27/05/2015 - La situazione in Iraq è sempre più fuori controllo ed il Pentagono non può fare altro che lamentarsi con dichiarazioni che, ovviamente, lasciano il tempo che trovano. Purtroppo, l’aver deciso di supportare soltanto dall’aria la campagna contro l’Isis, impone anche una certa estromissione dai piani terrestri e di riconquista dei territori persi.

Gli Stati Uniti hanno espresso profonda costernazione per la decisione, da parte delle milizie irachene, di battezzare un’operazione nel cuore sunnita dell’Iraq con un nome esplicitamente sciita.

Ciò – secondo il Pentagono – potrebbe aggravare le già precarie tensioni settarie.

La “Popular Mobilization Forces” o “Hashed al-Shaabi”, formata da milizie sciite, ha deciso di battezzare la campagna militare per riconquistare la provincia di Anbar dallo Stato islamico come “Operation Labaik ya Hussein” che tradotto significa “Siamo al vostro servizio, Hussein”.

Hussein è il nome di uno degli imam più venerati dagli sciiti.

Delusione del Pentagono

"Queste cose, vanificano il nostro lavoro. Abbiamo da sempre affermato che per sconfiggere l’Isis, serve un Iraq unificato. Soltanto un paese unito e coeso potrà espellere il terrorismo di matrice islamica”.

Sono circa quattromila i miliziani sciiti che si stanno dirigendo verso il confine settentrionale di Ramadi, caduta la settimana scorsa.

E’ il primo contingente della futura forza di invasione che avrà il compito di riprendere la città a maggioranza sunnita.

Washington non si è mai fidata delle milizie sciite a cause dei legami con l'Iran, ma pochi giorni fa ha confermato il sostegno a qualsiasi forza che rispondesse esclusivamente all'autorità del governo iracheno.

Franco Iacch