Questa volta prendiamo in considerazione un Paese di cui si parla relativamente poco: l'India. Uno dei territori più popolati del pianeta con poco più di un miliardo di persone dove, accanto a industrie e istituzioni avanzate, convivono grandi sacche di povertà e tradizioni antiche.
Qui da noi, il Paese è passato alla cronaca per l’imbarazzante vicenda dei nostri Marò e per la sudditanza italiana al sistema giudiziario indiano, ma anche per il persistente dramma della delocalizzazione delle imprese nazionali che, in un certo senso, sta trasformando i confini in orizzonti con non poche incognite.
Ma l’industria veicoli per la Difesa sembra interessante...
A Mumbai la TATA MOTORS già dal lontano 1945 aveva avviato la produzione siderurgica e ferroviaria per tutto il subcontinente indiano; un percorso simile fatto anche dalla concorrente diretta Mahindra.
Con la Tata Motors, tanto per averne un’idea ci sono stati accordi industriali importanti con la Daimler Benz Mercedes, Fiat, ma anche con Jaguar e della Land Rover di cui Tata oggi detiene il controllo.
TATA Defence
Oltre alla produzione di veicoli civili, la casa indiana è in prima linea nella produzione di mezzi militari e sistemi di comunicazione. Questo ramo d'azienda denominato TATA Defence Products, sembra riscuotere interesse nel mercato asiatico e mediorientale oltreché in quello russo. Del resto la qualità del prodotto indiano è in un certo senso testata sul campo nei continui conflitti in Medio Oriente e i costi contenuti rendono più appetibili gli acquisti rispetto all’offerta della concorrenza occidentale.
Una “terra promessa” low cost
L'India è indubbiamente un Paese che ha fatto molti progressi in campo ingegneristico, ma è soprattutto disponibile ad acquisire tecnologie occidentali, considerati gli elevati budget indiani riservati alla Difesa. Questa notevole disponibilità verso gli investitori esteri e il fatto di essere uno dei Paesi al mondo con il costo del lavoro più basso, hanno portato molti investitori a strizzare l’occhio a Mumbai e Nuova Delhi per una produzione low cost, ma con tecnologia occidentale.
I MEZZI, da 4x4 a 12x12:
TATA Kestrel
Si presenta con una linea che ricorda vagamente il nostro trasporto truppe Freccia. Il Kestrel possiede una struttura completamente corazzata e mossa da otto ruote posizionate su quattro assi indipendenti. Può trasportare 12 militari e le sue configurazioni sono diverse a seconda degli allestimenti richiesti.
Possiede un cannoncino da 30 mm e una mitragliatrice da 7,62 con rotazione della torretta di 360°. Rientra nella gamma di veicoli da prima linea grazie anche al puntamento a risposta rapida al fuoco anche con veicolo in movimento.
II motore eroga ben 600 cavalli ma l’aspetto più interessante è che il Kestrel è un veicolo anfibio con idro jet a scomparsa e il complesso corazzato può raggiungere le 6.2 miglia marine (10 km/h) e i 100 km/h su strada.
TATA LAMV (Light Armored Multipurpose Vehicle): qui il richiamo al Lince sembra scontato anche se controllando le sue qualità, a prima vista sembra forse un po' obsoleto rispetto alla tecnologia del nostro VTLM.
Presentato al DEFEXPO 2014, il Multiruolo indiano risulta protetto con una linea sottoscocca a svaso, fissata su un telaio portante con sospensioni indipendenti e trazione 4x4.
Il motore ha 210 cavalli ma non ci sono dati sulla cilindrata anche se si potrebbe pensare per una logica di peso-potenza, che sia un 3.0 turbo diesel di derivazione Mercedes. Possiede un cambio automatico Allison a cinque marce più 5 ridotte e due retromarce, e ben tre differenziali ripartitori (caratteristica indispensabile per i fuoristrada militari) che mantengono la trasmissione del moto permanente sui due assi.
