La Germania testardamente non vuole privarsi dei propri carri armati. Nonostante da settimane la campagna “liberiamo i Leopard” stia facendo pressione – assieme (e da ben più tempo) al presidente ucraino – affinché Berlino invii i suoi Leopard 2 in Ucraina, il governo tedesco resiste.
Ucraina e Russia alla fine del primo anno di guerra, con già oltre ¼ di milione tra morti, feriti e dispersi, si stanno preparando a quello che avverrà inevitabilmente nel 2023, ovvero un’ulteriore escalation. Da una parte si stanno ammassando da diversi mesi nuovi sistemi d’arma tra cui, per esempio, i T-90M: carri moderni con sistemi di protezione attiva, che alzeranno ed inaspriranno il confronto sul campo di battaglia a terra (non potranno quindi essere più fondi di magazzino anticarro ad impensierire mezzi di epoca sovietica datati - seppur aggiornati - come i T-72 B3M). Dall’altra continuano ad affluire sistemi avanzati - come i missili antiaereo/antimissile Patriot - che tuttavia richiedono un lungo addestramento (in atto).
La domanda che ci si dovrebbe porre è la seguente: perché di fronte alla scarsa generosità teutonica non dimostriamo tutto il nostro cuore latino facendo la nostra parte?
Lo scorso anno il nostro capo di stato maggiore della difesa, nella solita “utile… intervista” a Repubblica ha risposto alla domanda “abbiamo quasi 200 carri armati?” confermando il dato ed aggiungendo l’intenzione di procedere al loro aggiornamento (ricordiamo: circa 1 miliardo di euro dei contribuenti italiani per soli 125 carri).
Orbene, perché non inviare i nostri carri armati Ariete? Possiamo affermare con certezza che - tenendo per noi un’aliquota… diciamo di 30/40 mezzi - l’attuale capacità della componente pesante nazionale non diminuirebbe di una virgola.
E quel miliardo? Dovremo rassegnarci a comprare lo stato dell’arte - tedesco, israeliano o polacco/sudcoreano che sia - allo stesso prezzo...
In Parlamento qualcuno proporrà l'aggiunta degli Ariete nel prossimo "pacchetto" di aiuti?
Foto: Esercito Italiano