Sono stati gli scenari che hanno visto negli ultimi decenni le nostre Forze Armate impegnate in missioni fuori area a imporre alla Difesa una metodologia di soccorso più moderna ed avanzata.
Anche in ambito civile le normative europee recepite sul pubblico soccorso sanitario, ad es. il DM 553/87 e successivamente il DM 487/97, hanno subito un'evoluzione sulla metodologia di intervento seguendo linee guida internazionali.
Se militarmente oltre ai già esistenti ufficiali medici e marescialli infermieri si associano gli assistenti di sanità, dal 2008 è stato introdotta anche la figura del soccorritore militare, cioè un militare che aggiunge alle sue specializzazioni anche le conoscenze operative per il recupero dei feriti, soprattutto in area critica, con conoscenze superiori ai canoni civili del BLS (Basic Life Support).
A ragion veduta, il lettighiere o l’ambulanziere degli anni '80 sono rimasti ricordi folcloristici del servizio di leva legato al ricordo dell’infermeria militare e delle ambulanze parcheggiate ordinatamente sotto l’attento presidio dell’ufficiale medico di reparto, spesso un sottotenente di leva, ma “dai poteri davvero speciali”, quando occorreva marcare visita per qualche giorno di riposo in branda...
Attualmente, sul campo di battaglia il delicato incarico del soccorso sanitario deve sottostare a severi e specifici protocolli NATO e a cambiare, rispetto al passato, sono non solo la preparazione, ma anche i mezzi molto più completi di presidi sanitari.
La Scuola militare di Sanità e Veterinaria presso la Cecchignola è la struttura deputata alla formazione e aggiornamento del personale sanitario ma si occupa anche della preparazione dei soldati di altre Armi chiamati in missione.
I cicli formativi posso comprendere anche le conoscenze del Combat Life Support piuttosto che dei Special Operations Combat Medics.
Ecco quindi l'importanza di fornire al personale veicoli tattici ruotati o cingolati con allestimento ambulanza, come ad esempio LMV Lince, VTMM Orso o VCC80 Dardo privato della torretta armata, e di precise istruzioni sul comportamento prima, durante e dopo un attacco.
Se per le missioni fuori area la prerogativa è l’utilizzo di veicoli tattici spesso corazzati, sulle strade italiane magari in occasione di manifestazioni, può capitare di incontrare il Fiat Ducato, l'Iveco Daily ma anche il VM90, declassato dalle missioni all’estero, in versione ambulanza; veicoli utilizzati in Italia sia per il soccorso ai militari sia per compiti di protezione civile.
Alfa Romeo F12 e A12
Un’icona questo mezzo, che viene subito in mente quando ricordiamo la Sanità militare, nel suo caratteristico colore verdone scuro interrotto dal logo della croce rossa posto ai lati.
Fu in servizio dal '67 anno della sua produzione sino agli anni '80 e alienato nelle caserme sino ai primi anni '90, ed è curioso rammentare che F significava furgone mentre A autocarro, infatti il nostro Alfa Romeo fu prodotto anche in versione con cassone, mentre la versione furgonata e vetrata, era allestita come un piccolo minibus, anche se era l’F900 il deputato principalmente utilizzato a questo scopo.
Una piacevole linea tonda con cerchioni di chiaro stile Alfista e una personalità che lo distingueva dalla concorrenza. Un po' muscoloso e più basso sull’anteriore dove era alloggiato il suo bialbero in alluminio Alfa, lo stesso della Giulia super 1.3.
La sua struttura in lamiera, abbastanza soggetta alla ruggine, era assemblata al telaio mantenendo longitudinale il motore e anteriore la trazione, una novità questa per un furgone.
Infatti l’interessante sistema di rinvii all’interno del cambio e l’adozione della trazione anteriore hanno fatto scuola con l’evoluzione dei veicoli furgonati italiani, basta ricordare il successivo Alfa Romeo AR 6, il Fiat Ducato marchiato Alfa Romeo, con motore trasversale per ottimizzare gli spazi ma sempre con trazione sull’avantreno.
Il legame tra L’Alfa, l’Anonima Lombarda Fabbrica Auto e le Forze Armate ha radici antiche che magari affronteremo, ricordiamo, solo per fare qualche nome, l'Alfa Romeo "6C 2500 Coloniale" del 1939 piuttosto che l’autocarro 800 RE.
Due i motori
Saliti a bordo del F12 ci colpisce l’inclinazione automobilistica del volante a tre razze Alfa e la strumentazione con la caratteristica forma a binocolo oltre ai comandi di frecce e luci identici a quelli dell'Alfa Sud; anche il blocchetto d’avviamento è rigorosamente posto sulla sinistra dello sterzo.
Mettendolo in moto, però, non si avverte la caratteristica sensazione trasmessa dal suono del bialbero Alfa 4 cilindri, infatti oltre ad un tubo di scarico diverso, l’F12 non ha i 78 cavalli della Giulia 1.3 ma è depotenziato a soli 52 cavalli con l’adozione di un carburatore monocorpo che riduce la sua velocità di punta a soli 115 km/h.