Ha una velocità su strada che supera di poco i 100km/h e può trasportare una squadra di sei militari con un livello di protezione al fuoco interessante - i cristalli sono larghi come una mano - ma non sembra che il suo livello si possa aumentare con kit balistici.
È comunque tra i migliori in commercio tra i veicoli tattici e la sua omologazione prevede in opzione resistenza NBC ed equipaggiamento per la visione notturna.
MPV 4x4 Mine Protected Vehicle
È simile e forse è l’analogo indiano del VTMM, anche se le linee sono superate e più spigolose, un aspetto non trascurabile in caso di esplosioni.
Le note su questo veicolo sono però chiare e sembra poter resistere a ben 21 kg di TNT posto sotto di esso grazie alla forma a svaso del suo scafo. È adibito in diversi compiti in base all’equipaggiamento, e possiede due ponti rigidi ma ha solo le sospensioni a balestra e non pneumatiche, si evince quindi che la marcia risulti particolarmente rigida sullo sconnesso anche per il mitragliere in torretta.
È mosso da un diesel 6 cilindri made in USA, il Cummins ISB turbocompresso (simile a quello montato sul Dodge RAM diesel) che sviluppa solo 240 CV, davvero pochi, e con una cilindrata probabilmente maggiore di 3.0cc. Possiede una trasmissione automatica con 6 marce avanti e 1 retromarcia.
Può trasporta sino a 13 militari e la sua massa dovrebbe attestarsi intorno alle 15 tonnellate. Le sue caratteristiche lo vedono più indicato per le forze di polizia per reprimere forme di guerriglia urbana ma di fatto è presente, anche se superato tecnologicamente, sui cambi di battaglia grazie alla conchiglia in acciaio che riveste tutto l’abitacolo.
Costruiti in India ma con DNA occidentale
Il programma FICV (Futuristic Infantry Combat Vehicle) risiede in accordi bilaterali tra l’India e gli Stati Uniti per la produzione di veicoli tattici avanzati a cui sono interessate le società Bharat Forge e General Dynamics Land Systems (GDLS) per fornire tecnologie tattiche all’Esercito indiano.
In estrema sintesi infatti, si potrebbe parlare di licenza per costruire diversi carri armati e qualche ruotato 8x8.
Nella produzione di veicoli traspare un’impronta, almeno nel disegno, riconducibile a Mercedes.
C’è un tallone d’Achille e l’Italia risulta tra i Paesi più astuti...
Il notevole interesse economico industriale per la difesa che l’India mette sul banco evidenzia però una certa limitazione che non sfugge all’occhio attento del lettore dopo aver esaminato numerose pubblicazioni sul tema in rete.
Infatti ad eccezione del Kestrel e del LAMV presi in esame, i componenti di molti corazzati provengono da diversi Paesi, alcuni anche in contrapposizione tra di loro.
Questo significa che esiste una dipendenza strategica di fornitura nella produzione dei veicoli, questo aspetto potrebbe tradursi in un vero tallone d’Achille, sempreché India e Paesi acquirenti non abbiano fatto reciproche e congrue scorte di ricambi.
A questo proposito l’Italia e la sua industria della Difesa IDV e Oto Melara si è dimostrata da sempre molto più attenta nelle previsioni, potendo contare su industrie nazionali per la produzione, senza dover dipendere da nessuno se non dall’Europa.
Gli utilizzatori
Il prodotto indiano, oltre alla Russia, piace anche a diversi Stati dell’est Europa e al medio oriente. Clienti sono stati anche Cina, Birmania, Thailandia, Sud Africa, e alcuni Paesi dell’America latina.
Un ringraziamento a Tata Motors Head office - Mumbai - per il materiale informativo, notizie e foto, fornite senza preclusioni, una disponibilità ammirevole e non sempre garantita...
Ai ragazzi della brigata marina San Marco
“Fanti da Mar” vorrei potervi stringere la mano uno ad uno e farvi giungere tutta la stima per la preparazione operativa che con dignità, impegno e fatica mantenete dal 1919!
Gianluca Celentano
(foto: Tata Motors)