23/04/2015 - L’esercitazione si chiamerà “Trident Juncture 2015”, TRJE15, e sarà la più grande eseguita dalla NATO dal termine della guerra fredda. Parteciperanno forze aeree, terrestri, navali e forze speciali per la reazione rapida abilitate ad essere impiegate ovunque sia necessario.

Le attività addestrative si terranno nell’autunno 2015, nelle acque dello Stretto di Gibilterra, in Spagna, Portogallo ed Italia. Il controllo delle operazioni è affidato al Comando di Trasformazione della NATO, ACT, e sarà un’attività addestrativa ad “alta intensità e visibilità”, che consentirà agli alleati di materializzare l’iniziativa delle cosiddette Forze Collegate nelle azioni specifiche, il cui obiettivo è di mantenersi in prontezza operativa per reagire in caso di crisi improvvise.

La finalità dell’esercitazione è quella di testare le capacità della NRF, NATO Response Force, forza di reazione rapida della NATO ad elevata prontezza ed altamente tecnologica, abilitata ad operazioni speciali. Questa unità è stata implementata con la creazione della “spearhead force". La denominazione del raggruppamento è: Very High Readiness Joint Task Force, VJTF, ed è composto da 5.000 soldati protetti con una adeguata copertura aerea ed affiancati da una componente navale. La formazione è in grado di schierarsi nell’arco temporale massimo di 48 ore dal momento in cui è stato dichiarato lo stato d’allarme.

La TRJE15 si svolgerà dal 28 settembre al 6 novembre 2015, e simulerà uno scenario adattato alle nuove minacce, come la cyberwar e la guerra asimmetrica. Oltre 25.000 soldati parteciperanno alle attività esercitative.

L’operazione è la fase finale del processo di certificazione per gli elementi di comando e controllo della NRF 2016. L’esercitazione rappresenterà, inoltre, per gli alleati ed i partner, l’occasione per migliorare l’interoperabilità della NATO in un ambiente complesso ad alta conflittualità. Le unità aderenti all’Alleanza Atlantica che parteciperanno alla TRJE15, si aggiungeranno a quelle di stanza nei Paesi Baltici, dove sono stati schierati ulteriori 750 veicoli terrestri, elicotteri ed attrezzature logistiche, come sostegno dell’esercito statunitense all’Operazione Atlantic Resolve con l’obiettivo di confermare l’impegno della NATO nei confronti dei suoi alleati.

Il Dipartimento della Difesa USA, ha rinforzato ulteriormente la difesa dell’area baltica con circa 3.000 soldati appartenenti alla Brigade Combat Team della 3^ divisione di fanteria. L’Unità parteciperà alle missioni di addestramento con i partner della NATO in Estonia, Lituania e Lettonia.

La TRJE15 è stata anticipata dall’esercitazione Noble Jump, tenutasi in Polonia con la partecipazione di forze tedesche ed italiane, e dalla Joint Warriors al largo della Scozia, una esercitazione navale nella quale sono state coinvolte 50 unità di superficie, tra cui un gruppo italiano, e 70 velivoli.

L’addestramento è parte fondamentale delle attività militari, ma in questa occasione il numero delle unità coinvolte è enorme. Questo provocherà la messa in stato di allarme delle forze russe, non solo a scopo puramente difensivo, ma anche a monitorare le manovre avversarie per carpirne le tattiche e le strategie. Una condizione che potrebbe ingenerare interpretazioni errate, con la conseguenza di definire le manovre come un preludio ad una aggressione a sorpresa, possibilità già valutata nel 1983: i documenti secretati relativi all’esercitazione Able Archer ’83 (v.articolo), hanno rivelato che l’Unione Sovietica aveva posto in stato d’allarme le sue forze nucleari strategiche in quanto erano persuasi che, in quell’addestramento della NATO, vi fosse celato un preciso piano di attacco. L’intelligence dell’Alleanza Atlantica scoprì le preoccupazioni russe, e convinse i decision makers occidentali a concludere l’esercitazione in anticipo. Gli storici indicano questo accaduto come il momento in cui l’umanità è stata più vicina all’autodistruzione, ancor più delle vicende legate ai missili di Cuba.

Rimane da sperare che il buon senso prevalga anche questa volta.

Giovanni Caprara

(foto: Nato)