16/08/2014 - «I mezzi hanno attraversato il confine usando una strada sterrata e passando in un varco nella rete di filo spinato che demarca il confine». E’ la testimonianza diretta del corrispondente in Ucraina del Guardian che trova conferma nei giornalisti di Associated Press, France Presse e Telegraph, presenti al valico di frontiera tra la Federazione Russa e l’Ucraina.

L'Associated Press ha specificato "una dozzina di blindati", mentre France Presse riporta di aver osservato il passaggio di una colonna di una "decina di blindati" diretti verso il valico di frontiera di Donetsk.

I giornalisti britannici del Guardian e Telegraph, sul posto, hanno contato 23 blindati per il trasporto truppe, camion cisterna ed altri veicoli logistici.

In base a tali testimonianze, questi mezzi, si sono resi responsabili dell’attraversamento della frontiera ucraina nella notte.

Ad assoluta conferma di tale evento è la dichiarazione del segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen: «La notte scorsa abbiamo visto un'incursione russa, un attraversamento del confine ucraino nei pressi di Izvarino. Penso sia solo la continuazione di ciò che vediamo da qualche tempo, un flusso di forniture».

Se non si tratta di un intervento a scopi umanitari, è un avvenimento nel quale è possibile riscontrare una serie di incongruenze tattiche: innanzi tutto, una colonna di mezzi incursori che penetra in territorio ostile, sia questo umanitario o composto da truppe di occupazione, deve essere adeguatamente scortato e protetto. Uno dei principi fondamentali nella dottrina militare, è la salvaguardia dei propri soldati, ma il convoglio è stato parzialmente sopraffatto dal nemico, perciò, i blindati non erano ne numericamente sufficienti, ne adeguatamente armati a svolgere tale compito, ne protetti dalla necessaria copertura aerea; più esattamente, i veicoli trasporto truppe non disponevano della scorta degli MBT, ed i velivoli per l’interdizione al suolo, non erano posti in stato di prontezza operativa per intervenire laddove la colonna fosse posta sotto attacco da forze avversarie. Ciò a permettere una diminuzione del fuoco nemico sugli incursori e la creazione di un corridoio per consentirne la ritirata.

La colonna non è stata distrutta completamente, e questo vuol dire che non erano penetrati in profondità, altrimenti sarebbero stati accerchiati ed annientati. Il convoglio, pertanto, è stato intercettato quando ancora la distanza dal confine russo era tale da agevolarne una manovra di ripiego, e naturalmente questo avrebbe permesso un supporto terrestre alla colonna sotto attacco, ma tale attività non è riportata dai testimoni.

Supporre che i decisori russi non siano intervenuti in aiuto dei militari penetrati in territorio ostile, per evitare di innalzare il livello di scontro, non sembra plausibile. Inoltre, laddove il numero di blindati sia stato pari a 23 unità, ossia il maggiore dichiarato dai giornalisti, non poteva trattarsi di una forza di invasione, perché la quantità di personale trasportata sarebbe stata insufficiente allo scopo.

Altra ipotesi, è quella che si sia trattato di una false flag, a deviare l’attenzione da finalità diverse. Pertanto, se i fatti si sono svolti come riportato dai giornalisti e dalla dichiarazione ufficiale ucraina, la catena di comando russa avrebbe clamorosamente fallito la missione a causa di una inadeguata pianificazione.

Giovanni Caprara

(foto: archivio MoD Fed. russa)