La situazione delle forze armate italiane: il mortaio pesante Thompson Brandt MO 120 RT61

(di Tiziano Ciocchetti)
27/06/19

Il mortaio pesante francese MO 120 RT61 da 120 mm si è dimostrata un’arma estremamente efficace e versatile, specialmente nel teatro afghano, dove è stato impiegato innumerevoli volte a supporto del contingente italiano.

Ha una massa abbastanza ridotta - circa 600 kg in ordine di combattimento - che gli consente di essere appeso al baricentro di un AB-205, oppure rimorchiato da un LINCE.

Con il munizionamento standard PR-14, la portata massima è di 8.100 metri, mentre con munizionamento HERA (High Explosive Rocket Assisted) arriva a circa 13.000 metri.

La peculiarità di questo mortaio è quella di sparare proietti stabilizzati per rotazione, invece che con alette (le quali aumentano l’attrito con l’aria riducendone conseguentemente la gittata). Non solo la canna del mortaio (più lunga rispetto ai mortai dello stesso calibro) è rigata ma anche il proietto che utilizza deve avere una corona di forzamento rigata.

I mortai tirano nel 3° arco di tiro (mentre gli obici nel 2° e i cannoni nel 1°), il che permette di colpire bersagli posti anche sul rovescio dei pendii.

Fattore determinante per l’utilizzo dei mortai è sicuramente la mobilità, così come l’effetto terminale del colpo, in quanto quello del mortaio giunge sul bersaglio con una traiettoria sub verticale, permettendo una saturazione d’area più efficace rispetto a un colpo d’artiglieria (molto utile sarebbe l’impiego di spolette di prossimità, in grado di far esplodere la granata alcuni metri sopra l’obiettivo, saturando di schegge una vasta area e colpendo gruppi di miliziani ostili anche dietro a ripari rocciosi).

Distribuiti a livello reggimentale, i mortai pesanti RT61 da 120 mm rappresentano la componente fondamentale dell’appoggio a tiro curvo.

Foto: Esercito Italiano