ISIS, Egitto pronto ad invadere la Libia. Mosca "Specnaz in prima linea"

29/04/15

Il Medio Oriente è sull'orlo della sua quarta guerra (dopo Siria, Iraq e Yemen). Fonti vicine ai servizi segreti israeliani, riferiscono che l'Egitto starebbe ammassando truppe di terra e raggruppando flotte aeree nel deserto occidentale, lungo il confine con la Libia, in vista di una campagna militare per invadere la Cirenaica, roccaforte dello Stato islamico in Libia.

Il piano egiziano prevede una massiccia offensiva sulla costa libica intorno Derna, divenuto capoluogo di provincia dell’Isis. L’attacco terrestre sarebbe supportato dal lancio di truppe aviotrasportate già ammassate nelle basi aeree nel Deserto occidentale.

Per il presidente Abdel-fatteh El-Sisi, la presenza dell’Isis nella Libia orientale, oltre che nel Sinai, è un pericolo inaccettabile per il Paese. “Sappiamo che lo Stato islamico ha già inviato terroristi in alcune nostre città ed infiltrato unità nel nostro esercito”.

Per contrastare tale possibile offensiva, l’Isis avrebbe già fortificato la Cirenaica con truppe provenienti dalla Siria e dall’Iraq.

Il piano d’attacco sarebbe già stato presentato il 19 aprile scorso al direttore della CIA John Brennan. Il presidente El-Sisi avrebbe offerto garanzie sull’operazione. Non si tratterebbe di un’invasione, ma dell’eliminazione della cellula jihadista in Libia per restituire il potere al legittimo governo.

Il capo del governo è Abdullah al-thinni, riconosciuto dagli Stati Uniti e dalla Comunità occidentale come primo ministro legittimo della Libia. Gli americani, però, si sarebbero opposti categoricamente ad un’invasione diretta della Libia, ma non ad un’azione locale attraverso le truppe libiche fedeli al regime e guidate dal generale Khalifa Hifter che ha creato una milizia a Bengasi, nella zona orientale del paese. Per gli egiziani (che continuano a rifornire di armi ed equipaggiamento le truppe lealiste) Hifter non sarebbe una figura sufficientemente forte da unificare la nazione libica. Brennan, a margine dell’incontro, ha criticato la possibile invasione e ha invitato il presidente egiziano a seguire la linea di Washington.

Invito rifiutato. El-Sisi, infatti, ha un asso nella manica che si chiama Russia.

Lo scorso febbraio, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha dato massima disponibilità al suo omologo egiziano Sameh Shukry, affermando che Mosca è pronta ad inviare un forte contingente formato esclusivamente da reparti speciali per combattere i terroristi.

Se i russi dovessero entrare in guerra, sarebbe un duro colpo per i fondamentalisti e per i numerosi terroristi ceceni al soldo del Califfato che si ritroverebbero ad affrontare un nemico che ben conoscono. Mosca, che a ridosso dei confini ucraini ha centomila uomini, potrebbe inviare dal Mar Nero una forza combattente totalmente equipaggiata e pronta al combattimento.

L'opinione pubblica russa, dopo essersi riscoperta patriota con l'annessione della Crimea, inizia a spingere il premier per un intervento a favore della Comunità internazionale (le sanzioni occidentali hanno dato un duro colpo all’economia russa), senza dimenticante che questo potrebbe essere il primo banco di prova per la neonata Flotta da Guerra del Mar Mediterraneo. I russi hanno almeno due gruppi operativi Specnaz nella Regione.

Gli egiziani, che tra qualche ora raggiungeranno la capacità di invasione, potrebbero dare il via all’operazione a protezione dell’integrità nazionale. Se così fosse, l’aiuto russo sarebbe certo. Ed in prima linea, Mosca ha già assicurato la presenza degli Specnaz.

Franco Iacch

(foto: MoD Fed. russa)