Militari agli esami di guida civili? La proposta c’è. Intanto la formazione nel 2° rgt. alpini è esemplare

(di Gianluca Celentano)
04/02/20

Abbiamo trattato ottenendo un interessante riscontro il tema della riserva e del suo grande potenziale e, circa un anno fa, si è sottolineata l’eccellente formazione di guida militare e la successiva tecnica operativa off-road offerta dalle Forze Armate, in particolare nell’Esercito, un’attività come vedremo, che prosegue con step sempre più specialistici dove nessun particolare tecnico è lasciato al caso.

Contrariamente a quello che si può pensare, solo alcuni dei veicoli militari deputati per il conseguimento delle abilitazioni base modello 2, 3, 4 e 5C possiedono la doppia pedaliera, mentre ne sono sprovvisti i mezzi impiegati per le abilitazioni specialistiche in terreni ostili come il fuoristrada. Qui oltre che un abile conduttore, devi essere anche un lungimirante logista navigatore per intuire, ad esempio, dove appoggiare le ruote prima del carico di un’attività diurna o notturna, confidando sempre in una strategia di riserva qualora la prima fallisca. Un aspetto che evidenzia l’attenta selezione che l’Esercito riserva ai suoi aspiranti conduttori, per molti versi completamente differente dai ricordi della leva.

Proprio per l’apprezzamento verso la scuola guida militare, accenderemo di volta in volta i riflettori, grazie al Centro Promozionale dell’Esercito, sui reparti impegnati nella formazione e mantenimento delle qualità di guida operativa in contesti off-road, ma in questo articolo ci occuperemo di un tema abbastanza caldo e rimbalzato alla cronaca dei quotidiani, tra cui il Mattino di Padova, la Repubblica, il Corriere e la Nazione.

Qui l’imputato non è il mondo militare ma la pubblica amministrazione. A finire ancora una volta sotto la lente delle critiche sarebbe la disattenzione nel fare passi senza prevedere gli eventi: i dipendenti del MIT (Ministero Infrastrutture e Trasporti) hanno un’età media non trascurabile e anno dopo anno verranno posti in quiescenza senza turnover.

Sicuramente ricorderete quando si volevano utilizzare i militari per riasfaltare le strade della capitale, piuttosto che impiegarli per spalare fango e neve. Tutte scelte legittime per un ente al servizio della sicurezza del paese, ma converrete anche voi che il ruolo più prossimo nelle operazioni in ambito nazionale di una forza armata riguarderebbe semmai il soccorso diretto in sinergia con la Protezione Civile. D'altronde i generali devono eseguire - come è giusto che sia - ma non sono certo mancate le giuste critiche dai vertici in ausiliaria, vedi il generale Bertolini, Camporini e dall’ex comandante della “Sassari” generale Manca. Una bizzarra idea che ha riportato alla cronaca la crisi nella gestione dell’emergenza dei rifiuti del 2008, rientrata grazie ancora una volta ai nostri militari.

Militari come esaminatori agli esami di patenti civili?

Passare il cerino accesso alle Forze armate come ultima risorsa per scaricarsi dalle incapacità amministrative sta diventando una consuetudine e, a tal proposito, mi vengono in mente i medici militari nelle corsie ospedaliere del Molise. Un modus operandi forse opinabile, ma ci sarebbe anche chi ha prospettato l’impiego dei militari per sopperire alla carenza di esaminatori di guida civili in ambito nazionale. Si tratta di un rimedio estremo per contenere una vera emergenza e non per smaltire l’arretrato.

A far chiarezza sulla questione, è il dottor Ulisse Cecchin, tenente del 24° rgt. logistico Dolomiti degli alpini, oggi inserito nella riserva selezionata; titolare di un’autoscuola, ma soprattutto segretario dell’ufficio di presidenza di ANTARES, l’Associazione Nazionale Titolari Autoscuole Riunite e Studi.

