Medici d’assalto

(di Paolo Palumbo)
19/02/18

La 16th Air Assault Brigade dell’esercito britannico è una delle migliori formazioni aviotrasportate al mondo e il suo ruolo principale è quello di essere una AATF (Air Assault Task Force) capace di spiegare in breve tempo una forza d’attacco formata da tre battaglioni paracadutisti con relativo appoggio aereo e artiglieria. All’interno della formazione esiste una componente medica di primo livello, il 16th Close Support Medical Regiment facente parte del Royal Army Medical Corps. Chi milita in questa unità, prima di essere medico, è innanzitutto paracadutista e riceve un addestramento analogo a quello della fanteria. In più i medici parà devono assolvere al loro compito primario: soccorrere i feriti sul campo di battaglia in qualsiasi condizione essi si trovino.

Il 16th Medical Regiment è stato assemblato nel 1999 dall’unione della 19th Airmobile Field Ambulance e il 23rd Parachute Field Ambulance il cui stato di servizio risaliva alla Seconda Guerra Mondiale. La principale preoccupazione di questi professionisti della medicina d’assalto è appunto quella di somministrare cure mediche ai militari feriti in combattimento: la filosofia di un “Combat Medic” è diversa da quella di qualsiasi medico di pronto soccorso. Il medico militare deve, infatti, stabilizzare il paziente in condizioni estreme, assicurandogli una copertura immediata, ma soprattutto una rapida evacuazione dal luogo di pericolo. La figura del dottore ha, inoltre, assunto un’importanza primaria anche nella politica della COIN (Counterinsurgency) e nel delicato approccio tra unità militari e popolazione civile.

In Afghanistan la presenza dei sanitari ha assicurato la benevolenza di diversi gruppi tribali; oltre al servizio dei dottori per gli esseri umani, inglesi e americani hanno abbinato un sostegno di veterinari per la cura degli animali, fonte primaria per la sopravvivenza di molte persone.

All’inizio del 2017, 80 medici del 16th sono stati inviati in una delle zone più delicate del continente africano, dove la popolazione versa in condizioni igienico sanitarie devastanti: il Sudan meridionale. L’operazione Trenton, svoltasi in ambito Nazioni Unite (UNMISS – United Nation Mission in Sudan), ha comprovato le capacità di dispiegamento rapido del reggimento, ivi compreso il comparto medico: tutto il materiale sanitario, comprese le cellule per gl’interventi chirurgici, sono state aviotrasportate e poi paracadutate sugli obiettivi. Dopo un inizio missione abbastanza spartano, con il montaggio di tende da campo provvisorie, il team medico insieme ai Royal Engineers, hanno allestito un ospedale a Bentiu dove i sanitari hanno preso in carico circa 1.800 pazienti.

Il sergente Hanna Darnsfied, infermiera del 23rd Medical Squadron, ha spiegato come l’esperienza in Sudan sia stata importante per il tipo di cure provvedute ai pazienti: ““In South Sudan we were busy treating a lot of minor injury and illness cases, rather than the major trauma patients we were treating in Afghanistan. We’ve trained and worked together for the last year, and shown that we’ve got the skills between us to be capable of doing whatever a future deployment might require”. Tra l’altro l’ambiente operativo non era dei più confortevoli, con temperature che superavano giornalmente I 40 gradi centigradi, un bello sbalzo rispetto le fredde stanze alla Colchester Barracks. La struttura di Bentiu, classificata come Role 2 Basic Field Hospital, è stata dotata di sala per radiografie, camera operatoria, laboratorio dentistico e stanza per l’isolamento, visto le frequenti malattie infettive presenti in quell’angolo di mondo.

(foto: MoD UK)