale in tutto il continente, DEFENDER EUROPE non venga annullata. Contemporaneamente si stanno diffondendo sul web le più disparate teorie in merito a una imminente invasione del territorio della Federazione Russa da parte delle forze dell’Alleanza.

Per fare chiarezza, circa le motivazioni che spingono il Pentagono a mostrare i muscoli soprattutto in Europa Orientale, crediamo sia necessario esporre, per somme linee, le strategie geopolitiche che, dal dopoguerra ad oggi, hanno caratterizzato ogni Amministrazione che sia insediata alla Casa Bianca.

L’interesse strategico europeo di Washington è incentrato sulle teorie geopolitiche della prima metà del XX secolo, come le teorie del geografo britannico Mackinder su l’Heartland.

Mackinder (foto), nel 1904, parte dal concetto che la condizione ideale sia poter beneficiare di una posizione centrale; in merito egli postula l’esistenza di un perno del Mondo (appunto Heartland) che, tenuto conto della massa terrestre, va collocato nella parte continentale dell’Eurasia. La Potenza che ne è padrona controlla di fatto l’Isola Mondo, ovvero i continenti europeo, asiatico e africano.

Nel concetto di perno geografico della storia, esposto da Mackinder nell’articolo “Il Mondo intero e come vincere la pace”, pubblicato nel luglio 1943 nella rivista Foreign Affairs, il cuore del Mondo corrisponde all’Eurasia. In questa vasta regione, secondo il geografo britannico, esistono le condizioni per lo sviluppo di una potenza economica e militare dinamica dotata di una forza rilevante.

La Russia beneficia di una posizione chiave in quanto occupa, in ambito mondiale, la stessa posizione strategica centrale della Germania in Europa: può colpire in tutte le direzioni ed essere colpita da tutti i lati, tranne che da quello settentrionale.

Suddito di Sua Maestà Britannica, la cui marina, allora, dominava gli oceani (come li domina ora quella americana), la grande paura di Mackinder era l’unificazione politica del continente euroasiatico. Il rovesciamento dell’equilibrio delle Potenze a favore dello stato-perno, ovvero la sua espansione sulle terre esterne euroasiatiche, garantirebbero a questo l’utilizzo delle grandi risorse continentali per un programma di costruzioni navali: sarebbe allora possibile il dominio del Mondo. Questo succederebbe se la Germania si alleasse con la Russia.

La sua inquietudine emergeva in modo evidente già nel 1919 in Democratics Ideals and Reality: “che cosa sarà delle Potenze Marittime se un giorno il grande continente si unisse politicamente per diventare la base di un’Invincibile Armada?”.

In questa opera egli allarga l’area-perno, facendola corrispondere alle frontiere che la Russia avrebbe occupato qualche decennio dopo. Mackinder indicava nell’Europa Orientale l’oggetto di tutti i desideri, in primo luogo di quelli russi e tedeschi: “l’origine della Grande Guerra è una rivolta degli slavi contro i tedeschi (…) perché chi domina l’isola più grande del Mondo controlla il Mondo”.

L’istmo europeo doveva quindi costituire la testa di ponte delle Potenze Marittime, che dovevano puntare alla creazione di nuove formazioni statali da interporre tra tedeschi e slavi. In pratica quello che avrebbero fatto i firmatari del Trattato di Versailles, creando nuovi stati nell’Europa Centrale e in quella Balcanica.

Mackinder è riuscito a creare una vera scuola di pensiero, la cui influenza sul pensiero strategico dei politici dei grandi Stati non è da sottovalutare, in particolar modo nei paesi anglosassoni.

Tali teorie vennero criticate, anche se in modo sfumato, da Spykman, un professore americano di relazioni internazionali a Yale. Capofila della scuola geopolitica americana, egli asseriva che: “il campo d’azione tipico della geopolitica sarà la politica estera dello Stato. Grazie ai metodi d’analisi che le sono propri, essa sa utilizzare i dati geografici (intesi nel loro significato più ampio) per stabilire un comportamento politico che permetta di raggiungere alcuni legittimi obiettivi”.

Spykman rifiuta l’opposizione terra/mare come fondamento del ragionamento geopolitico. Durante la Grande Guerra Inghilterra e Russia erano alleate; nella Seconda Guerra Mondiale si è vista nuovamente un’alleanza tra una Potenza Marittima, gli Stati Uniti, e una terrestre, l’URSS.

Secondo Spykman (foto): “l’impero zarista ha sempre cercato di accaparrarsi il possesso di porti in climi caldi e ha trovato la strada sbarrata, dalla Potenza Marittima britannica che si era estensa lungo il litorale euroasiatico.
La Politica Imperiale di Londra si basava sull’accerchiamento marittimo della massa euroasiatica, che dipendeva dal predominio della sua forza navale sulla periferia marittima. Questa posizione poteva essere minacciata dall’apparizione di una potenza navale competitiva sul litorale continentale o dalla penetrazione delle forze terrestri russe fino al mare”.

Egli precisa che non c’è mai stata veramente una semplice opposizione potenza terrestre/potenza marittima.

Spykman si fa promotore dell’esistenza di un Rimland, “regione intermedia tra lo Heartland e i mari circostanti”: quindi una regione costiera, che costituisce la vera area-perno, ed è l’obiettivo di tutti i conflitti tra potenze marittime e potenze terrestri. L’approccio di Mackinder viene ribaltato. Chi domina il Rimland domina l’Eurasia, chi domina l’Eurasia ha nelle sue mani il destino del Mondo.

La teoria sviluppata da Spykman dell’anello marittimo contenente la Potenza continentale ha avuto e ha una grande influenza sull’elaborazione della politica estera americana. Essa è stata all’origine della strategia del contenimento (Containment) adottata dagli Stati Uniti nel corso della Guerra Fredda: la coesione politica del Rimland (USA, Europa e Asia insulare) doveva frenare le mire espansionistiche dello Heartland (il blocco sovietico).

Anche dopo la fine della Guerra Fredda, e con l’ingresso dei paesi dell’Europa Orientale nella NATO le teorie geopolitiche di Spykman hanno trovato molto spazio nelle Amministrazioni americane. Ecco perché, l’esercitazione DEFENDER EUROPE, rappresenta uno degli strumenti con cui Washington argina le "velleità espansionistiche" del Cremlino e al contempo alimenta la paura dell’accerchiamento insita nell’animo russo.

Foto: U.S. Army / web