Il passaggio dall’Oceano Pacifico all’Atlantico del violatore di blocco Orseolo, avvenuto il 25 gennaio 1942, non è la prima, né l’ultima, delle imprese di questo genere messe a segno dai marinai italiani durante il secondo conflitto mondiale.
La stessa rotta è già stata percorsa dalla motonave Cortellazzo, transitando in quello stesso braccio di mare la vigilia di Natale del 1941; due mesi dopo passerà, sempre nello stesso senso, la motonave Fusijama. Tutti questi bastimenti, incaricati del trasporto di materiali preziosissimi ed irreperibili nell’Europa in guerra, devono per di più attraversare il Pacifico dove è appena scoppiata la guerra tra Giappone e Stati Uniti.
Per fortuna il mare è grande e gli oceani lo sono ancora di più. Il passaggio, il più possibile a sud di Capo Horn è, per l’Orseolo, il più duro di tutti, dato il tempo infame con nebbia fittissima (naturalmente niente radar, soltanto vedette costrette a darsi il cambio ogni 20 minuti a causa del freddo polare). Tuttavia, quelle stesse condizioni meteo costringono gli assai più grossi incrociatori ausiliari inglesi di base nelle isole Falkland a mettersi a ridosso, e tutto va per il meglio. Il mercantile, al comando del tenente di vascello, richiamato, Mario Zustovich, risale poi lentamente l’Atlantico (eseguendo una curiosa rotta molto a zig zag) arrivando infine, il 23 febbraio 1942, dopo 19.509 miglia di navigazione, a Bordeaux, dove viene accolto in banchina da una banda che non risparmia il fiato negli ottoni, da una fila di autorità inframmezzate da belle ausiliarie di Marina tedesche cariche di fiori, e dall’entusiasmo dei marinai italiani della base atlantica di Betasom.
Il carico del mercantile comprende, tra l’altro, 77 t di stagno in barre da trasferire subito in Italia e 1.988 t di gomma destinate alla Germania. L’importanza di quelle barre è presto detta. La Regia Marina era stata costretta, nel 1941, a far censire i 20.000 banconi da bar esistenti in Italia per recuperare (in parte, data l’esistenza di tre forze armate) le 700 tonnellate di stagno che li ricoprivano, essendo quel materiale indispensabile per le saldature dei condotti elettrici delle navi.
Tra l’aprile 1941 e lo stesso mese del 1943 27 violatori di blocco germanici tentano la traversata dall’Estremo Oriente all’Europa, riuscita in 12 casi. Nello stesso periodo le motonavi italiane effettuano, nello stesso senso, 4 viaggi, tutti riusciti. A fianco dei marittimi lanciati in queste imprese, si prodigano gli uomini della Marina appartenenti all’enorme Centro per le telecomunicazioni di Coltano, realizzato con lungimiranza tra il 1919 e il 1923 per i collegamenti intercontinentali, su iniziativa e direzione del futuro ammiraglio Giancarlo Vallauri, padre dell’elettronica italiana e fondatore, nel 1916, a Livorno, dell’Istituto radioelettrico della Regia Marina, denominato allora Marinaelettro e oggi CSSN ITE - Istituto per le Telecomunicazioni e l'Elettronica.
Sono gli uomini di Coltano a suggerire, attraverso l’etere, gli zig e gli zag dell’Orseolo e delle altre navi mercantili italiane sugli oceani. Viene utilizzato, a questo scopo, un cifrario di massima sicurezza portato fisicamente in Giappone, nel 1941, dall’ammiraglio Carlo Balsamo dopo un viaggio avventuroso attraverso l’America Latina. Nel corso del viaggio lo stesso ufficiale, già comandante in capo della Regia Marina in Africa Orientale fino al dicembre 1940, non aveva mancato di far fotografare “senza accorgersene”, dall’Intelligence Service britannico, un cifrario fasullo fabbricato a bella posta dal Reparto Telecomunicazioni.
Le notizie aggiornate alla base dei telegrammi trasmessi da Coltano, infine, sono redatte sulla base delle informazioni raccolte dagli uomini e dalle donne del SIS (la sigla attribuita, nel 1941, al Reparto Informazioni della Marina) e del SIA (i Servizi della Regia Aeronautica) in Nord e Sud America, per essere trasmesse, dall’Argentina, a Coltano. E anche questa è una storia che dovrà essere narrata, prima o poi.
Fonte: Marina Militare