24/02/2014 - Sulle elezioni fissate per il 5 aprile e che designeranno il successore di Karzai, in Afghanistan, è puntato un occhio dal cielo. Un “custode alato” che osserva e scruta, con lo scopo di assicurare il regolare svolgimento del voto, contrastando eventuali azioni degli insurgents che potrebbero avere tutto l’interesse a rendere le operazioni elettorali un fallimento.

Il custode si chiama “Predator” e tante polemiche si sono scatenate, da sempre, sul suo utilizzo. I droni, infatti, sono considerati lo strumento “diabolico” che favorisce quel distacco, rispetto all’obiettivo da colpire, che secondo i più porterebbe ad una maggiore “disinvoltura” nello sganciare ordigni su popolazioni inermi.

“Un’idea sbagliata – commenta il comandante della Forza aerea italiana, colonnello Saverio Agresti – i nostri ragazzi hanno la coscienza, l’equilibrio ed il senso del rispetto delle regole per non fare differenza tra il colpire a distanza e l’agire mentre si sta effettivamente a bordo di un aereo. Il problema che ci si pone a livello morale, come in merito alla necessità di rispettare i caveat è esattamente lo stesso”.

Quale che sia l’idea del singolo sull’impiego dei Predator, questi ultimi – impiegati principalmente a supporto dell’intelligence e per il controllo del territorio -fanno parte dei mezzi in dotazione alla Joint Air Task Force (JATF), espressione della presenza italiana nei cieli di Herat. La JATF è nata nel 2007 per superare il problema degli spazi infiniti e del territorio montuoso, “difficile”, che caratterizza l’intero Afghanistan.

Gli assetti aerei dislocati presso il Regional Command West hanno finalità dalle quali non si può prescindere, quando la sicurezza di un Paese e di chi opera per tentare di assicurarla sono obiettivi prioritari. Il monitoraggio effettuato per supportare l’intelligence e raccogliere dati che hanno lo scopo di prevenire o neutralizzare l’azione degli insurgents, ma anche gli interventi in soccorso dei mezzi e degli uomini che operano a terra, sono alcuni degli scopi fondamentali perseguiti attraverso l’impiego della task force.

La JATF ha una forte caratterizzazione interforze, poiché anche la Marina Militare fornisce il suo contributo. I task group operativi, “Astore”, “Albatros”  e “Black Cats” dell’Aeronautica Militare hanno in dotazione rispettivamente i Predator del 32° Stormo di Amendola (Foggia), i velivoli C-130J che si alternano con i C-27J della 46esima Brigata Aerea di Pisa e i caccia AMX del 51° Stormo di Istrana (Treviso).

Come si diceva, uno degli scopi della task force è quello di affrontare operazioni aeree complesse, nelle quali il carattere interforze della missione appare evidente e fondamentale. E’ nel 2009 che si è svolta per la prima volta una di queste COMAO (questo l’acronimo che indica una Combined Air Force) per proteggere da un eventuale attacco di insurgents il trasporto aerotattico di mezzi dell’Esercito verso una base remota. Si sono alzati dall’aeroporto militare di Herat, sotto il coordinamento della JATF, gli elicotteri da combattimento dell’Esercito A-129 Mangusta, gli elicotteri da trasporto CH-47 Chinook e un velivolo a pilotaggio remoto Predator dell’Aeronautica Militare. Tramite questa azione congiunta, sono stati trasportati un corazzato Lince, del peso di sette tonnellate e un mezzo cingolato da neve, del peso di sei tonnellate, in dotazione alle truppe alpine. Tutta l’operazione ha potuto avere luogo solo dopo che il Predator aveva effettuato una missione di ricognizione sulla zona dove sarebbero stati trasportati i mezzi blindati.

Il ruolo dell’Aeronautica nel garantire la sicurezza appare dunque più che chiaro e non si svolge solo nei cieli afghani, ma anche a terra. E’ a terra, infatti, che si incontrano i Fucilieri dell’Aria, il cui compito è garantire la sicurezza dell’aeroporto di Herat e delle forze che operano nell’area fino a circa sei chilometri oltre il perimetro aeroportuale. Il battaglione dei fucilieri dell’aria rappresenta il gruppo di difesa terrestre del reparto protezione forze dell’aeronautica militare (il 16° Stormo, istituito presso la base di Martina Franca, Taranto). Tra le sue attività compare quella, fondamentale, di riconoscimento e disattivazione di ordigni esplosivi. Ma un fuciliere deve anche garantire la difesa terrestre di obiettivi sensibili, il controllo del territorio, la disposizione di check point laddove ve ne sia il bisogno.

Tra terra e cielo, dunque, l’aeronautica italiana si muove per portare a compimento gli obiettivi della missione Isaf e restituire stabilità e sicurezza all’Afghanistan.

Daniela Lombardi

(Immagini dell'autore: un velivolo AMX, un drone Predator, pattuglia dei Fucilieri dell'aria attorno all'aeroporto di Herat)