Incarico 30A: "Fuciliere Assaltatore"

(di Andrea Sapori)
29/09/23

Mio padre era un uomo molto saggio. Tra le cose che decise di spiegarmi una fa parte ancora oggi delle regole che seguo: non si va in giro armati se non si è disposti a usarla un'arma, e usare un'arma prevede la possibilità di uccidere. È un fatto che bisogna accettare come regola. Una cosa di estrema importanza e di enorme responsabilità.

Ho visto personale delle nostre forze armate andare di pattuglia come si va a passeggio il sabato pomeriggio in centro. Ragazzi giovani, che non avevano compreso l'onere del servizio che erano stati chiamati a svolgere, forse perché nessun loro superiore si era preso la briga di spiegarglielo.
Eppure, a ben pensarci, si tratta dell'essenza stessa, della ragion d'essere, del dogma assoluto di ciò che significa essere un soldato: armarsi per difendere la propria Patria.

Ho compreso che in Italia questo semplice concetto, un dato di fatto ineluttabile in altre nazioni, a noi non risulta essere molto chiaro. Negli ultimi 80 anni, circa, abbiamo goduto di una certa fortuna: tolte alcune missioni di peace keeping e peace enforcing, dove peraltro i nostri soldati hanno subito perdite, non siamo stati coinvolti in conflitti ad alta o media intensità. Possiamo dire che la nostra guerra è stata interna, combattuta contro le mafie e il terrorismo, non senza che le nostre forze di Polizia civili e militari pagassero un pesante tributo di sangue, e parliamo di migliaia di vittime.

Tuttavia, se prendiamo in considerazione l'eventualità di dover essere chiamati a combattere una guerra, per tener fede ad un'alleanza o per difendere interessi vitali per il nostro paese, ecco che lo spettro di subire perdite nell'ordine di decine o centinaia di soldati, in tempi anche molto brevi, ci appare insopportabile, se non addirittura inconcepibile. Ma la storia anche recentissima ci insegna che potremmo essere costretti a rivedere in termini spietatamente pratici il nostro atteggiamento.

Continuare a farsi scudo dell'articolo 11 della Costituzione non servirà a niente. Non arrivi mai il giorno in cui gli eventi non potranno più essere controllati con le parole! Sarà un drammatico caos.

Non siamo, neanche lontanamente, pronti per un'eventualità di questo genere. Ed è una cosa che non riguarda solo i civili di questa nazione: anche i nostri militari, secondo me, non sono pronti mentalmente a concettualizzare la guerra come uno scontro prettamente fisico, di attrito, uno scontro umano diretto.

Ovviamente non parlo dei reparti speciali, dei piloti dei caccia o dell'equipaggio di un sommergibile o di una nave, ma di quelle masse di fanteria leggera e meccanizzata che, volente o nolente, finiscono sempre per determinare l'esito dello scontro, difendendo e/o attaccando il nemico, occupandone il territorio o liberando il proprio.

Abbiamo dimenticato che la guerra prevede morte, propria e altrui, per principio e, per quanto umanamente disdicevole, questa cosa rischia di costarci carissima, di determinare una sconfitta prima ancora di aver combattuto una battaglia o una guerra che, storicamente e purtroppo, sono inevitabili.

Il crollo morale e psicologico causato dal veder sbarcare da un aereo decine di bare al giorno per settimane o mesi, rischia di essere un'arma potentissima, strategica, nelle mani del nemico. E temo che questa sia una cosa risaputa al nostro riguardo.

I nostri soldati sono assolutamente in grado di tenere testa a quelli di qualsiasi altra nazione e, sono sicuro, avrebbero lo spirito combattivo e di sacrificio necessari a difendere la Patria.
A patto che, da subito, siano messi in condizione di sapere senza falsi buonismi e ipocrisie ciò che li potrebbe aspettare, e di farsene carico e ragione.

Hanno bisogno di ufficiali competenti che li motivino dando l'esempio. Hanno bisogno del meglio in qualità e quantità che, ragionevolmente, la nostra nazione può loro offrire in termini di equipaggiamento. E soprattutto devono sapere che hanno il loro popolo al fianco, senza se, ma o però: il dubbio, in combattimento, uccide più delle pallottole o delle bombe!

La mentalità da missione di pace o da strade sicure non è quella adatta ad un soldato, che può anche assumerla per un breve periodo, ma non lasciarsene condizionare. Il soldato si addestra, si prepara e si equipaggia per combattere.

Che i politici lo capiscano in fretta e che se ne facciano, una volta per tutte, una ragione.

Foto: Difesa Online