Per risolvere il problema della guerra nei Balcani, la Marina italiana già nel 1940 inizia a pensare ad un attacco nel bacino orientale del mediterraneo ai convogli inglesi che portavano uomini e mezzi in Grecia a loro supporto.

Tale attività verrà sollecitata dai tedeschi, tra il 13 e 14 febbraio 1941 con il convegno militare di Merano al quale, l’ammiraglio Riccardi (Capo di Stato Maggiore della Regia Marina) rispose negativamente giustificandosi per la notevole distanza dalle basi, elevato consumo di carburate e difficoltà di copertura aerea.

All’intensificarsi del numero dei convogli inglesi, il rappresentante navale germanico a Roma, viceammiraglio Weichold, torna ad insistere con Supermarina affinché fosse fatto qualcosa per interrompere o almeno danneggiare i traffici avversari e questa volta il CSMRM risponde positivamente a condizione che venga garantito l’appoggio della Luftwaffe e Regia Aeronautica.

Avendo avuto l’assicurazione sulla copertura aerea (risultata al bisogno indaguata), tra la sera del 26 e le prime ore del 27 parte la flotta navale, guidata dall’ammiraglio Iachino, composta da una corazzata, sei incrociatori pesanti, due incrociatori leggeri e tredici cacciatorpediniere i quali avrebbero dovuto eseguire due attacchi contemporanei a nord e a sud dell’isola di Creta. Nelle ore successive avendo notato la mancanza di convogli nemici e l’indisponibilità dell’Aeronautica del Dodecaneso, portarono ad un cambio dei piani prevedendo l’attacco al solo sud dell’isola.

La mattina del 28 un nostro ricognitore catapultato dalla nave ammiraglia, la corazzata Vittorio Veneto, avvista nelle acque dell’isolotto di Gaudo (a sud di creta) un gruppo di otto navi inglesi, quattro incrociatori leggeri e quattro cacciatorpediniere. L’incontro tra queste porta alla battaglia ma successivamente, visto l’elemento sorpresa annullato, e non avendo avuto ancora risultati positivi dalle artiglierie, la nostra flotta cambia rotta per ritornare alla base. Durante la navigazione viene ancora sottoposta ad attacchi di velivoli inglesi che comporteranno il danneggiamento del Vittorio Veneto.

Questo fatto dà l’inizio del triste evento di Capo Matapan in quanto, durante gli scontri con gli aerei inglesi, viene colpito seriamente l’incrociatore pesante Pola verso il quale viene ordinato di raggiungerlo per il soccorso ma, viene raggiunto prima dagli inglesi che dopo aver fatto sbarcare il personale lo hanno affondato con due siluri. Nel frattempo sopraggiungono i soccorsi che, sottoposti a intenso attacco verranno quasi tutti affondati.

Alla fine questa sciagura farà conteggiare 2318 morti e la perdita, nell’ordine, delle navi: PolaFiumeZaraVittorio Alfieri e Giosuè Carducci.

Gli inglesi conteranno solo la perdita di un aerosilurante e dei due piloti.

Fonte: Marina Militare