Forse ricorderete che la Giulia 1,3 raggiungeva i 155 Km/h e la versione TI i 164 km/h, un traguardo non indifferente in quel periodo che si replicò successivamente con il motore 1.3 boxer dell’Alfa33, con i suoi 172Km/h; insomma erano le milletrecento più veloci al mondo.
I consumi del F12 non erano il suo forte anche se fu progettato per essere abbinato ad un propulsore a benzina. Solo in un secondo momento fu dotato di un motore diesel aspirato Perkins Engines - oggi gruppo Caterpillar, da 1760 cc sempre a quattro cilindri e che erogava 50 cavalli, ma se a scendere erano i consumi a salire erano le vibrazioni. Lo stesso motore diesel fu assemblato sulla Giulia, ma non ebbe successo.
Ebro F-100, la versione spagnola
La collaborazione tra Italia e Spagna in campo automobilistico è storica, se ricordiamo l’evoluzione di Seat e Fiat, tuttavia anche Alfa Romeo concesse la licenza alla spagnola FADISA - Fabricacion de Automoviles Diesel- per la produzione dell’F12, rinominato e marchiato Ebro F100. Oggi Motor Ibérica SA è di maggioranza azionaria Nissan, ma il nome Ebro per i modelli assemblati in Spagna è ancora in uso.
Come andava l'F12
Anteriormente, come per le Fiat 500, 600 e 126, possedeva una balestra di congiunzione tra le due ruote più due ammortizzatori telescopici, mentre posteriormente solo due ammortizzatori; l’impianto frenante come soluzione moderna era a disco sull’anteriore mentre a tamburo sul posteriore. Una soluzione quella delle sospensioni anteriori, che lo inchiodava a terra favorendo teoricamente più reattività allo sterzo, ma al tempo stesso rendeva troppo rigido l’assetto specialmente sullo sconnesso e dopo una giornata di lavoro. Diversi conduttori concordano che l’F12 ondeggiava un po' troppo ed era rumoroso.
Aveva una massa di circa millequattrocento kg e il baricentro spostato sull’anteriore creando quelle caratteristiche ideali per favorire i sovrasterzi in curva soprattutto sul bagnato o sopra al pavé, una condizione che poteva innescare pendolamenti con il posteriore che potevano obbligare il conduttore a rapide correzioni con sterzo e acceleratore per riallinearlo. Le sue misure di 4,5 metri contenevano però il fenomeno soprattutto se si viaggiava carichi e assettati.
Solo intorno ai 90 chilometri orari si avvertiva in qualche modo il suono Alfa e la marcia più indicata per incrociare prestazioni e coppia era sicuramente la terza, la meno legata. Ciò nonostante la sua progressione non era male nel ciclo urbano, anche se obbiettivamente molto limitata. La batteria era alloggiata sul lato posteriore sinistro e il suo vano ambulanza comunicante con la cabina, era rivestito in vinile lavabile e corredato da due lettighe sovrapposte di cui una a scomparsa. Minimi erano anche i presidi sanitari e, oltre alla tanica supplementare di carburante, c’erano due bombole d’ossigeno e due posti per gli operatori posteriormente più conduttore e capo macchina davanti.
L’Alfa Romeo F12 e F11 furono prodotti anche in versione carro attrezzi e diffusi anche in Germania, ma oltre a questa apprezzabile diffusione civile, fu il settore pubblico ad acquistarne parecchi lotti.
È da sottolineare che sul podio tra i concorrenti civili dell’AR F12, primeggiavano il Ford Transit, il Bedford Vauxhall - un vero mulo - e il Volkswagen T1 Transporter - il Maggiolino furgonato -, tutti veicoli però a trazione posteriore.
I suoi migliori tester sono stati comunque i lavoratori, cioè i conducenti di ambulanza sia militari che civili, che forse oggi con la troppa elettronica imperante osservano con una certa nostalgia i vantaggi di una semplicità nei componenti.
L’ambulanziere militare nei ricordi…
Era un incarico che sottraeva in parte dalla vita collettiva militare di compagnia, infatti qualcuno sosteneva che erano degli "imboscati" che passavano buona parte del loro tempo in attesa di muovere l’ambulanza o all’interno dell’infermeria.
In realtà i conduttori di ambulanza si facevano tutti i campi e le esercitazioni, dove ieri come oggi era indispensabile la presenza sanitaria.
“Visita o rapporto?”
Chissà quanti voi ricorderanno il caporale di giornata poco dopo la sveglia esclamare la classica frase di rito “giù dalle brande” seguita al suo secondo giro nelle camerate dalla richiesta di “visita o rapporto”.
