La caratteristica principale del conflitto ucraino è la sua essenza di "guerra di attrito". In altre parole, le fasi cinetiche si esauriscono in scontri di materiali, che ricordano lo jüngeriano "spreco organizzato", dove a determinare il raggiungimento degli obiettivi non è la conquista del territorio, ma la distruzione, quanto più rapida possibile, delle risorse militari del nemico.
In questo tipo di guerra, ove una delle determinanti è anche la capacità economico-industriale di un Paese, il fattore puramente tattico e "grande tattico" è solo uno degli elementi che compongono l'intricato quadro strategico.
Basti pensare che, al termine della vittoriosa offensiva ucraina dell'estate 2022, non vi sono più stati cambiamenti significativi nella geografia del fronte; vicenda plasticamente rappresentata dalla costruzione della "Linea Surovikin" da parte russa, che ha rappresentato anche il fattore preponderante del fallimento della grande offensiva ucraina estivo-autunnale del 2023.
Anche in questa fase, con i russi all'attacco e le Forze Armate ucraine vicine ad una crisi del loro meccanismo difensivo, appare probabile che, per citare il generale Carlo Jean, "la manovra fallisca e che si torni ad una guerra di logoramento", vista anche la possibilità che le AFU hanno di colpire la catena logistica nemica grazie alle nuove armi inviate dagli Stati Uniti.
Su Foreign Affairs, Keith L. Carter, Jennifer Spindel e Matthew McClary hanno scritto un articolo emblematicamente intitolato "How Ukraine Can Do More With Less" in cui si propone agli ucraini di rinunciare a combattere la Russia sul piano della guerra convenzionale, adottando, invece, la guerriglia e la strategia asimmetrica come strumento per vincere.
Tuttavia, optare per la guerriglia equivale a rinunciare alla difesa del territorio. Se militarmente questo consentirebbe di preservare un maggior numero di uomini e armi, politicamente sarebbe un suicidio per Kiev. La capacità ucraina di resistenza dipende dal "coefficiente politico" di credibilità che essa può esprimere con gli alleati occidentali, i quali - invero scettici - per fornire armi e sistemi d'arma agli ucraini chiedono che essi difendano il proprio territorio. I due elementi sono rigidamente collegati e, per certi versi, si autoalimentano ciclicamente. Un motivo in più per dire che la guerriglia non è una strada percorribile per l'Ucraina.
Le risposte che in tal senso potrebbe dare la guerriglia sono fin troppo limitate rispetto a quelle della guerra convenzionale. Il passaggio alla guerriglia implicherebbe, inoltre, una difficile opera di trasformazione e revisione dell'organica, della tattica e, persino, della strategia operazionale e dei "fini della guerra" per le Forze Armate ucraine.
Gli esempi portati dagli autori a supporto della propria tesi, come le guerre del Vietnam, dell'Afghanistan e la resistenza francese degli anni 1940-1944 non reggono alla prova dei fatti: realtà troppo diverse, dove i risultati della guerriglia sono stati ottenuti per cause non comparabili allo scenario ucraino.
Si legge nell'articolo che "l’Ucraina dovrebbe abbracciare un diverso concetto di vittoria, basato sulla permanenza nella lotta e sulla resistenza all’aggressione russa". Questo in attesa che i russi siano sfiancati dalla resistenza e che le AFU possano lanciare una vittoriosa offensiva.
Ma gli obiettivi politico-strategici ucraini, sintetizzabili nell’ottenimento di serie garanzie di sicurezza, nella partecipazione ai blocchi occidentali di NATO e UE e nella preservazione di uno sbocco al mare, possono essere raggiunti da Kiev solo continuando a combattere come sta facendo ora.
E se è vero che l’Ucraina non può, per evidenti ragioni, permettersi contro la Russia una “concentrazione senza limiti della potenza”, essa può comunque concepire, sulla scorta dottrinaria NATO, modelli di forze, armamenti e strategie che consentano di economizzare il numero di vittime tra i propri soldati. Da ciò deriva anche la priorità attribuita al fuoco, meglio se stand off, rispetto all’urto delle masse come invece concepito ed attuato dalle Forze Armate della Federazione Russa.
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