10/07/2014 - Soltanto ieri, l'aeronautica militare israeliana ha colpito 200 siti di Hamas per un totale di 590 target distrutti dall'inizio dell'offensiva. Negli attacchi hanno perso la vita anche quarantuno palestinesi.
L'operazione “Protective Edge” volta a fermare gli attacchi missilistici provenienti dalla Striscia di Gaza non accenna a placarsi. L'esercito israeliano continua a diramare dati che in altri contesti resterebbero senza dubbio classificati.
Oltre che con le armi, quella in atto tra Israele e Hamas è una battaglia mediatica per accaparrarsi la simpatia (ed il sostegno) internazionale.
L'IDF ieri ha distrutto 118 siti di lancio, sei strutture nemiche, dieci centri di comando, decine di impianti di stoccaggio e dodici tunnel utilizzati per trasportare rifornimenti contrabbandati dall'Egitto.
Dalla Striscia di Gaza, intanto, la rappresaglia missilistica non stenta a placarsi. In meno di settantadue ore sono stati lanciati 372 razzi contro Israele. Uno ogni dieci minuti, commentano dall'IDF sul blog dell'esercito ritornato pienamente operativo.
Israele in risposta, ha mobilitato migliaia di truppe in vista di una possibile invasione. Quel che più preoccupa lo Stato Maggiore israeliano è la portata dei nuovi razzi di Hamas, in grado di raggiungere per la prima volta la città di Hadera. Questo significa che Hamas è in grado di lanciare missili a sessanta miglia da Gaza e con cinque milioni di civili alla portata dei razzi.
“Pronti all'invasione”
L'esercito è pronto per l'invasione. E' quanto ha dichiarato il primo ministro Benjamin Netanyahu a margine di una riunione con il suo consiglio di sicurezza.
Hamas pagherà un prezzo altissimo per questi attacchi – ha aggiunto Netanyahu - la sicurezza degli israeliani viene prima di ogni cosa.
Ma di che tipo di invasione si tratterebbe?
Israele possiede uno degli eserciti piu potenti del mondo. L'intero paese è costruito per combattere, resistere e vincere delle guerre lampo, non di certo un conflitto di logoramento.
L'aeronautica israeliana (350 aerei da combattimento) ha una capacità di targeting seconda soltanto a quella degli Stati Uniti. Tel Aviv possiede anche la più potente forza corazzata del Medio Oriente (e quasi certamente d'Europa) con più di 3400 carri armati, mille dei quali Merkava. 40 mila riservisti sono stati richiamati mentre numerosi gruppi ombra agiscono in pieno territorio nemico per segnalare i target all'aviazione.
Per capire ancora di più l'impronta militare di Israele, sarebbe utile un altro dato: la capacità cioè di triplicare gli effettivi in pochissime ore che da 180 mila possono raggiungere le 500 mila unità. In caso di guerra totale, 2,5 milioni, tra uomini e donne, sarebbero richiamati dall'esercito.
Israele, infine, possiede testate nucleari imbarcate sui sottomarini Dolphin I/II opportunamente modificati per svolgere missioni di deterrenza. Tale imponente forza ultra tecnologica non è stata strutturata per invadere e mantenere posizioni a centinaia di chilometri di distanza. Sebbene tecnologicamente superiori sotto ogni punto di vista, Israele non potrebbe combattere e resistere su tutti i fronti per un semplice motivo: sarebbero comunque troppo pochi. Tesi condivisa anche dai servizi segreti israeliani.
Secondo quanto dichiarato a Radio Israele da Yuval Steinitz, ministro dell'intelligence, il controllo della Striscia di Gaza è possibile, ma soltanto per poche settimane, tempo comunque necessario per azzerare gli attacchi missilistici contro le città isaeliane.
L'ultima offensiva di terra israeliana risale al 2009. Israele e Hamas cessarono il fuoco alla fine del 2012. Secondo Hamas, però, Israele avrebbe violato più volte il trattato di pace, continuando ad effettuare attacchi mirati in Cisgiordania e contestando apertamente il nuovo governo palestinese.
Città come Tel Aviv e le altre a sud di Israele sono da giorni sotto attacco con sirene antiaeree che sono entrate a far parte della vita comune di quanti (ormai abitualmente) si recano nei rifugi.
Almeno la metà dei missili sono stati intercettati dall'efficace quanto costoso sistema anti-missile Iron Dome.
Il sistema mobile Iron Dome della Rafael, progettato per la difesa di piccole città, è operativo dal 2011. Ogni lanciatore è dotato di venti missili. L'Iron Dome ha la capacità di intercettare tutte le minacce a corto raggio (distanza massima 40 km) in tutte le situazioni meteo. Tutte le stazioni del sistema di difesa sono sempre presidiate a tutte le ore del giorno e della notte. Al di là delle polemiche che hanno contraddistinto lo sviluppo dell'Iron Dome, legate principalmente al suo costo proibitivo rispetto al Qassam, l'intercettazione dei missili nemici continua a dimostrare la capacità di Israele di rispondere a molteplici minacce simultaneamente.
Hamas sa di non avere la stessa forza e potenza che possedeva nel 2012, quando riceveva il sostegno dell'Egitto governato dai Fratelli Musulmani.
Il nuovo regime, salito con un colpo di stato lo scorso anno, ha cambiato le alleanze dimostrandosi ostile ad Hamas. Dopo aver preso il controllo di Gaza dalle forze rivali del presidente palestinese Mahmoud Abbas nel 2007, Hamas è ritornata sui suoi passi e di fronte all'isolamento internazionale e ad una crisi economica devastante, il mese scorso ha accettato di sostenere un nuovo governo di unità nazionale proprio con il deposto presidente Abbas.
Dovete proteggerci da Israele – ha detto poi Abbas in un discorso rivolto alla comunità internazionale ed alle Nazioni Unite – dovete salvare il nostro popolo da questa aggressione orchestrata e brutale.
La Lega Araba ha chiesto una sessione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per fermare la violenza. E dire che Israele lo aveva promesso alcune settimane fa, nel mezzo delle ricerche dei tre giovani studenti poi trovati assassinati.
Fateli ritornare a casa – dicevano a più riprese dal governo israeliano – fateli ritornare dalle loro madri o ci vendicheremo alla nostra maniera.
Hamas (che non ha mai rivendicato l'omicidio, ma lodato l'episodio) così come l'intera comunità internazionale, hanno evitato di leggere tra le righe.
Mentre vi scriviamo, l'IDF continua a colpire target lungo la Striscia di Gaza, mentre da quest’ultima continuano a partire razzi contro Israele.
Franco Iacch
(foto: Alex Zarfati)