Se la routine militare in tutte le sue fasi scandite dagli altoparlanti era più o meno assimilata di buon grado, la visita rappresentava in un certo senso un’incognita che magari suscitava qualche timore durante la leva. Infatti non appena si rispondeva “visita” il caporale annotava il nostro nome e da quel momento si passava dalla forza disponibile a quella solamente presente. Il più delle volte veniva assegnato qualche giorno di riposo branda presso la compagnia con l’ovvia privazione della libera uscita. Il rancio veniva portato con un vassoio in camerata dai piantoni, mentre i casi più “interessanti” potevano trascorrere in infermeria o in ospedale militare i giorni di degenza.
Se si rispondeva “rapporto” significava richiedere un colloquio con il comandante di compagnia il più delle volte per ottenere qualche giorno di licenza o domandare un incarico diverso. I comandanti di compagnia seppur giovani, dovevano possedere sensibilità e autorevolezza, insomma non era proprio semplice fare il tenente o il capitano comandante di compagnia.
Quali le differenze tra ambulanza militare e civile?
Una domanda molto ricorrente, ma per rispondere andiamo indietro di oltre due secoli...
Fu il medico francese Dominique Jean Larrey uno dei primi nel 1792 a rendersi conto della necessità di disporre di un veicolo specializzato per il soccorso durante le campagne di guerra napoleoniche, ma fu soprattutto l’infermiera inglese Florence Nightingale a far comprendere durante la guerra di Crimea del 1853 il concetto ancor oggi avvallato che: "un trasporto soddisfacente di ammalati e feriti è il primo requisito per salvare loro la vita". Anche lo U.S. Army in Vietnam e successivamente in Medio Oriente stilò dettagliati protocolli d’intervento in area critica.
Le ambulanze, militari o civili, in linea di massima sono tutte uguali ma a cambiare, oltre ai colori, sono i ruoli a cui sono adibite. Le ambulanze tattiche sono comprensibilmente le più dotate in assoluto di presidi sanitari come l’ECG o il DAE etc, apparecchiature comunque presenti anche su quelle civili del 118 per il soccorso avanzato. La diversificazione civile si suddivide in tre gruppi: A, B o C in base alla tipologia di allestimento/intervento.
Prima degli anni novanta il materiale a bordo era davvero minimo anche se non mancavano mai le bombole d’ossigeno, mentre oggi, tra gli equipaggiamenti in dotazione oltre a completi zaini medicali e di pronto soccorso, sono presenti torce, estintori, tavola spinale, aspiratori per le vie aeree e materiale per stabilizzare il paziente ma tanto altro ancora oltre a una maggiore competenza degli operatori.
Il soccorritore militare
La qualifica di “soccorritore militare” si introduce nelle Forze Armate con il D.L 209 /2008 offrendo una nuova e necessaria figura come risposta ad attentati e guerre non convenzionali che possono fare un notevole numero di vittime civili e militari. La nuova qualifica comporta uno studio superiore rispetto alle conoscenze basilari, risultando molto più particolareggiato e adattabile nei contesti tattici, un tirocinio che i militari chiamati alle missioni devono conoscere.
In particolar modo al personale sanitario specifico viene conferita un’autonomia sanitaria competente ed attrezzata anche nella medicina d’urgenza e pre-ospedaliera. Le necessarie prerogative di intervento per allinearsi agli altri eserciti seguono quindi diversi step e specifici training.
La competenza abbraccia anche tecniche e procedure di posizionamento e copertura durante il recupero e trasporto dei feriti in ambienti fortemente ostili, non solo geograficamente, e capacità di fronteggiare grandi emergenze e grandi numeri di vittime con specifici triage osservando le procedure MEDEVAC nonché la conoscenza sulle normative del diritto internazionale umanitario.
Per questo motivo la sicurezza offerta dei corazzati tattici uso ambulanza, come il VTMM e la variante antimina Advanced Combat Reconaissance Team (ACRT), hanno un ruolo fondamentale per il nostro esercito chiamato fuori area.
Ammirevole la Croce Bianca di Milano e il loro F12
Grazie alla grande cortesia e semplicità che contraddistinguono la professionalità dei volontari della Croce Bianca di Milano, ho avuto il piacere di conoscere Giuseppe Comandulli, vice presidente e responsabile dei mezzi dell’associazione di soccorso e protezione civile che da sempre ha scelto di mettere in primo piano le capacità meritocratiche ed umane per il servizio al prossimo. Un aspetto ammirevole e privo d’arrivismo che si comprende subito dalla disponibilità dei suoi 5000 volontari distribuiti tra Milano e i principali comuni limitrofi.
Uno storico esemplare di ambulanza Alfa Romeo F12 è custodito presso il parco mezzi storici di Croce Bianca a Paullo e diverse informazioni sul mezzo provengono dal Museo storico della motorizzazione militare.
Dedico l’articolo…
A tutti i volontari, ma anche alla memoria di mio nonno Celestino Mario Giannini (foto), ufficiale medico in servizio nell’artiglieria contraerea del Regio Esercito a Catania.
Una persona semplicissima, simpatica e disponibile, un toscano di Pietrasanta, bravo medico ed eccentrico inventore che mi ha, tra le altre cose, insegnato a guidare…
(foto: web / Esercito / Iveco Defence Vehicles / autore)