Calibro 6.5 Creedmoor: le ragioni del successo

(di Andrea Sapori)
17/10/23

Ogni tiratore ha il suo calibro di riferimento. Come diceva la canzone, molto spesso si tratta di una pura e semplice "questione di feeling": una cosa un po' difficile da spiegare. È così e basta.

È tuttavia il tipo di missioni che si è chiamati a svolgere che dovrebbe determinare la scelta di una certa arma, e del suo relativo calibro, dato lo scenario che, presumibilmente, ci si aspetta di trovare. Ho sottolineato "presumibilmente", perché questa è la condizione "normale", e cioè di relativa incertezza, che è la regola non scritta sempre presente delle missioni operative.

"Vorrei l’arma più precisa (ad ogni distanza), la più affidabile (in ogni condizione), con il caricatore più capiente, la più leggera possibile e, ovviamente, la più potente che ci sia". Dimenticavo: "E che possa anche sparare a raffica, quando necessario".

Come dar torto ad un soldato che si presentasse in armeria con questa logica richiesta, peraltro sempre la stessa, da quando furono creati i primi archibugi.

Ma esiste un'arma del genere? E, ammesso che esista, quale munizione ha ispirato il suo sviluppo? Perchè, più di tutto, è proprio "la munizione", l'ingegneria che ne determinerà le caratteristiche balistiche ciò che, in definitiva, permetterà di rispondere nella maniera migliore possibile ai vari ed eventuali scenari di missione che i soldati si troveranno a dover affrontare.

Quindi, considerando la munizione prevista, andrà studiata la chimica, la meccanica, la geometria, l'aerodinamica e, non in ultimo, anche ciò che riguarda l’industrializzazione più veloce e semplice possibile, prima di avviare lo sviluppo di un sistema d'arma come quello "sognato" dai soldati di ogni esercito.

Ci sarebbe di che far preoccupare anche la DARPA. Eppure, il comando operazioni speciali delle forze armate statunitensi (SOCOM), ha risposto, scegliendo la cartuccia 6.5 Creedmoor (6.5x48) come riferimento tecnico, balistico e operativo per questa nuova carabina semiautomatica, da affidare (per il momento) ai "marksman" delle forze speciali e dei Marines Recon, definita Mid-Range Gas Gun (MRGG).

Le esperienze operative degli ultimi anni (e non solo quelle delle forze armate USA vorrei aggiungere) hanno dato luogo al requisito per UNA carabina semiautomatica per il supporto di tiro a lunga distanza, che per peso, dimensioni, ergonomia, affidabilità, capacità, doveva essere sostanzialmente comparabile con un M16A2, però con tiro utile operativo di 1000/1200 metri, che vada a sostituire le varie versioni della bolt action M40, delle semiautomatiche AR10, entrambe in cal. 7.62x51, e delle Colt M4 in cal. 5.56x45 che, tutte insieme, rappresentano ad oggi la dotazione standard dei "marksman" delle unità dei Marines, di Fanteria Leggera, e delle SF USA.

Va ricordato che i plotoni e le sezioni delle forze armate NATO e USA (e non solo loro), da circa 60 anni si confrontano in vari scenari operativi con quelli che si possono definire tiratori “esperti”, se non anche “scelti”, dotati nella stragrande maggioranza dei casi della carabina SVD Dragunov, un fucile semiautomatico di precisione in cal. 7.62x54R che, nelle mani “giuste” (o sbagliate), rappresenta un pericolo notevole per la nostra fanteria leggera. Avremo modo di descrivere questo sistema d’arma nel dettaglio, in un altro momento...

Al tempo: ma chi è il "marksman", e cosa fa?

"Marksman: soldato particolarmente addestrato al tiro di precisione a medio/lungo raggio, dotato di fucile appositamente concepito, più comunemente conosciuto con le denominazioni di Squad Designated Marksman nell'esercito statunitense o di Squad Advanced Marksman nell'United States Marine Corps. Alcune dottrine militari prevedono l'impiego del marksman assieme alla squadra di fanteria. Se assume tale ruolo, che è la norma negli eserciti NATO, lo specialista in questione fornisce supporto di fuoco a distanze ben maggiori di quelle normalmente ingaggiate dagli altri militari, in tal modo estendendo la portata d'azione della squadra stessa. A tale scopo, è munito di un fucile di modello più sofisticato rispetto a quello d'ordinanza, spesso anche di calibro maggiore, equipaggiato con ottiche di puntamento e bipiede per il tiro in appoggio".

Quindi, stiamo parlando di tutte le unità di fanteria leggera, a partire dal plotone, che dovrebbero prevedere uno specialista "marksman". E questo non per convenzione o dottrina, ma per semplice logica tattica.

Torniamo alla munizione calibro 6.5 Creedmoor. Credo sia stata questa l'ispirazione del ragionamento che hanno fatto i tecnici della Hornady quando nel 2007 diedero vita al calibro 6.5x48: 7.62x51 + 5.56x45 : 2 = 6.59x48 (6.5).

