Domani il parlamento turco si pronuncerà sulla richiesta d’aiuto (inteso come militare non diplomatico) da parte del premier al-Sarraj per poter fermare l’avanzata – lenta ma inesorabile – delle truppe del generale Haftar.
L’Unione Europea avrebbe intenzione di inviare una rappresentanza diplomatica (composta dai ministri degli esteri di Italia, Germania, Francia insieme all’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione) a Tripoli il prossimo 6 gennaio, per mettere in piedi una mediazione tra le parti in lotta.
Purtroppo l’Unione Europea ha le idee quanto meno "confuse".
Gli eventi che si stanno rapidamente succedendo indicano che il confronto sarà risolto unicamente con una vittoria di uno degli schieramenti in campo.
Il presidente Erdoğan già da alcuni anni rifornisce le milizie di Misurata con armi ed equipaggiamenti; ora, con l’accordo di Difesa del 27 novembre u.s. tra Tripoli e Ankara, le forze armate turche potranno direttamente intervenire sul territorio libico.
Nel frattempo l’Aeronautica Militare di Ankara è impegnata nel trasporto di centinaia di combattenti islamici, reduci dalle battaglie nella guerra siriana.
La Politica italiana, in vacanza natalizia, appare ancora una volta spiazzata.
A novembre, le forze (più probabilmente consiglieri militari) di Haftar hanno abbattuto un nostro drone, un costosissimo Reaper, L’accaduto è stato fatto passare sotto silenzio, senza che nessuno schieramento politico abbia domandato che fine abbia fatto la sofisticata attrezzatura elettronica trasportata dal velivolo.
Ricordiamo ai lettori che a Misurata è presente un nostro contingente, incaricato della sicurezza dell’ospedale italiano e del personale medico.
Tornando alla situazione sul campo, presto in Tripolitana avremo jihadisti che prenderanno il controllo dei flussi migratori, nonché della gestione politica della regione (instaurando probabilmente la Sharia). Inoltre condizioneranno pesantemente i nostri interessi economici, mettendo le mani sulle concessioni petrolifere dell’ENI, sulle piattaforme off-shore e sul gasdotto Greenstream che arriva fino a Gela, e rifornisce l’intera penisola.
Intanto continuiamo ad avere soldati in teatri come l’Afghanistan, il Libano e l’Iraq, mentre davanti alle nostre coste si andrà a ricostituire un nuovo califfato grazie all’appoggio turco.
Appare dunque evidente che questo Esecutivo non sia in grado di proteggere i nostri interessi strategici. Senza una classe dirigente in grado di attuare una strategia credibile ed efficace, l’Italia verrà messa ai margini e vedrà seriamente compromessa la sua sicurezza.
Foto: Türk Silahlı Kuvvetleri