La vendetta USA in Somalia viene dall'alto

(di Paolo Palumbo)
07/11/17

Negli ultimi mesi lo Stato Islamico in Somalia ha mostrato all’opinione pubblica come il jihad non finisca con le sconfitte militari subite in Siria o in Iraq. Recentemente la Somalia è stata sconvolta da due attentati devastanti che hanno causato centinaia di vittime tra la popolazione civile e i militari impegnati nella lotta contro il terrorismo. Per un caso fortunato nessuno dei nostri soldati è rimasto coinvolto, tuttavia il primo attacco di Mogadiscio è avvenuto molto vicino alla nostra base, dove il comandante incursore Pietro Addis sta svolgendo un ottimo lavoro in coordinamento con le autorità militari somale.

Pochi giorni orsono gli Stati Uniti hanno colpito per la prima volta la Somalia con un massiccio impiego di droni. Lo U.S. Africa Command – ormai alla ribalta mediatica dopo i fatti del Niger (v.articolo) – ha comunicato che i droni hanno causato numerose vittime tra i terroristi, concentrando i loro attacchi nel settore nordest della Somalia verso il villaggio di Buqua, a nord della città di Qandala. Il comando americano ha inoltre sottolineato che i raid aerei sono stati tutti predisposti con la collaborazione del governo somalo.

Gli americani e le forze internazionali sanno che il continente africano sia prossimo a diventare un “nuovo” fronte in cui le organizzazioni fedeli allo Stato Islamico o ad al-Qaeda trarranno forza e reclute per i loro fini. La storia di Al-Shabab è un esempio lampante di come la campagna propagandistica messa in atto dallo Stato Islamico abbia sortito effetti devastanti. Nel 2015 lo sceicco Abdulqadir Mumin, ex leader di al-Shabaab, proclamò una solenne bay’at (alleanza) nei confronti di Abu Bakr al-Baghdadi, istituendo la sua roccaforte a Qandala nella regione del Puntland. Questa nuova spaccatura con al-Qaeda stravolse gli equilibri all’interno del fronte islamista, ma non solo. Con la conquista di Qandala, nel 2016, l’ISS ha sottomesso una regione importante, sia per il controllo del traffico navale nel Golfo di Aden, sia perché a poche miglia nautiche dallo Yemen meridionale.

(foto: U.S. DoD)