23/04/2015 - Il 7 marzo 2015 il leader dell'associazione fondamentalista Boko Harām, Abubakar Shekau, ha promesso fedeltà al capo dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIS) Abu Bakr al-Baghdadi in una dichiarazione in lingua araba sottotitolata in inglese e francese avvenuta per mezzo della sua pubblicazione sull'account Twitter ufficiale di Boko Harām, Al-Urhwa al-Wutqha

[Letteralmente il termine significa "legame indissolubile" e prende il nome da un giornale islamico parigino del 1880. Essendo l'account stato creato dopo l'attacco al periodico satirico Charlie Hebdo è ravvisabile una chiara riconducibilità all'approvazione della strage facendo trasparire, quanto meno già all'epoca, una chiara alleanza anti-occidentale].

Alcuni giorni dopo i miliziani islamici hanno celebrato con favor questa "nuova" alleanza e lo stesso Califfo dell'ISIS ha accettato la bay'ah [Trad. La dichiarazione di alleanza.]. Questa azione è stata accolta con sorpresa da alcuni analisti di politica estera in realtà non stupisce affatto questa fusione che, nei fatti, era già evidente almeno dal luglio 2014. Si prospetta anzi come rigorosamente coerente con l'attuale tendenza transnazionale che vede gli ex militi simpatizzanti per al-Qaeda cambiare bandiera in favore del più giovane e maggiormente social-net ISIS.

Il Gruppo della Gente della Sunna per la propaganda religiosa e la Jihad sorge in Nigeria nel 2002 per mano di Ustaz Mohammad Yusuf. Da subito a Moiduguri, dove l'organizzazione si formò, prese il soprannome di Boko Harām che, etimologicamente, in lingua hausa boko significa latino, da intendersi nel più ampio significato di educazione occidentale, e harām, parola araba, indica il peccato, ovvero un divieto legale. Una forte indicazione di avversità all'occidente che si manifesta nello scopo del sodalizio: l'abolizione del sistema politico-lagale moderno in favore dell'imposizione della sharī'a, la legge islamica.

Yusuf predicava che i mussulmani dovevano seguire l'insegnamento dettato dai c.d. "quattro salafiti puri": Usama Bin Laden, fondatore di al-Qaeda; i talebani, primo gruppo che nel post califfato ha tentato di istituire un emirato islamico; Sayyid Qutb, ideologo egiziano che da sempre ha spondato per la costituzione di uno Stato islamico; ed il teologo del salafismo Ibn Taymiyya.

In un'azione nel luglio 2009 le forze di sicurezza nigeriane uccidevano circa mille membri di Boko Harām tra cui il fondatore, Yusuf. La leadership venne subito affidata ad Abubakar Shekau che un anno dopo, nel luglio 2010, dichiarava un jihad contro la Nigeria e gli Stati Uniti attraverso un comunicato di contenuto significativamente riconducibile ad un format che, per retorica e sintassi, era del tutto identico a quelli fatti da al-Qaeda, cosa che fa materializzare un ipotetico legame tra le due organizzazioni.

I primi attacchi effettuati dall'associazione terroristica nigeriana risalgono al settembre 2010 e tra il giugno e l'agosto 2011 la Nigeria subiva i primi suicidi tramite veicolo della sua storia con attacchi alla Questura federale ed alla sede delle Nazioni Unite ad Abuja. Queste azioni proseguivano, tramite la rete di Nur, per tutto il 2011 ed il 2012 coordinando più di venti attentati nel nord-ovest della Nigeria mentre i seguaci di Shekau lanciavano una rivolta-guerriglia nel nord-est del Paese. La sconfitta sul piano politico di Nur e la sopraffazione dell'organizzazione di Yusuf, ha consentito a quest'ultima di rivendicare tutti gli attacchi.

Nel 2012 la Nigeria diveniva altresì teatro della nascita di un altro gruppo militante formatosi nell'area di nord-ovest chiamato Ansaru e che differiva ideologicamente e tatticamente da Boko Harām. Presto diviene un bacino in cui confluiscono i disertori del gruppo terroristico principale identificandosi come un sodalizio che rifiutava l'uccisione di mussulmani: si concentrò dunque su rapimenti ed agguati nel territorio d'origine. Da questa nuova entità si identificavano tre reti principali di cui due aventi carattere transnazionale: la prima era la GSPC comprendente nigeriani tra cui il terrorista collaboratore di Yusuf Khalid al-Barnawi, autore del celebre attacco, nel 2005, contro una caserma di soldati mauritani a Lemgheity; la seconda era la rete di AQIM, comprendente militanti nigeriani appositamente addestrati come Mamman Nur e Adam Kambar, contatto con la pakistana al-Qaeda e responsabile dell'addestramento in Mali; la terza era la rete Middle Belt comprendente reclute di medio livello poste a supporto delle prime due.

