05/04/2015 - L’Iran degli Ayatollah ha finalmente firmato l’accordo per il controllo del nucleare, il prossimo decennio sarà caratterizzato da pace e tranquillità per il medioriente.
Quanta eretica fiducia in questa apertura eppure l’opinione pubblica ha percepito in questo modo l’accordo di massima che mercoledì 1 aprile 2015 è stato siglato a Losanna dal gruppo 5+1 (USA, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania. n.d.a.).
La classe dirigente iraniana non può essere ritenuta sciocca a tal punto da essersi infilata in un “culo di sacco” nel periodo forse più instabile per l’intera area che va dall’Arabia alla Turchia, pertanto è probabile che il ragionamento fatto da Rohani e compagni sia ben più sottile ed aderente alla realpolitik di quesiti tempi tormentati.
Per Teheran lo scontro militare simmetrico resta difficile da condurre, soprattutto se gli americani proseguono con la creazione di rivolte e di califfati funzionali ai propri interessi nell’area, Assad docet.
Il mondo islamico non esiste e qualora esistesse l’Iran farebbe parte del gruppo più sfigato, gli Sciiti, in ultimo la lotta asimmetrica condotta dai Pasdaran in mezza Asia ha dimostrato di agevolare unicamente i gruppi armati che addestrati e finanziati migliorano nella cura dei propri interessi senza un reale ritorno in termini di egemonia per il gigante iraniano.
Per tutto quanto detto il presidente Rohani ha bisogno di uscire dall’angolo economico imposto con l’embargo per rimettere in campo il potenziale finanziario di circa due miliardi di barili di petrolio all’anno (capacità stimata in termini di vendita senza embargo n.d.a.) ciò porrebbe la teocrazia iraniana in una condizione di competitività tale da rilanciare il prezzo del petrolio ed andare a contenere le mire degli avversari di sempre, sauditi in primis ed a ruota americani ed inglesi.
La risalita del prezzo del greggio avrebbe un riverbero positivo anche sulla Russia che tornerebbe in partita e riuscirebbe a contenere gli effetti del proprio embargo e nel contempo darebbe respiro al regime di Assad che potrebbe fare maggiore affidamento sugli amici di Teheran, insomma un effetto domino che sembra quanto mai strano gli americani non abbiano previsto, a meno che non si stia lavorando sotto traccia affinché tutto salti per aria attraverso chissà quale pretestuosa primavera persiana o per cause connesse ad azioni di gruppi armati sciiti che spesso amano giocare su due tavoli la propria partita per la sopravvivenza.
Giugno non è poi così lontano e le determinazioni operative degli accordi diplomatici daranno la dimensione esatta delle intenzioni di ciascuno.
Il prossimo decennio sarà caratterizzato da pace e tranquillità per il medioriente?
Andrea Pastore
(foto: IRNA)