L’attacco russo all’Ucraina ricorda molto da vicino l’aggressione italiana alla Grecia dell’ottobre 1940. Putin, sottostimando le forze ucraine, che erano state facilmente battute nei combattimenti nel Donbass nel 2014 e che non si erano opposte alla perdita della Crimea, ha lanciato la propria offensiva ritenendo che sarebbe bastata una dimostrazione di forza a far cadere il Governo di Kiev. Da qui l’impiego di forze numericamente molto inferiori rispetto agli obiettivi prefissati, la dispersione del fronte d’attacco su un numero eccessivo di direttrici d’invasione, lo scarso sostegno logistico e di supporto d’artiglieria assegnato alle forze di manovra.
I russi non si aspettavano una vera guerra, ma credevano che sarebbe bastato uno schieramento imponente di forze corazzate e qualche bombardamento aereo e il lancio di pochi missili terra-terra ad impressionare gli ucraini e a indurli ad arrendersi.
La decisa reazione delle forze di Kiev è stata chiaramente inaspettata e ha messo in crisi l’esercito russo, il cui dispositivo non era preparato ad affrontare una guerra di tipo convenzionale ad alta intensità. Da qui la crisi dei rifornimenti anche essenziali, come viveri, vestiario e munizioni, dovuti alla mancata mobilitazione di unità logistiche commisurate alle forze combattenti, da alimentare in una guerra di durata e intensità imprevista.
Putin ha pagato prima di tutto gli errori dei propri organi informativi che non hanno saputo prevedere il mordente ucraino e le capacità difensive dell’esercito nemico.
Il parallelismo dell’azione russa del febbraio 2022 con l’attacco italiano alla Grecia nella seconda guerra mondiale risalta abbastanza evidente. Mussolini si fidò del proprio ministro degli esteri, i cui organi informativi avevano garantito che i greci non avrebbero opposto resistenza ad una invasione italiana, a causa della pochezza del proprio esercito e dell’affinità politica del governo al regime fascista.
Il gen. Visconti Prasca, pupillo del ministro Ciano, senza ascoltare il Servizio Informazioni Militare che aveva avanzato molte perplessità sulla presunta scarsa volontà di combattere degli ellenici e sulla loro impreparazione militare, pianificò l’attacco verso l’Epiro, con forze numericamente scarse, limitate a 4 divisioni binarie, prive di importanti basi logistiche in Albania e di un apprezzabile sostegno aereo e di fuoco d’artiglieria. Tali imprudenza e faciloneria, unite alle pessime cognizioni informative, furono pagate a caro prezzo e fin dai primi giorni l’avanzata italiana fu facilmente arginata dai greci, complice anche il mal tempo e le pessime condizioni della viabilità, che passarono presto al contrattacco, respingendo gli invasori ben all’interno dell’Albania.
Come Putin ha punito immediatamente i capi del servizio informazioni e sta riarticolando il proprio dispositivo potenziando le forze in campo, anche Mussolini cacciò presto Visconti Prasca e il capo di stato maggiore generale Badoglio e fu costretto a far affluire vari corpi d’armata dall’Italia.
Come Mussolini si convinse che i greci si sarebbero presto arresi di fronte alla minaccia di un esercito superiore per numero e armamenti come quello italiano, senza valutare appieno l’aiuto militare e la spinta alla resistenza che veniva al governo greco dal Regno Unito, così Putin ha sottovalutato gli ucraini, non considerando a dovere il supporto che sarebbe giunto loro dalla NATO.
F.C.