Il clima attuale è allarmante, sottolinea Cecchin, mancano gli esaminatori e quelli che ci sono, vengono rimbalzati tra i doveri amministrativi di sportello, le revisioni e i collaudi - con attese anche di un anno - e infine impiegati per gli esami di guida pratici. È bene ricordare che alcune revisioni dei mezzi pesanti, si possono effettuare solo sui piazzali degli Uffici della Motorizzazione Civile o UMC e non sono ancora delegati a privati, nonostante il legislatore si sia già espresso con la Legge di Stabilità, da oltre un anno.

Alla luce di questa realtà che sta mettendo in ginocchio il paese, con Padova, Bergamo e Torino in testa, ci sarebbe una remunerazione insufficiente che manderebbe deserti i concorsi per ingegnere soprattutto nelle DGT del Nord-Est e del Nord-Ovest. Il tenente riservista Ulisse Cecchin dell’UNUCI, lancia quindi dalla sua Associazione che conta quasi mille autoscuole aderenti, la proposta al legislatore di modificare l’articolo n. 332 del Regolamento di attuazione del Codice della Strada, che permetterebbe quindi di occuparsi degli esami patenti, non solo i dipendenti del MIT (Ministero Infrastrutture e Trasporti), ma anche i funzionari di altri ministeri su base volontaria.

Una reale opportunità

Antares mi pone degli esempi che non si possono non condividere, almeno quando il tema principale dovrebbe essere il contenimento della spesa pubblica. Infatti potrebbe essere presa in considerazione la proposta di impiegare durante le emergenze per smaltire gli atti pubblici dell’esaminatore, figure come un professore, un carabiniere, un poliziotto, un finanziere, un tenente di vascello, una guardia penitenziaria, un ufficiale o un sottufficiale dell'esercito in servizio permanente oppure della riserva selezionata, quando non sono di servizio, ma anche un formatore di un Corpo ausiliario delle FFAA dopo aver seguito un corso online. Un iter che contempla un esame finale presso la DGT (Direzione Generale Territoriale) e un affiancamento con i colleghi della motorizzazione più vicina.

Il tutto, sottolinea Cecchin, su base volontaria segnalando la propria disponibilità al direttore dell’UMC in cui intende prestare servizio impiegando il noto portale dell’automobilista che andrebbe valorizzato e potenziato. Gli esaminatori verrebbero remunerati dalle autoscuole ai sensi della legge n. 870/1986, modificata dal Decreto Interministeriale del 05/10/2015 che prevede l’indennità di missione in base al grado, all’anzianità, alla distanza dell’autoscuola dalla motorizzazione, come già avviene per le sedute d’esame di guida in conto privato.

Da notare, che il tutto si realizzerebbe senza costi aggiuntivi per lo Stato, ma forse molti di voi si staranno domandando perché le soluzioni ai problemi dell’Amministrazione Pubblica debbano arrivare ancora una volta dai cittadini piuttosto che da una politica pagata per farlo. Un’idea, che a mio avviso, si potrebbe estendere a sorteggio, anche agli istruttori di guida, non nella provincia in cui esercitano.

A frenare la proposta, ci sarebbe ancora una volta la miopia di un’assurda burocrazia e i timori nell’esporsi? O forse un legislatore che non ha saputo imporsi nei confronti della Direzione Generale?

Non mancheremo in questo contesto di aggiornarvi sulla propensione dei nostri militari a questa proposta.

L’accuratezza militare nell’insegnamento di guida

L’Esercito Italiano nei mesi scorsi, ha evidenziato sui social una campagna di formazione per la guida dei veicoli tattici in aree ostili, gli attori principali, oltre ai conduttori e istruttori della forza armata, sono stati fondamentalmente i conosciuti VTLM Lince e VM90T.

Saranno rimasti delusi coloro che si aspettavano per l’occasione un primo debutto in un test di reparto del Military Utility Vehicle 70.20, il MUV, del quale però, non c’è stata traccia, semmai molte critiche.

