Il 15 di gennaio 2023 l'agenzia di stampa iraniana Tasnim news ha pubblicato una notizia, apparentemente importante e potenzialmente foriera di infinite discussioni, secondo la quale a partire dal 21 di marzo di quest'anno l'Iran riceverà un lotto di 24 caccia pesanti Sukhoi Su-35S dalla Russia. Non solo; sempre secondo Tasnim news, gli aerei in questione apparterrebbero ad un lotto precedentemente destinato all'Egitto e, una volta trasferiti in Iran, saranno basati alla “Tactical Fighter Base 8 (TFB8) Baba'i” situata presso la città di Isfahan, la stessa base nella quale sono acquartierati i tre squadroni equipaggiati con gli F-14 Tomcat, che costituiscono l'élite delle Forze Aeree Iraniane.
L'annuncio in questione deve essere preso con le pinze perché la storia del “procurement” militare iraniano degli ultimi quarant'anni è letteralmente costellata di notizie di questo tipo che, alla prova dei fatti, si sono rivelate dei falsi clamorosi. È vero che in passato la Repubblica Islamica dell'Iran ha acquistato velivoli ed altro materiale militare dalla Russia e dagli altri paesi post-sovietici, tuttavia se andiamo ad analizzare attentamente gli organigrammi, ci rendiamo conto che, nonostante l'acquisizione nel corso del tempo di velivoli di origine sovietico/russa, cinese e francese, a tutt'oggi il nerbo delle Forze Aeree Iraniane è ancora costituito da velivoli di origine americana o da loro sviluppi locali.
Le notizie secondo le quali Russia ed Iran siano sul punto di raggiungere un accordo su una fornitura più o meno consistente di Su-35S si rincorrono dalla primavera del 2022, ma ad oggi non vi è traccia che quanto detto sino ad ora corrisponda a verità.
Vero è però che lo scoppio della Guerra Russo-Ucraina ha costituito per Mosca e Teheran l'inizio di una nuova era di “collaborazione di fatto” su una base di interessi strategici assai più ampia di quanto visto, per esempio, in occasione dell'intervento russo in Siria (iniziato nel settembre 2016 e tutt'ora in corso). A quell'epoca furono gli iraniani a contattare i russi trascinandoli nelle sabbie mobili del Medio Oriente con la finalità di trovare una sponda strategica nel grande stato eurasiatico il quale, nonostante la grottesca ed approssimativa propaganda nostrana, non è mai stato un amico dello stato persiano.
A titolo esemplificativo: le Russia ha invaso l'Iran non meno di 11 volte nel corso della sua Storia mentre l'Iran ha contribuito non poco a sostenere i mujaheddin afghani nel corso della Guerra Sovietica in Afghanistan.
Sebbene l'azione militare congiunta russo-iraniana sia riuscita nell'obiettivo di puntellare il regime di Assad e stabilizzare parzialmente la Siria, Mosca aveva sino ad oggi nicchiato sulla possibilità di inaugurare una vera intesa a 360 gradi con i Pasdaran (gli unici veri decisori della politica estera del paese).
Gli eventi della corrente Guerra Russo-Ucraina hanno cambiato tutte le carte in tavola. Innanzi tutto l'Iran ha costituito una comoda sponda per la Russia nelle strategie messe in campo dal Cremlino per rispondere alla “guerra delle sanzioni” mossa dall'Occidente contro Mosca. Secondariamente, e incredibilmente, per rimpinguare i suoi arsenali Mosca ha messo da parte l'orgoglio e non si è fatta scrupoli a rifornirsi di armi da Teheran nell'ambito della corrente Guerra Russo-Ucraina. In particolare si sono rivelate importantissime, soprattutto nel corso dell'offensiva aero-missilistica lanciata dai russi a partire dall'ottobre 2022 e tutt'ora in corso contro le infrastrutture energetiche ucraine, le munizioni circuitanti (“loitering munitions” in lingua inglese) HESA Shaheed 131 e HESA Shaheed 136 le quali sono ora anche prodotte su licenza dagli stessi russi con il nome di Geran-1 e Geran-2.
Ma le forniture di armi iraniane a Mosca non si sono limitate alle munizioni circuitanti, dato che gli iraniani hanno rapidamente aperto alla possibilità di fornire al loro affamato cliente moscovita anche gli UCAV Mohajer-6 (foto) abilitati al lancio delle munizioni di precisione Ghaem-5, armi di piccolo calibro per la fanteria, mortai leggeri da 82 mm e mortai pesanti da 120 mm, munizionamento da 122 mm e 152 mm rispettivamente per gli obici D-30 e D-20 e persino equipaggiamento individuale per i soldati come gli elmetti NIJ II e i giubbotti antiproiettile/antischeggia Rouin-3.
Si vocifera che Mosca abbia fatto richiesta a Teheran di ottenere anche missili balistici e da crociera “made in Iran” ma fino ad oggi sono mancate le conferme definitive.
Ecco dunque che, nell'ambito di questa nuova realtà di fatto venutasi a creare con il conflitto russo-ucraino, la possibilità che la Russia abbia deciso di cedere come contropartita i suoi preziosi Su-35S ai persiani diventa a questo punto assai più probabile di quanto poteva apparire anche solo un anno fa.
Foto: U.S. Navy / Cremlino / Fars Media Corporation