MIADIT Palestine: quarta edizione della Missione Addestrativa Italiana in Palestina

(di Daniela Lombardi)
03/04/16

Una missione delicata, soprattutto in un momento in cui i sospetti tra israeliani e palestinesi sono più forti che mai, e che dunque richiede capacità diplomatiche oltre che operative. La missione Miadit, alla quale partecipano trenta carabinieri italiani, ha lo scopo di aiutare l’autorità palestinese a costruire al suo interno forze di polizia preparate e in grado di affrontare i problemi che quotidianamente si presentano nelle azioni di prevenzione e repressione del crimine.

Far passare il messaggio che l’addestramento non viene fatto a beneficio dei palestinesi e a discapito di Israele, ma che tutte le parti potranno trarre giovamento da un confronto costruttivo e alla pari sul piano della sicurezza, è stato difficile, da quando la missione ha cominciato ad operare nel 2014. Ma oggi, giunti alla quarta “edizione”, si può dire che la Miadit ha non solo saputo conquistare la fiducia dell’autorità palestinese che inizia a vedere sul campo i primi effetti dell’addestramento, ma ha saputo anche incassare un ok da parte israeliana che non è solo di facciata, ma concreto e tangibile. Non è un caso, infatti, se la missione gode della collaborazione con il Cogat israeliano (Coordinator of Government Activities in the Territories), con l’Ussc (United States Security Coordinator for Palestine and Israel) e con l’Eupol Copps (Eu co-ordinating office for Palestinian police support).

Gli scopi approvati da tutti i partner sono molteplici. Proteggere il patrimonio culturale palestinese - fonte di reddito per il territorio e che a Gerico, sede della missione e città classificata come la più antica del mondo, è concentrato in misura enorme - è tra i più importanti. Questo considerato che una cultura della salvaguardia dei beni storico-artistici che maggiormente attirano i turisti da tutto il mondo non è ancora adeguatamente sviluppata nell’area.

Controllare il territorio adottando un codice di condotta e delle procedure di polizia idonee, organizzate e non improvvisate, è un altro dei compiti per i quali l’autorità palestinese ha chiesto espressamente il supporto dell’Arma italiana. Sapersi difendere dai crimini informatici con le opportune tecniche di cyber crime investigation è un’ulteriore capacità che si tenta di costruire con i corsi di addestramento organizzati a Gerico. In definitiva, tutte le eccellenze per le quali i carabinieri italiani vengono chiamati in giro per il mondo a dare lezioni alle forze locali di difesa, sono state trasportate, con l’intento di fornire addestramento tattico e di polizia a chi si occupa di sicurezza, nei corsi che vengono tenuti nei territori.

Ad usufruire dell’addestramento dei carabinieri, sono tutte le “anime” della polizia palestinese e delle scuole dedicate alla formazione in tal senso. Le lezioni vengono tenute infatti a beneficio del GMTC (General military training center), del CTI (Central training institute), della PG (Presidential Guard), della NSF (National security force) e della PCP (Palestinian civil force). Lo scopo finale è quello di rendere le forze completamente autonome, in grado di gestire senza alcun supporto esterno tutte le normali operazioni di polizia, con il giusto criterio di coordinamento e le opportune capacità professionali.

I cicli addestrativi comprendono lezioni sul codice di condotta, sulle procedure basiche di polizia, sulle comunicazioni, sul controllo del territorio, ed inoltre lezioni di tiro, di operazioni di scorta e protezione, di riconoscimento degli esplosivi. Nel training si parla anche, come si accennava, di operazioni di polizia in aree urbane, di protezione del patrimonio culturale. Vengono infine tenuti un addestramento ginnico intenso e lezioni di difesa personale.

Carenze e potenzialità da sviluppare sono individuate soprattutto su due fronti. La tutela del patrimonio culturale e la lotta al cyber crime sono i due settori nei quali occorrono azioni più incisive e sui quali stiamo battendo molto, perché su questi temi c’è ancora troppa poca conoscenza”, specifica il colonnello Marco Di Stefano, comandante della missione.

L’organigramma è strutturato in maniera tale che ognuno possa mettere le proprie competenze al servizio degli altri e che ci si possa coordinare in maniera celere ed efficace”, approfondisce il comandante dell’unità addestrativa, il tenente colonnello Guido Ruggeri. Quest’ultimo ha il compito di governare la Tactical section, formata dai carabinieri del primo reggimento paracadutisti Tuscania e del settimo reggimento, e la police section, composta dalla seconda brigata mobile carabinieri del tredicesimo reggimento e dal Coespu.

Ad assistere le due figure di riferimento, lo staff composto sempre da militari italiani dell’Arma e l’ufficiale di collegamento, graduato palestinese con il compito di assicurare lo scambio e la comunicazione tra addestratori ed addestrati.

(foto: Daniela Lombardi)