Tra il 2012 ed il 2013 assistiamo ad una fusione tra le reti GSPC ed AQIM e Boko Harām: i segnali vengono dati dall'irruzione eseguita in una prigione ad Abuja per liberare i membri dell'organizzazione fondata da Yusuf. La rete AQIM viene isolata dopo l'incursione delle forze nigeriane e di altri interventi similari che hanno favorito la sua integrazione, nel nord-est della Nigeria, con Boko Harām. Nel contempo la Middle Belt, pur avendo perso la maggior parte dei collegamenti con AQIM e MUJAO, ha continuato a compiere attentati sotto la bandiera di Ansaru contro militari che si trovavano al di fuori del blocco gestito da Boko Harām. Una volta accorpate le reti GSPC e AQIM nell'organizzazione di Yusuf, Middle Belt è divenuta l'unica rete autonoma di Ansaru. Proprio questo accorpamento è stato il punto d'origine per la fusione tra Boko Harām e l'ISIS: i contatti di lunga data stabiliti da queste due entità hanno consentito di stabilire i primi legami con lo Stato Islamico. Inizialmente le collaborazione erano a livello di supporto a livello mediatico, ed un esempio è portato dai numerosi video prodotti e successivamente posti in rete.

L'annuncio del responsabile della comunicazione di Boko Harām al-Urhwa al-Wutqha avvenuto il 15 febbraio 2015 sul nuovo comando generale ha visto un forte e minaccioso discorso di Shekau verso il Benin, il Ciad, il Camerun, il Niger e la Nigeria e, contemporaneamente, ha confermato allo Stato Islamico la leadership di Shekau soddisfacendo uno dei requisiti per l'alleanza con l'ISIS che lo stesso gruppo terroristico ha palesato nella stessa rivista online del gruppo terroristico, Dabiq 5, nel mese di ottobre 2014 dicendo che una futura annessione allo Stato Islamico di nuovi stati si sarebbe ritardata sino a che non si fosse individuato un leader in grado di promettere fedeltà in modo efficace.

L'annuncio dell'ISIS e della sua volontà di espandersi in Africa e promuovere un nuovo Stato dell'Africa Occidentale simile al già esistente delle terre medio-orientali, coincide con la volontà che già nel 2002 si insinuava nella volontà di Boko Harām (quella di divenire punto di riferimento dell'Islam radicale), oggi ISIS può dare a questo gruppo ciò che al-Qaeda non ha dato in ragione della preferenza per i salafiti "puri". Non solo, specie dopo la morte di Usama Bin Laden e l'arresto di Yunus al-Mauritani in Pakistan nel 2011, al-Qaeda non ha mostrato particolare interesse nei confronti di Boko Harām o di Shekau. La notizia della fusione con lo Stato Islamico è giunta in un momento strategico, mentre cioè Boko Harām stava subendo battute d'arresto a causa di offensive poste in essere nel febbraio di quest'anno dai militari della Nigeria e dei Paesi limitrofi. Queste azioni hanno costretto l'organizzazione terroristica ad abbandonare i territori controllati sin dalla metà del 2014 nel nord-est della Nigeria.

Giunti a questo punto una possibile sconfitta del gruppo terroristico potrebbe significare una forte battuta d'arresto quanto meno alla propaganda dello Stato Islamico. A tale uopo l'ISIS ha due alternative: incentivare l'attivazione delle cellule dormienti nel nord-ovest della Nigeria effettuando un attacco ai danni di stranieri in modo tale da attirare l'attenzione dei media internazionali - alla stregua delle azioni commesse dallo Stato Islamico a Tripoli o al night club di Bamako, in Mali, proprio lo stesso giorno in cui Shekau giurava fedeltà ad al-Baghdadi. Seconda alternativa è quella di usare le forze di Boko Harām riposizionandole in aree dove le reti dell'ISIS sono maggiormente attive.

La decisione della fusione analizzata sopra non è da rilevarsi come una decisione avventata ma si collocano in una volontà che fattuariamente Boko Harām aveva già affermato volendo legittimare la sua posizione in Nigeria ed in Africa Occidentale. Dal giugno-luglio 2014 essa aveva infatti iniziato ad usare i simboli dell'ISIS quali la bandiera nera e gli abiti neri. Una decisione dunque partorita dalla leadership e dall'organo di propaganda da diverso tempo.

Nicolò Giordana