09/04/2015 - ​​La continuazione dei conflitti civili disseminati nel Medio Oriente siriano ed iracheno separa sempre maggiormente la divisione già fisiologica tra sunniti e sciiti minacciando così la stabilità della regione ed alimentando il costante flusso di volontari stranieri: la Siria e l'Iraq stanno trasformandosi in una vera e propria fabbrica di terroristi.

I principali reclutatori sono all'interno dei due gruppi regionali jihadisti: al-Qaeda e ISIS.

Già in passato abbiamo assistito all'uso di soggetti non autoctoni per tentativi di attacchi, esempi offertici dalle cellule yemenite affiliate al gruppo di Usama Bin Laden. I servizi anglosassoni hanno avvertito come un nucleo siriano vicino ad al-Qaeda starebbe tentando di reclutare combattenti stranieri per compiere nuovi attentati in Occidente.

Di contro ISIS è preoccupato ad espandere e difendere il territorio conquistato attraendo quindi reclute straniere nella maggior parte provenienti da ovest, non solo, esorta continuamente i suoi sostenitori occidentali a compiere attacchi terroristici nei Paesi d'origine. Le continue esecuzioni mostrate al mondo via video non si collocano che in questo panorama volto a generare un elevato grado di affidabilità fine al reclutamento.

Il piano di riconquista delle città irachene e siriane ora in mano ai fondamentalisti islamici sarà sicuramente lungo e sanguinoso, potrebbe anzi mutare in un vero e proprio massacro consentendo ad una fuga di soggetti che diverrebbero incontrollabili più di quanto già possano esserlo oggi. Alcuni di essi potrebbero dunque unirsi ad altri fronti jihadisti come quelli della Libia, dello Yemen, dell'Afghanistan o del Caucaso; quelli di origine occidentale ragionevolmente troveranno riparo nelle loro case d'origine dove potrebbero compiere azioni di vendetta.

Oggi, il problema che ci troviamo ad affrontare, è quello del controllo del continuo flusso dei nostri cittadini che arrivano da o partono per la Siria e l'Iraq dunque intercettare i possibili affiliati in grado di compiere atti terroristici. Questo, anche se non in grande scala, in Europa si è comunque verificato.

Ad oggi il numero di reclute jihadiste appare ancora come una minaccia alla sicurezza gestibile seppur tale numero sia in crescita. Il pericolo è poi anche rappresentato dal dover affrontare la minaccia di un'azione perpetrata da soggetti che si ispirano al fondamentalismo islamico pur non potendo economicamente sostenere un viaggio in quei territori.

La capacità di ISIS di condurre una efficace pubblicità sui social network è stata impressionante. Ciò nonostante gli attacchi in Occidente sono solo paventanti e non effettivi: non vi sono ancora prove di un progetto di attentato anche se i recenti attacchi contro i turisti occidentali il Tunisia e le esplosioni nelle moschee sciite nelle Yemen, entrambi rivendicati da ISIS.

Dalla seconda metà del 2013, il jihad è stato distratto dallo scisma interno tra i sostenitori di al-Qaeda e quelli dello Stato islamico, una concorrenza che ancora oggi continua. Il conflitto tra le due fazioni si è potenziato in Siria ma queste divisioni interne non hanno impedito la diffusione dell'ideologia jihadista.

Oggi alcuni gruppi rimangono fedeli alla leadership di al-Qaeda, altri sono confluiti in ISIS, altri ancor rimangono in un immaginario limbo. Nonostante ciò la faida tra questi due gruppi terroristici ha poca rilevanza al di fuori delle aree di guerra. Questa scissione potrebbe ragionevolmente portare ad una concorrenza tra le due ali islamiche fine al celebrare attacchi più rilevanti per questioni di mera pubblicità. In questi ultimi tempi ISIS, tramite le sue azioni e le comunicazioni, ha amplificato l'originario messaggio di al-Qaeda.

La minaccia più probabile per la sicurezza nazionale italiana risiede nei terroristi homemade in grado di compiere attacchi non sofisticati seppur letali: gli eventi di gennaio a Parigi e di questo mese al museo in Tunisia, sono un forte richiamo al fatto che basta un unico uomo armato per causar una strage.

Nicolò Giordana