30/07/2014 - Gli Stati Uniti stanno per armare con equipaggiamento di ultima generazione un altro paese politicamente instabile e profondamente diviso al suo interno. C’è da chiedersi se questa vendita sia dettata da una solidarietà politica per un paese che lotta per la sua indipendenza dai fondamentalisti o se invece sia un banale (?) contratto miliardario poco lungimirante.

La Defense Security Cooperation Agency ha comunicato di stare per vendere 5 mila missili Hellfire AGM-114K/N/R per un valore di 700 milioni di dollari all’Iraq “per aiutare il paese a combattere i militanti sunniti”.

"L'Iraq userà i missili Hellfire per contribuire a migliorare la sua capacità di difesa ed offesa e supportare le attuali operazioni di terra. L’Iraq che ha già nel suo arsenale i missili Hellfire, non avrà difficoltà ad assorbire i nuovi dispositivi nelle sue forze armate".

L'accordo comprende apparecchiature, ricambi, addestramento e supporto logistico e "contribuirà alla politica estera degli Stati Uniti, migliorando la sicurezza di un partner strategico. Gli Stati Uniti sostengono il governo iracheno e preservano gli interessi del popolo iracheno ed americano”.

L'accordo è stato approvato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e andrà al Congresso. I legislatori non sono tenuti a bloccare la vendita di armi.

Soltanto a luglio, gli Stati Uniti hanno inviato 466 Hellfire in Iraq, portando il numero totale dei missili consegnati quest'anno a 780, con altri 366 missili in arrivo entro agosto.

Analizziamo ancora con più attenzione il comunicato della Defense Security Cooperation Agency. L’Iraq ha acquistato l’ultima versione (e più letale) del missile Hellfire acronimo di HELicopter Launched FIre and foRgEt. E’, quindi, un’arma anticarro elilanciata. Proprio la versione venduta all’Iraq, la “K/N/R” è pensata per un nemico diverso dai sunniti. Parliamo di un missile progettato per polverizzare le corazze reattive con due testate programmabili, contromisure elettroniche, autopilota e puntamento laser semi-attivo.

I militanti sunniti hanno creato una sorta di califfato sul confine tra Iraq e Siria. Il califfato islamico comprende regioni con i cristiani e altre minoranze religiose. Dallo scorso mese di giugno, i sunniti hanno intrapreso una vasta offensiva contro il governo sciita iracheno.

Ma, ci si chiede, di quante brigate corazzate dispongono i sunniti e di che tipo di carri armati stiamo parlando?

Obsoleti corazzati (almeno per l’Europa e gli Stati Uniti), vecchi carri armati russi, americani ed inglesi.

Quindi, ci si chiede, perché dotare dell’arma anticarro aviolanciata più letale del pianeta, uno dei paesi più instabili del globo?

Perché l’Iraq (negli anni già amico degli inglesi e degli americani), dopo la caduta degli Hussein (già amici degli occidentali), è un paese in continua rivolta e dopo la partenza del contingente americano (715 gli americani ancora presenti) ci si chiede come e contro chi saranno utilizzate queste armi.

La Casa Bianca dovrebbe valutare con attenzione queste forniture. La storia è piena di questi esempi.

Per combattere i sovietici, durante l’invasione dell’Afghanistan, gli USA conferirono ai mujaheddin una terrificante capacità anti aerea con i missili Stinger. I sovietici, fino a poco tempo prima padroni dei cieli (con attacchi feroci contro i civili), persero così tanti velivoli e uomini che furono costretti a ritirarsi dal paese. Quei mujaheddin, anni dopo, si tramutarono in talebani e quegli stessi missili utilizzati contro i russi, furono impiegati contro gli alleati.

Armare un paese con tecnologia di ultima generazione, lo stesso paese da cui sono stati estratti gli uomini delle forze speciali USA perché troppo a rischio, è una scelta strategica o dettata da esclusivi interessi economici?

Gli HellFire hanno l’esigenza di una piattaforma volante (con specifici requisiti) per essere lanciati. Nessun problema, perché proprio dagli USA, l’Iraq ha acquistato capacità militare per oltre dieci miliardi di dollari. Tra la spesa troviamo 140 M1A1 Abram (probabilmente il miglior carro armato della sua generazione) e 400 veicoli da combattimento Stryker oltre ad elicotteri d’attacco. Il tutto made in USA. Se a questo aggiungiamo anche la 'Baghdad Eagles’, reparto speciale iracheno formati dai Delta, possiamo dedurre che quello formato in Iraq è un’immagine speculare, seppur con le dovute proporzioni, dell’esercito americano.

Ha senso, testi di storia alla mano, equipaggiare con alcune delle armi più potenti del pianeta un paese profondamente diviso all’interno e che non ha ancora dimostrato al mondo il suo volto?

La speranza è che queste armi non siano utilizzate contro i suoi stessi fornitori. Tutte le altre missioni militari in Iraq, al confronto, sarebbero un luna park.

Franco Iacch

(foto: Lockheed Martin)