Su un percorso fuoristrada, per niente scontato, il 2° rgt alpini della Taurinense, ha potuto svolgere diverse prove e test di crescente difficoltà programmati dagli istruttori, utilizzando l’area prove dalla società Merlo di Cervasca (CN). Un’opportunità offerta dall’imprenditore Amilcare Merlo, titolare dell’omonima società, nata in provincia di Cuneo nel 1966 e oggi diventata una solida multinazionale specializzata nella costruzione di sollevatori telescopici rotativi dotati di trazione integrale, nonché di macchine da cantiere. Il colore distintivo delle macchine prodotte dalla Merlo SpA è il verde, ma non nella sfumatura Nato, bensì un inconfondibile verde fluo che mette in risalto l’affidabilità e la versatilità di questa storica azienda italiana.

Sotto la guida del comandante del 2° reggimento, il colonnello Marcello Orsi, i nostri militari hanno spinto al limite i multiruolo VTLM Lince e VM90 T, superando in sicurezza pendenze trasversali, longitudinali, twist, guadi sperimentando diverse condizioni di aderenza, impiegando la trazione integrale, il riduttore e i blocchi dei differenziali, fino all’impiego dell’inerzia per superare l’ostacolo, facendo tesoro di quelle nozioni riportate sui manuali militari che fanno la differenza quando devi oltrepassare un terreno ostile con la tua squadra.

La parola d’ordine sembra essere stata “l’interoperabilità”, cioè una sorta di simbiosi, dual use, di sinergia tra mezzi e materiali militari con i macchinari civili multiruolo di Merlo, fornitore delle FFAA.

Non è difficile pensare che l’attività abbia voluto essere, oltre a un’utile formazione, una propaganda mediatica di dialogo oggi sempre più reale tra il mondo militare e le professioni civili per gli scopi anche e soprattutto di protezione civile. Infatti, ricorderete ai tempi della leva, almeno sino alla metà degli anni ‘90, che le attività di formazione militari erano svolte in bacini separati dal mondo civile, ma oggi quell’impenetrabile linea di demarcazione tra i due mondi che impediva tra l’altro uno scambio reciproco, sta sfumando - anche se non sono pochi gli scettici tra gli stessi militari - quasi certamente per una scelta di contenimento economico.

La scuola civile dovrebbe poter prender spunto dai militari

Non c’è dubbio, la scuola militare è molto più avanti non solo per le ore complessive necessarie al conseguimento di un’abilitazione di guida, ma anche per le tematiche che vengono affrontate dal programma.

Il programma militare è più capillare e tra gli altri aspetti prevede, come era consuetudine anche per i titoli civili, la conoscenza di elementi di meccanica ed elettronica applicata del veicolo, oltre a impartire le giuste manovre nelle varie condizioni di carico, viabilità e aderenza. Come pubblici ufficiali, in stato di necessità, è importante conoscere anche le basi della regolazione del traffico, qualora si debba muovere un mezzo ingombrante o ci si trovi di passaggio sul luogo di un incidente. Responsabilizzazione, sicurezza e interazione sono quindi i capisaldi per qualsiasi modello di abilitazione militare.

Oggi le autoscuole, sono lasciate sole nel loro delicatissimo compito di formare e responsabilizzare i futuri automobilisti, sempre più avversi verso tutto ciò non avvenga automaticamente e con poco studio e sacrificio.

Potrei stilare un lungo elenco sulle perplessità dei diciottenni alle prese con le prime guide; sembrerebbe che solo una minima parte conosca il modo corretto di usare il pedale della frizione e una percentuale un po' più alta comprende a fatica che il motore non si avvia da solo dopo essersi spento. È sorprendente ma è la verità.

Un compromesso nella qualità finale dei candidati non farebbe certo male e forse eviterebbe anche seri problemi; fosse solo se osservassimo gli oggetti persi in autostrada – personalmente con il bus è capitata una lavatrice volata da un cassone o portapacchi perché non correttamente fissata con le cinghie a cricchetto – ma anche le biciclette o individui a piedi in corsia.

Quanti automobilisti poi, dopo un leggero tamponamento senza feriti, sostano in corsia di marcia anche in autostrada, senza occupare le piazzole di sosta o le banchine, in barba all’articolo 189 comma 3 del CdS?

Foto: Esercito Italiano / web / autore