Negli ultimi anni si è verificata una recrudescenza del fenomeno della pirateria nel Golfo di Guinea, nella parte occidentale dell’Africa. Nel Corno d’Africa gli attacchi dei pirati cominciano nel 2005, per raggiungere l’apice nel 2012, dopo di che il fenomeno, in quell’area, comincia a scemare.
Le navi mercantili sono spesso oggetto di tentativi di abbordaggio da parte di barconi carichi di gente armata (spesso anche con lanciarazzi RPG-7), decisa a sequestrare il carico e l’equipaggio per chiedere un riscatto alla società armatrice.
Ormai da anni gli armatori imbarcano personale civile armato per garantire la sicurezza degli equipaggi e del carico trasportato.
Per quanto concerne la situazione nazionale Claudio Verzola, responsabile relazioni esterne dell’AISS (Associazione Italiana Sicurezza Sussidiaria), ci informa che lo scorso 30 giugno è scaduta la proroga del regime transitorio previsto dall’articolo 5, comma 5, del D.L. n. 107 del 2011, convertito dalla L. n. 130 del 2011, concernente i requisiti di formazione professionale richiesti per le guardie giurate per l’espletamento dei servizi di antipirateria marittima.
Andiamo con ordine. Nel 2011 vista la elevata frequenza di attacchi gli armatori cominciarono a chiedere protezione alla Marina Militare, questa rispose che qualora non avesse avuto personale sufficiente gli armatori si sarebbero dovuti avvalere di personale armato civile. Con le disposizioni del D.L. 107 del 2011, il Parlamento sembra recepire tale evenienza e vengono emanate le norme con cui è possibile rivolgersi ad un istituto di vigilanza che presti servizi di sicurezza marittima.
Con il D.L. 107 si introduce “il sistema di protezione duale”, che consente agli armatori di proteggere le navi ed equipaggi attraverso l’impiego dei Fucilieri di Marina italiani ed in subordine, in caso della loro indisponibilità, di guardie giurate private, con decreto antipirateria.
Ma già sorgono i primi problemi: i vigilanti per poter operare a bordo delle navi con compiti anti-pirateria devono svolgere degli appositi corsi presso le strutture qualificate della Marina Militare e della Capitaneria di Porto, con esame finale da sostenersi a Roma.
I suddetti corsi di formazione, già previsti dal D.M. 159 del 2009, sono stati banditi dalla Marina Militare e dalla Capitaneria di Porto solo una volta nel 2016. Tuttavia, a causa delle stringenti regole circa l’accesso del personale civile presso i loro centri di formazione, i corsi sono risultati impraticabili per le associazioni di categoria degli Istituti di Vigilanza privati. Occorre allora procedere in deroga ai sensi dell’art. 5, comma 5 del D.L. 107.
In questo modo, gli Istituti di Vigilanza autorizzati, hanno potuto iniziare a fornire questa tipologia di servizi solo dal novembre 2012, dopo la pubblicazione da parte del capo della Polizia della Circolare Attuativa del D.M. 266 del 2012.
Se quindi il D.M. 266 rappresenta la guida che gli addetti ai lavori devono seguire, fin da subito le norme in esso contenute hanno dimostrato dei limiti, anche in relazione all’oggettiva mancanza di esperienza che si aveva nel momento in cui è entrato in vigore.
Nei successivi sette anni (nel 2015 la Marina interrompe le operazioni di protezione), quindi, si è proceduto senza corsi di formazione, utilizzando (secondo quanto richiesto dalla norma in deroga) ex militari con almeno sei mesi di esperienza in missioni all’estero in reparti operativi, con risultati a detta di Vincenzo Pergolizzi, amministratore delegato della Metro Security Express - uno dei pochissimi istituti di vigilanza italiani in grado di fornire servizi di sicurezza marittima impiegando, per offrire un servizio eccellente, prevalentemente ex operatori delle forze speciali - assai lusinghieri.
Da segnalare il fatto che personale civile italiano, nella funzione di vigilanza anti-pirateria, è obbligato ad operare, dalle vigenti disposizioni, unicamente a bordo di navi battenti bandiera nazionale.
Il Decreto n. 139 in data 7 novembre 2019, concernente il regolamento per l’impiego delle guardie giurate a bordo delle navi mercantili battenti bandiera italiana che transitano in acque internazionali a rischio pirateria, semplifica diverse procedure ma reintroduce l’obbligo dei corsi di formazione per la vigilanza antipirateria limitando la proroga alla data del 30 giugno 2020.
Da rimarcare, inoltre, la complessità logistica data dall’obbligo della partecipazione ai corsi per il personale impiegato, che in ottemperanza al D.M. 154 del 1999, deve effettuare un periodo di formazione diviso in tre fasi: la 1° erogata dall’istituto di Vigilanza; la 2° dalla Capitaneria di Porto presso La Spezia e la 3° dalla Marina Militare a Brindisi.
Tuttavia, alla data del 31 dicembre 2019, i vigilanti che abbiamo maturato almeno 90 giorni d’imbarco, anche non consecutivi, sono esentati dalla frequentazione dei corsi e possono accedere direttamente all’esame finale.
Il problema è che, da parte del Ministero, non c’è alcuna indicazione circa le materie oggetto di verifica finale, in più l’emergenza COVID-19 ha impedito che si formassero le commissioni esaminatrici.
Quindi, arrivati a questo punto su sollecitazione degli attori interessati il Ministero degli Interni ha risposto quanto segue: si rappresenta che il termine previsto dall’Art. 5 del D.L. n. 107 del 2011, disciplinante l’impiego delle guardie giurate nei servizi anti-pirateria a bordo delle navi mercantili battenti bandiera italiana, come novellato da ultimo dal D.L. n. 162 del 30 dicembre 2019, convertito con Legge n. 8/2020, aveva prorogato al 30 giugno u.s. il regime transitorio di impiego delle guardie particolari giurate non ancora in possesso della necessaria abilitazione.
Tuttavia, allo stato, il suddetto termine del 30 giugno u.s. non è stato prorogato, cosicché le guardie giurate, che non abbiamo provveduto ad acquisire la citata abilitazione (chissà come avrebbero potuta ottenerla, NdA) a svolgere i servizi anti-pirateria, non possono essere autorizzate ad esercitare tale attività.
Si evince da quanto appena scritto che, allo stato attuale, le nostre navi mercantili navigheranno in acque infestate da pirati senza una adeguata protezione.
Foto: EU Naval Force - Somalia