Lo studio dal titolo “The Requirements for Successful GPS Spoofing Attacks” spiega come ingannare i sensori GPS di un drone. Quel che più sconvolge è che tutte le info sono sulla rete dal 17 ottobre del 2011.
Si tratta di un file PDF, è sostanzialmente uno studio per gli hacker. Ed è, ancora oggi, il primo risultato disponibile su Google. La ricerca spiega come “bombardare” il drone di falsi segnali GPS fino a fargli perdere la capacità di calcolare la posizione. Lo studio descrive anche le contromisure per prevenire questi attacchi.
Nel periodo trascorso tra la pubblicazione dello studio e le contromisure apportate dai progettisti, eventuali hacker avrebbero potuto sfruttare le conoscenze acquisite per sfruttare le vulnerabilità dei sistemi.
E come se non bastasse, alla fine dello studio disponibile ancora oggi sulla rete, venivano elencati i droni che potevano essere colpiti: tra questi figura l’MQ-9 Reaper e l’RQ-170 Sentinel. Proprio un Sentinel, sarebbe stato abbattuto dagli iraniani il quattro dicembre del 2011, anche se la Casa Bianca non ha mai confermato l’incidente.
Due anni dopo, l’Iran presentò al mondo le immagini del proprio “Sentinel” con primo volo avvenuto nel 2014.
Al di là della veridicità del video e del drone, appare evidente che sebbene difficili da eseguire, sulla rete vi erano delle procedure per abbattere gli UAV alleati senza sparare un colpo.
Il Sentinel iraniano
L’undici novembre scorso, Teheran avrebbe testato un velivolo a pilotaggio remoto basato sulla tecnologia del drone americano ‘RQ-170 Sentinel’ abbattuto in territorio iraniano nel 2011. Appena un anno prima, la televisione di Stato iraniana mostrò le immagini di una replica del drone statunitense ‘RQ-170 Sentinel’.
Siamo riusciti a svelare i segreti del drone – disse l’ayatollah Ali Khamenei – l'UAV sarà di fondamentale importanza per le nostre future missioni di ricognizione. Adesso saremo in grado avviare una produzione di massa del velivolo senza pilota.
Fin dal 2011, l'Iran sostiene di essere entrato in possesso e di essere riuscito a decodificare i segreti del ‘Sentinel’, abbattuto nel dicembre dello stesso anno dopo essere entrato nello spazio aereo iraniano dal confine orientale con l'Afghanistan.
Gli Stati Uniti hanno inizialmente dichiarato di aver perso un drone vicino al confine afghano, per poi confermare l'abbattimento del ‘Sentinel’, durante una missione di spionaggio sopra un impianto nucleare iraniano.
Secondo gli Stati Uniti, l’Iran non sarebbe comunque in grado di svelare la tecnologia del ‘Sentinel’, a causa dei protocolli di sicurezza inseriti nei droni che operano sul territorio ostile. Ma il 27 ottobre del 2013, le Guardie Rivoluzionarie iraniane presentarono in Russia un aereo spia senza pilota che - secondo Teheran - deriverebbe da un processo di reingegnerizzazione di un drone statunitense catturato nel 2012.
Secondo la stampa iraniana, nel dicembre del 2012 Teheran avrebbe catturato almeno tre velivoli senza pilota 'ScanEagle'. Il processo di reingegnerizzazione sarebbe avvenuto proprio dagli Uav catturati.
Ma qual è la verità? L'esercito americano ha sempre negato di aver perso 'ScanEagle' sull'Iran. Tuttavia, i media canadesi, citando documenti ufficiali, hanno confermato la perdita di uno 'ScanEagle' nel Mar Arabico nel 2012. Sempre dalla Marina canadese però, smentirono categoricamente che il drone perso fosse stato recuperato dall'Iran.
Lo ‘ScanEagle’ è un Uav a basso costo, prodotto da una società controllata dalla Boeing. Pesa venti chilogrammi, ha un'apertura alare di 3,1 metri e può restare in volo per 22 ore ed otto minuti. Ben altro discorso per il ben più grande e sofisticato ‘Rq-170 Sentinel’, Uav utilizzato dalla Central Intelligence Agency.
Nel settembre del 2013, Teheran ha affermato di aver completato il processo di reingegnerizzazione dallo Rq-170, annunciando la vendita a terzi della tecnologia acquisita. Quanto ci sia di vero nelle esternazioni iraniane, forse non lo sapremo mai, ma gli Stati Uniti non sono esenti da colpe.
Proprio l’Iran, infatti, ha una notevole esperienza nel campo della reingegnerizzazione, gran parte della quale fornita proprio dagli Usa nel periodo in cui i rapporti tra Teheran e Washington erano ottimi. Da allora, l'Iran è stato in grado di acquistare pezzi di ricambio per gran parte del suo hardware americano e ha dovuto ricorrere alla reingegnerizzazione per tenerlo in funzione.
Franco Iacch
(foto in basso USMC)