Oggi avrà inizio la tanto anelata (forse troppo) Conferenza di Berlino sulla questione libica, che ha il preciso scopo di instaurare una tregua duratura, il disarmo delle milizie, il rispetto dell’embargo delle armi e indire libere elezioni al fine di dare al Paese un governo stabile.
Inizialmente sembrava che i due leader delle fazioni contrapposte, il premier riconosciuto al-Sarraj e l’uomo forte della cirenaica Haftar, partecipassero alla Conferenza (anche se a tavoli differenti); mentre le ultime voci che circolano parlano di un ripensamento di al-Sarraj e che invierà solo una delegazione.
L’ipotesi più plausibile, per giustificare la defezione, potrebbe essere adotta al passaggio della bozza del documento ufficiale della Conferenza in cui si chiede un nuovo governo di accordo nazionale. Ovvero una richiesta implicita ad al-Sarraj di farsi da parte.
Continua a rimanere fuori dal documento una possibile missione internazionale, appoggiata anche dall’Alto rappresentante Borrell secondo cui, se c’è una tregua, l’UE deve essere pronta ad aiutare, eventualmente con soldati, anche per controllare l’embargo delle armi.
Tuttavia, la maggior parte delle nazioni che dovrebbero fornire i soldati restano assai tiepide in merito alla missione. La Germania si sarebbe già tirata fuori, mentre i francesi (chiunque alla fine prevarrà in Libia avranno comunque il loro tornaconto) sottolineano il rifiuto della popolazione ad accettare una forza militare straniera sul loro territorio.
La Turchia, nel frattempo, continua ad inviare milizie e armamenti (in questi giorni sono arrivati i semoventi antiaerei da 35 mm KORKUT - foto apertura), nell’ipotesi assai probabile che Haftar persista nel rifiuto di una tregua e continui, quindi, nei suoi tentativi di conquistare Tripoli (in queste ore ha ordinato di bloccare la produzione di greggio in Cirenaica).
Sullo sfondo si staglia il Governo italiano, messo da parte dalle iniziative militari di Ankara e da quelle diplomatiche di Mosca.
A questo punto, la missione militare potrebbe essere l’unico modo (forse) per riacquistare credibilità nella questione libica.
Infatti, se si riuscisse a stabilire una tregua, potremmo ampliare l’organico del nostro contingente già presente a Misurata, magari inviando una brigata media, supportata da elicotteri d’attacco e blindo pesanti, onde scoraggiare possibili attacchi da parte delle milizie fuori controllo.
Inoltre manderemmo un segnale chiaro ad Ankara circa le nostre intenzioni di tutelare un’area strategica per il nostro Paese.
Foto: FNSS Savunma Sistemleri A.Ş.