Frasi in pieno stile americano, assolutamente inconcepibili per altri paesi. In effetti il modo stesso di concepire le forze armate è diverso da stato a stato e lo diciamo a malincuore. Ma dell'argomento ne parleremo in futuro.
Oggi, invece, approfondiamo il GBAD o Ground-Based Air Defense Directed Energy, un'arma laser progettata per essere installata sugli Humvee dei marine e su tutti i veicoli tattici dell'esercito. Rappresenta una valida alternativa alla tradizionale potenza delle armi da fuoco.
Gli scenari tradizionali attuali, ormai, hanno una forte componente strategica. Per poche migliaia di euro, chiunque potrebbe attrezzarsi con un drone per uso commerciale (che non ha le stesse caratteristiche di quelle militari) ed installarci una telecamera per trasmettere le immagini all'operatore in remoto. Gli UAV a basso costo sono ormai alla mercè di tutti. La loro tecnologia è largamente diffusa e l'impiego dei droni viene considerato essenziale in ogni tipo di missione di avanscoperta e targeting.
Il Sistema ONR si sta sviluppando con il Naval Surface Warfare Center Dahlgren Division e sfrutta il know-how acquisito dalla US Army Space Missile Defense Command e dal Department of Defense High Energy Laser Joint Technology Office. Alcune componenti sono state sviluppate dal Penn State Electro-Optics Center e dal MIT del Lincoln Laboratory. Alcuni test sono già stati eseguiti.
Il sistema dovrebbe essere in grado di rilevare, tracciare e distruggere l'intera categoria dei velivoli senza pilota di piccole e medie dimensioni. La sfida fondamentale è quella di creare una potente ma leggera arma laser senza compromettere la velocità ed agilità dei mezzi.
Il corpo dei marine non è il primo a sperimentare l'utilizzo di armi laser. Basti pensare che la marina degli Stati Uniti testerà sulla USS Ponce, nel Golfo Persico, il proprio cannone laser entro l'estate (leggi articolo).
Entro l'anno, il GBAD sarà testato con un laser da 10 kW, con prova sul campo della versione completa da 30 kW prevista per il 2016. Le armi laser rientrano in uno specifico programma della marina USA lanciato nel 2002 che prevede la ricerca lo sviluppo e la consegna di un dispositivo ad alta tecnologia entro cinque anni.
Franco Iacch