Nel tiro a lunga distanza (fino a 1200 metri), i proiettili aventi calibro 6.5 mm sono tra i più utilizzati nella storia delle carabine moderne, con una panoplia di pesi e tipologie tra le più ampie disponibili. Rispetto ai 7.62 mm rinculano in modo meno "energetico", dato il peso inferiore, offrendo quindi al tiratore una gestione migliore nel tiro "di opportunità" e/o "istintivo". Inoltre, dai 600 metri in poi, scegliendo cartucce con peso da 139 a 150 grani, garantiscono un'energia terminale comparabile al 7.62x51 con una palla da 168/175 grani HPBT SMK, che sono il riferimento degli sniper NATO e non solo.

In questo ambito molto utili sono state anche le esperienze sportive della Hornady nelle gare di Precision Rifle Series (PRS), dove oltre al tiro di precisione su distanze fino a 700 metri, si eseguono attività dinamiche simili ai movimenti tattici sul campo (www.precisionrifleseries.com).

I pesi delle munizioni qui considerate dipendono ovviamente dal passo di rigatura e dal sistema di chiusura (semiautomatico e/o bolt action) e prendono in considerazione pesi palla da 147 a 175 grani per il 7.62x51, da 55 a 78 grani per il 5.56x45, e da 120 a 150 grani per il 6.5x48 Creedmoor, di tipo FMJ e HPBT (ce ne sono ovviamente altri pesi e tipologie ma, per il momento, non saranno qui prese in considerazione, per quanto molto performanti).

Valutando coerentemente le varie cartucce, rispetto al 7.62x51 il 6.5 Creedmoor, mediamente, ha una portata operativa il 50% più lunga (1000/1200 contro 700/800 metri), è più preciso del 30% a 7/800 metri, pesa mediamente circa il 20% in meno, subisce meno l'influenza del vento, garantisce traiettorie molto più tese, date da una velocità alla bocca prossima ai 900 metri al secondo, contro gli 800 m/s circa del 7.62x51 (a quasi parità di energia terminale a 800 metri).

Dal punto di vista logistico, il calibro 6.5 Creedmoor, impiegando (quasi) lo stesso bossolo e innesco del 7.62x51, è compatibile con gli stessi caricatori (lunghezza complessiva cartuccia: 71.8mm rispetto a 71.1mm).

Il confronto con il calibro 5.56x45, è relativamente "ingiusto", in quanto questa cartuccia è stata concepita per privilegiare il peso, e quindi la maggior possibile quantità di munizioni trasportata, e la velocità del proiettile, dato il contesto "giungla e boscaglia" (quindi fogliame e rami) nel quale fu impiegato, con distanze di ingaggio spesso misurabili non oltre le poche decine di metri.

La balistica vede il 6.5x48 Creedmoor superiore sostanzialmente in ogni contesto, offrendo un margine operativo nettamente più ampio (da sottolineare anche il deciso incremento dello “stopping power”, giudicato un limite abbastanza rilevante del 5.56x45 ), con la sola eccezione, come detto, nella capienza dei caricatori (20 cartucce contro 30), a fronte di un incremento di peso munizione relativamente contenuto.

Peraltro, se un'obiezione è quella data dalla portata oltre il chilometro del 6.5 Creedmoor, inutile (se non pericolosa) per esempio in un ingaggio "centri urbani", va ricordato che la velocità alla bocca di queste due munizioni è pressoché identica (900 m/s). Questo significa che nonostante il 5.56x45 perda decisamente precisione oltre i 4/500 metri, resterà comunque letale ben oltre questa distanza.

Tra le peculiarità positive del 5.56×45 sicuramente c'è lo scarso rilevamento, anche nel tiro a raffica. Compensatori di rinculo di nuova concezione e un corretto bilanciamento delle masse, possono attenuare, e molto, anche il rinculo del 6.5 Creedmoor, non poi così violento di suo.

Torniamo ai desiderata dei marksman, e non solo loro, citati all’inizio. Mi pare che la risposta del SOCOM sia assolutamente ragionevole: UN’arma semiautomatica, quindi multiuso, UN calibro, con la più ampia operatività possibile.

Il 6.5x48 Creedmoor è attualmente la scelta operativa (e disponibile subito) più logica per calibrare armi tattiche da appoggio di squadra, che dovrebbero già far parte della dotazione standard delle unità di Fanteria, anche del nostro Esercito, cosa peraltro dottrinalmente prevista in ambito NATO.

Non so se il 6.5 Creedmoor segnerà la fine del 7.62x51 e del 5.56x45: francamente non lo credo, per tutta una serie di motivi. Ma se fossi un produttore di armi leggere, o un acquisitore militare, di sicuro terrei molto ben presente questa che, più che un'opzione, pare essere una soluzione.

Spero che i prossimi sistemi d’arma tattici (carabine semiautomatiche) per la fanteria siano previsti già all’origine in questa variante, anche eventualmente come opzione di ricalibratura per armi già ordinate o già presenti nelle nostre armerie.

Sempre ammesso, e non concesso, che tutti gli addetti ai lavori sappiano chi è, e cosa fa, un marksman.

Foto: U.S. Marine Corps / Hornady / U.S. Air Force