Betasom è il nome in codice della base atlantica dei sommergibili italiani a Bordeaux, nella seconda guerra mondiale, che dall’autunno 1940 all’8 settembre 1943, quando fu firmato l’armistizio, ospitò 32 battelli della Regia Marina. L’idea di un impiego dei sommergibili italiani nell’Oceano Atlantico iniziò a farsi strada durante la campagna d’Etiopia, tra il 1935 e il 1936, grazie alla prospettiva d’utilizzare alcune basi navali sul territorio spagnolo, basi che non furono mai messe a disposizioni dal regime franchista.
Nel corso della conferenza militare del 20 giugno 1939 a Friedrichshafen, tra il comandante della Kriegsmarine, ammiraglio Erich Raeder (1876-1960), ed il capo di stato maggiore della Regia Marina, ammiraglio Domenico Cavagnari (1876-1966), fu approvata la partecipazione italiana alla guerra sottomarina in Atlantico e la creazione di una base italiana. Questo accordo fu nuovamente oggetto di discussione in occasione della visita a Berlino dell’addetto navale italiano, ammiraglio Giotto Maraghini (1882-1946), e l’autorizzazione per lo schieramento di un certo numero di sommergibili italiani, in appoggio all’alleato tedesco per la guerra in Atlantico, giunse al ministero della Marina il 25 luglio 1940.
Fu inoltre deciso, per l’istituendo comando italiano in Atlantico, di destinare come comandante il contrammiraglio Angelo Parona (1889-1977), fino allora comandante in seconda della squadra sommergibili. Una commissione italo-germanica, della quale fecero parte gli ammiragli Parona e Weichold, visitarono nella prima metà del mese d’agosto alcuni porti francesi della costa atlantica e prescelsero Bordeaux quale base per i sommergibili italiani. Supermarina approvò tale scelta e stabilì, con il comando in capo della squadra sommergibili, che a partire dal 1° settembre 1940 si costituisse a Bordeaux il comando del gruppo sommergibili atlantici, denominazione sostituita poi con: “Comando Superiore delle Forze Subacquee Italiane in Atlantico”. Per quanto riguardava la strategia, questa sarebbe stata decisa in comune con la Marina tedesca, ma dal punto di vista tattico i sommergibili dei due paesi avrebbero operato sotto la responsabilità dei rispettivi comandi. La nuova base ricevette il nome in codice di “Betasom”, risultato dell’unione tra la lettera iniziale del nome della città di Bordeaux, tradotta in greco (beta), e la prima parte della parola sommergibile.
La base fu ufficialmente inaugurata il 30 agosto del 1940 con l’arrivo dell’ammiraglio Parona. I tedeschi assegnarono agli italiani due navi passeggeri, il transatlantico francese De Grasse di 18.435 tonnellate ed, in ottobre, il piroscafo tedesco Usaramo di 7.775 tonnellate. Il De Grasse, oltre alla stazione radio, ospitava l’infermeria. L’edificio in cemento armato della stazione marittima, fu trasformato in alloggi, mentre altri edifici furono utilizzati per uffici, magazzini ed altro. Furono assegnati a Betasom 35 ufficiali, compresi 3 ufficiali dell’esercito per i reparti del battaglione San Marco e 426 militari del corpo degli equipaggi della Regia Marina. In totale, la forza del personale militare e civile assegnato ai servizi della base, assommavano a circa 800 uomini, compresa la compagnia mitraglieri del battaglione San Marco di 225 uomini addetta alla vigilanza interna della base, mentre esternamente la vigilanza era di pertinenza tedesca. In aggiunta, i tedeschi avevano installato sei batterie antiaeree da 88 mm e 45 mitragliere da 20 mm, ed offrivano il servizio antiaereo e la scorta navale lungo la Gironde e nel golfo di Biscaglia.
