Gli USA hanno schierato aerei spia con equipaggio (e probabilmente droni anche se non vi è conferma dell’impiego degli UAV) al fine di condurre missioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione, oltre ad alcuni velivoli alle dirette dipendenze del Dipartimento di Stato.
A ridosso del confine con la Nigeria, AFRICOM gestisce una base per gli UAV in supporto alle truppe francesi che operano contro i militanti islamici in Mali.
La Nigeria è il 14° paese più grande dell'Africa, con una superficie di oltre 350 mila chilometri quadrati, due volte la California.
Secondo le ultime indiscrezioni, le ragazze rapite potrebbero essere state suddivise in piccoli gruppi (da 80/100 unità), così da rendere difficile la loro identificazione ed estremamente veloci gli spostamenti all’interno del paese. La posizione resta ancora ignota.
Secondo le ultime immagini satellitari acquisite, due ponti che attraversano le frontiere nigeriane con il Ciad ed il Camerun sono stati distrutti la scorsa settimana. Ciò potrebbe azzardare qualche ipotesi sul passaggio di almeno uno dei gruppi.
Gli Stati Uniti hanno inviato circa trenta unità provenienti dai dipartimenti di Stato e della Difesa. Tra loro ci sono cinque funzionari del Dipartimento di Stato, due esperti in comunicazione strategica, un esperto in sicurezza civile ed un ufficiale di supporto medico. Del gruppo fanno parte anche quattro funzionari dell'FBI Hostage Rescue Team. Il Pentagono ha confermato altre sedici unità del Dipartimento della Difesa.
La missione di ricerca e salvataggio, intanto, continua a ricevere supporto internazionale. A Stati Uniti, Francia, Canada e Gran Bretagna, si è aggiunto anche Israele. Al momento non si conosce la natura del team, ma gli israeliani sono abituati a non trattare con i terroristi e ad agire procurando nel nemico il massimo danno fisico ed emotivo. In poche parole, Boko Haram, a breve, potrebbe ritrovarsi una forza multinazionale di intervento rapido che li cancellerebbe dalla faccia del pianeta, considerando il supporto tecnologico e logistico che riceverebbe.
Ad oggi, ed è bene rilevarlo, non vi è alcuna missione di salvataggio alleata pianificata, ma sembra superfluo aggiungere che i paesi che stanno contribuendo alla ricerca degli ostaggi, hanno in Nigeria almeno un gruppo operativo ‘ombra’, in grado di attivarsi in pochissimo tempo.
Se Boko Haram dovesse trattare in modo ragionevole per rilasciare gli ostaggi, la situazione potrebbe lentamente migliorare senza ulteriori spargimenti di sangue.
Se Boko Haram, circa 1500 uomini, dovesse invece iniziare ad uccidere gli ostaggi, l’intervento armato verrebbe certamente incentivato e voluto dall’opinione pubblica mondiale.
In quel caso, i terroristi potrebbero ritrovarsi ad affrontare un commando formato da Delta, Tier-1, uomini del Régiment Parachutiste d'Infanterie de Marine e della Legione Straniera, unità inglesi della SAS e della Sayeret israeliana.
Cina, Ciad, Camerun e Nigeria stanno contribuendo alla missione di ricerca con immagini satellitari. Mosca ha condannato l’episodio, ma potrebbe sfruttare la questione ‘Boko Haram’ per rifarsi un’immagine internazionale. Se Mosca, infatti, decidesse di inviare truppe, questo potrebbe essere il primo tentativo per ricucire gli strappi con l’Occidente a seguito della crisi in Crimea.
Fantapolitica al momento, ma considerando l’impatto emotivo suscitato per il rapimento delle povere ragazze, non è da escludere anche un intervento russo, considerando i buoni rapporti da sempre intercorsi tra i paesi dell’Africa e Mosca (soprattutto per la fornitura di armi).
L’ultimo video diffuso dal gruppo nigeriano Boko Haram risale a ieri. Le immagini mostrano circa 100 ragazze cristiane rapite mentre pregano Allah. Tutte indossano l'hijab nero e grigio e recitano la dichiarazione di fede islamica. Il leader Abubakar Shekau ha anche affermato che avrebbe rilasciato le ragazze in cambio di alcuni prigionieri custoditi dal governo.
Il corrotto ed incapace governo nigeriano non ha commentato la richiesta di Shekau, ma le critiche per come è stata gestita la vicenda non si placano.
Secondo Amnesty International, le forze di sicurezza nigeriane erano a conoscenza della presenza di un convoglio di Boko Haram nei pressi della città di Chibok, già quattro ore prima del rapimento, ma non hanno fatto nulla per fermare i terroristi.
Franco Iacch