Progettata da Ernest Vervier nel 1977, la MINIMI della Fabrique Nationale de Herstal (FNH) rappresenta ancora oggi un punto di riferimento per la categoria delle light machine gun (LMG) in calibro 5,56x45. Quando gli eserciti della NATO hanno cominciato la transizione dal calibro 7,62x51 a quello 5,56x45, la Mini Mitrailleuse belga era l’unica pronta sul mercato.
La MINIMI oltre a poter utilizzare i nastri con maglie disintegrabili M-27, ha la possibilità di impiegare i caricatori ad astuccio STANAG, gli stessi delle serie M-16/M-4, inseribili nell’apposito bocchettone posto sotto la finestra del vassoio di alimentazione. Tuttavia, nei vari scenari operativi in cui è stata impiegata la MINIMI, i mitraglieri hanno preferito impiegare il caricatore tipo box da 200 colpi, in modo da garantire un sostenuto fuoco di saturazione.
La rigatura della canna, inizialmente, era di 305 mm, ottimizzata per l’impiego del colpo M-193 da 55 grani; successivamente si è passati ad una rigatura di 178 mm per il nuovo proiettile SS-109/M-855 da 62 grani, diventato poi il colpo standard della NATO.
Nel 1984 l’Esercito americano adotta ufficialmente la MINIMI, con la denominazione M-249, a cui fecero seguito alcune modifiche dell’arma: utilizzo di una calciatura polimerica; nuovo buffer idraulico; unica posizione di regolazione dei gas; spegnifiamma simile a quello degli M-16/M-4. Modifiche poi estese a tutta la produzione della FN Herstal.
Ovviamente non potevano mancare le versioni per le Special Forces: prima la SPW (Special Purpose Weapon), più compatta del modello originale e senza l’alternativa del caricatore a scatola (soft pack da 50/100 colpi) e una canna corta tipo para. Con tale assetto il peso scende a circa 5,7 kg.
La versione Mk-46 venne richiesta dal NAVSPECWAR (Naval Special Warfare Command), con una nuova astina con rail a quadrante e bipiede in titanio.
Tuttavia, le esperienze afghane avevano evidenziato le scarse prestazioni balistiche del calibro 5,56x45. A causa di ciò, lo USSOCOM (Special Operations Command) emise nel 2002 un requisito per una LWMG (Light Weight Machine Gun) in calibro 7,62x51.
La FN rispose a tale requisito realizzando una modello in 7,62 della Mk-46, la Mk-48. Nel 2003, con l’adozione da parte dello USSOCOM della versione Mk-48 Mod. 0, l’interesse per una mitragliatrice leggera in calibro 7,62x51 cominciò a diffondersi anche in altri ambienti militari.
Ma è nel 2010, con il Soldier Enhancement Program and Rapid Fielding Initiative, che le modifiche dettate dalle esperienze nei teatri afghani e irakeni - dove tra l’altro il calibro 5,56x45 ha mostrato scarse qualità balistiche - spingono la FN a produrre la versione Mk-3.
Le modifiche imposte dagli americani riguardano l’introduzione di una nuova calciatura telescopica, simile a quella delle carabine M-4, l’installazione di una slitta Picatinny, per consentire il montaggio delle ottiche, la possibilità di montare una impugnatura sotto il copricanna; un nuovo bipiede e spegnifiamma, un porta nastro in tessuto sintetico (denominato soft pack).
Nel 2013 la FN ha presentato ufficialmente la nuova serie MINIMI Mk-3, nei calibri 5,56x45 e 7,62x51(foto).
La MINIMI Mk-3 può essere ottenuta anche per conversione di versioni precedenti, per mezzo di appositi kit realizzati dalla FN. Ne esiste anche uno che permette la conversione in 5,56 per le MINIMI in calibro 7,62 che comprende canna, gruppo porta otturatore, scatola di alimentazione e coperto di culatta nuovi.
Le versioni della MINIMI 7,62x51 sono tre: Tactical, Para e Standard. La lunghezza della canna è unica per tutti i modelli, pari a 422 mm. Invece la lunghezza totale dell’arma varia in base alla tipologia di calcio utilizzato. La versione Standard, che impiega calciatura polimerica fissa, è lunga 1.015 mm e pesa 8,5 kg. La celerità di tiro è di circa 800 colpi/minuto mentre la gittata massima è di 1.000 metri.
La Mk-3 in calibro 7,62x51 potrebbe equipaggiare le squadre di fanteria dell’Esercito italiano, in luogo della versione in 5,56x45. La MINIMI in calibro superiore consentirebbe un sostanziale incremento della potenza di fuoco delle squadre fucilieri, indispensabile negli attuali scenari operativi.
Foto: U.S. Air Force / U.S. DoD / FN Herstal