La base della Regia Marina in Atlantico, non aveva ancora quattro giorni di vita, quando il 4 settembre giunse il Malaspina, passato senza problemi attraverso le difese inglesi dello stretto di Gibilterra. Qualche giorno dopo giunse il Barbarigo, seguito da altre quattro unità: Dandolo, Marconi, Finzi e Bagnolini. Nel successivo mese d’ottobre ne arrivarono altri dodici: Emo, Tarantini, Torelli, Faà di Bruno, Otaria, Baracca, Giuliani, Glauco, Calvi, Tazzoli, Argo e Da Vinci. Nei mesi di novembre e di dicembre raggiunsero Bordeaux: Veniero, Nani, Cappellini, Morosini, Marcello, Bianchi, Brin, Velella e Mocenigo. L’attraversamento in immersione dello stretto di Gibilterra, nella direzione da levante a ponente, era da considerarsi molto rischioso per la persistenza di una corrente entrante di velocità piuttosto alta, poco inferiore a quella raggiungibile dai sommergibili immersi. Gli studi d’oceanografia applicati al regime delle correnti nello stretto, conosciuti e perfezionati nel periodo tra le due guerre, avevano migliorato ed approfondito sensibilmente la conoscenza di questo fenomeno. Sommergibili che, passando sotto i cannoni inglesi di Gibilterra, si trasferirono dal Mediterraneo all'Atlantico e per tre anni attaccarono il naviglio alleato, spingendosi fin sotto le coste dell'America. Da quel momento cominciava la grande avventura, che poteva concludersi con il rientro tra la gioia degli equipaggi schierati nell’attesa del battello vittorioso, come segnalavano le bandierine esposte ad indicare i bersagli colpiti ed affondati. Oppure con la rabbia di una lunga ed inutile navigazione priva di prede. Ma poteva restare sui registri navali solo con la fredda annotazione di un sottomarino salpato il giorno “X” e di cui non sarebbe mai stata segnata la data del ritorno. Ogni tanto i giornali citavano quella sigla e il bollettino di guerra informava che un sommergibile non era rientrato a “Betasom”, e - la rassegnazione disumana d’allora - rendeva apatici gli animi, perfino davanti ad uno dei drammi più strazianti della lotta sui mari, la morte lenta e disperata nel profondo degli abissi.
In seguito allo sgombero della base di Massaua, altri quattro battelli raggiunsero “Betasom”, portando il numero dei sommergibili a 31. Questi furono: Guglielmotti, Archimede, Ferraris, e Perla. L’ordine di partire verso la Francia, fu impartito dal comando sommergibili “Maricosom”, quando ormai la situazione della colonia italiana era definita. Si decise d’evacuare quello che rimaneva della componente subacquea coloniale, in modo da non farla cadere in mani inglesi. I sommergibili partirono da Massaua fra il primo e il quarto marzo 1941, usciti dal mar Rosso raggiunsero l’Oceano Indiano, proseguirono passando per il canale di Mozambico e dopo aver effettuato il previsto rifornimento nell’Atlantico meridionale, passarono a ponente delle isole di Capo Verde e delle Azzorre, arrivando a Bordeaux dopo aver percorso 12.700 miglia. Molto importante fu il ruolo svolto dalla nave corsara Atlantis, e della petroliera tedesca Nordmark, che si occupò del rifornimento in alto mare delle quattro unità. Infine il 20 febbraio 1943 arrivò a Bordeaux il Cagni, che partito il 6 ottobre 1942 dalla Maddalena, attraversato lo stretto di Gibilterra, aveva effettuato una missione di 136 giorni lungo le coste dell’Africa sud orientale.
Nel luglio-agosto 1941, a causa dell’andamento negativo della guerra in Mediterraneo, spinse “Maricosom” a richiamare nel Mediterraneo dieci dei sommergibili operanti nell'Atlantico, rientrarono: Perla, Guglielmotti, Brin, Argo, Velella, Dandolo, Emo, Otaria, Mocenigo, Veniero. Rimasero 11 sottomarini ad operare sul fronte Atlantico: Calvi, Barbarigo, Morosini, Da Vinci, Cappellini, Finzi, Archimede, Bagnolini, Torelli, Tazzoli, mentre il Giuliani era utilizzato alla scuola per sommergibilisti di Goetenhafen sul Mar Baltico; rientrò il 23 maggio 1942 a Bordeaux. La base sarà utilizzata fino all’8 settembre 1943, quando i tedeschi requisiranno gli unici due sommergibili presenti in rada in quel momento: Bagnolini e Finzi.
Una storia particolare ebbero 5 sommergibili: Barbarigo, Cappellini, Giuliani, Torelli, Tazzoli, che partirono per delle missioni verso l'estremo oriente. Il Tazzoli scomparve in Atlantico, attorno al 20-5-1943, durante il viaggio verso Singapore, così come il Barbarigo, che cessò di dare sue notizie il 15-6-1943, mentre navigava verso l'Indonesia. Il Giuliani giunse a Singapore il 26-7-1943 e dopo l'armistizio fu consegnato dai giapponesi ai tedeschi, che lo ribattezzarono UIT-23, fu affondato nel canale di Malacca il 14-2-1944 dal sommergibile inglese Tallyho. Il Torelli, giunto a Singapore il 25-8-1943, anch’esso consegnato ai tedeschi, che lo rinominarono UIT-25. Non diversa fu la sorte toccata al Cappellini, approdato a Singapore il 23 luglio 1943. Dopo l'armistizio fu riutilizzato dai tedeschi con il nome d’UIT-24; fu demolito dagli americani alla fine della guerra.
Finiva così l'avventura dei sommergibili italiani impiegati nella battaglia dell'Atlantico, con un bilancio tutto sommato positivo, riuscendo nel complesso a distruggere 109 navi mercantili, per un totale di 593.864 tonnellate di naviglio affondato, danneggiando altre 4 imbarcazioni ed un cacciatorpediniere inglese. Il Da Vinci, comandato dal C.C. Gianfranco Gazzana Priaroggia (1912-1943), fu il miglior sommergibile non tedesco della seconda guerra mondiale, riuscendo a distruggere 17 scafi nemici, per un totale di 120.243 tonnellate di naviglio affondato. I 32 sommergibili alle dipendenze di “Betasom” effettuarono 197 missioni di guerra. La totale permanenza in mare dei sommergibili superò i 6.000 giorni, durante i quali furono percorse oltre 990.000 miglia
A oltre 70 anni da quegli avvenimenti, la battaglia combattuta dai sommergibili italiani in Oceano Atlantico, contro le più forti marine del mondo, sprigiona ancora una suggestione di rispetto che trova la sua motivazione nel lontano teatro d'azione e nell'alone leggendario del sacrificio di ufficiali e marinai che adempirono eroicamente al loro dovere.
Dei 32 sommergibili operanti in Atlantico, 16 andarono perduti:
1) Tarantini, affondato vicino a Bordeaux per siluramento il 15-12-1940.
2) Faà Di Bruno, affondato al largo dell’Irlanda, tra 31-10-1940, ed il 5-1-1941.
3) Nani, affondato nell’Atlantico settentrionale, tra il 3-1 e il 20-2-1940.
4) Marcello, affondato nell’Atlantico settentrionale fra il 7-2 e il 6-4-1941.
5) Glauco, autoaffondato nell’Atlantico centrale, il 27-6-1941.
6) Bianchi, affondato per siluramento nel golfo di Biscaglia il 5-7-1941.
7) Baracca, affondato per speronamento nel golfo di Biscaglia, l’8-9-1941.
8) Malaspina, affondato per cause imprecisate, fra l’8-7 e il 18-11-1941.
9) Ferraris, autoaffondato nell’Atlantico centrale, il 25-10-1941.
10) Marconi, affondato nell’Atlantico centro-orientale, fra il 28-10 e il 4-12-1941.
11) Calvi, autoaffondato nell’Atlantico centrale, il 15-7-1942.
12) Morosini, affondato per cause imprecise, fra l’8-8- e il 10-9-1942.
13) Archimede, colpito da bombe d’aerei nelle acque brasiliane il 15-4-1943.
14) Tazzoli, affondato per cause imprecisate, nel golfo di Biscaglia, fra il 17-5 e il 31-8-1943.
15) Da Vinci, affondato nella zona di Capo Finisterre il 23-5-1943.
16) Barbarigo, affondato nell’Atlantico centro-orientale fra il 16-6 e il 31-8-1943.
(foto: web)