02/04/2015 - Ci sono tre modi per far incazzare un argentino:
1) dargli consigli su come si prepara la carne alla brace;
2) millantare superiorità calcistica;
3) dire che le Malvinas sono inglesi e si chiamano Falkland.
Le Malvinas sono uno degli arcipelaghi più nebbiosi, freddi e brulli del pianeta. Sbattute dalle onde dell’Atlantico, ricordano gli scogli della Scozia. Mentre la Scozia però si trova a 500 km da Londra, le Malvinas si trovano a 500 km dalla costa argentina. Il dettaglio non è proprio secondario, se pensiamo che per chiudere il triangolo tra Londra e l’arcipelago, ci vogliono circa 13.000 km. Sicuramente più di due bracciate a stile libero…
Non sappiamo quanto la geografia influenzi le dispute territoriali nel mondo soprattutto se di mezzo ci sono gli Inglesi, popolo spesso in giro per i Sette Mari. Dovremmo chiederci così tante cose che preferiamo non farlo. Rimane però che fra Regno Unito e Argentina, un contenzioso di sovranità esiste da sempre.
La storia delle isole Falkland o Malvinas che dir si voglia, non è particolarmente lunga. Possiamo sintetizzare dicendo che questioni di eredità coloniali fra Spagna e Francia, dopo l’indipendenza dell’Argentina e l’arrivo degli Inglesi, hanno creato una rogna. Nella disputa ci sono anche le isole Sandwich e la Georgia del Sud. Per gli amanti della gastronomia, ricordiamo che Sandwich non è un panino ma un conte inglese del ‘700.
Gli Argentini dicono che è tutta roba loro; gli Inglesi pure. In questi casi si finisce spesso alle mani.
Fu così che il 2 aprile dell’82, la junta militar di Buenos Aires cavalcando l’onda irredentista, decise di occupare l’arcipelago. “Si quieren venir que vengan. Les presentaremos batalla…” gridava al balcone della Casa Rosada il generale Galtieri, provocando gli Inglesi subito dopo la riconquista dell'arcipelago. E gli Inglesi, senza farselo ripetere due volte, vennero per davvero.
Se l’Argentina in fatto di armi non era l’ultima arrivata, tanto meno poteva esserlo il Regno Unito. Sopratutto perché a Londra c’era la Thatcher, chiamata Iron Lady non perché tendesse alla ruggine, ma perché era particolarmente tosta.
Detto fatto: partita la spedizione inglese, prima che l’Italia vincesse i Mondiali di cui era campione uscente proprio l'Argentina, le Malvinas erano già tornate sotto la bandiera brit. Fu la prima guerra convenzionale tra due Paesi occidentali dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Fu anche l’inizio della fine per i militari al potere in Argentina e la gloria per la Thatcher, da alcuni odiata, da altri amata, ma comunque donna dalle palle grandi e fumanti. Si racconta di quanto s'incazzò quando vide la foto del sottoufficiale argentino che imponeva le mani alzate ai Royal Marines…
Iluminados por el fuego è un film argentino del 2005 (con taglio un po’ radical) che dà bene l’idea di quanto contino ancora oggi quei giorni nella coscienza popolare. Conta così tanto che ai governi successivi, sedicenti Peronisti ma spesso solo corrotti, l’idea di riallungare le mani sull’arcipelago non è mai passata.
È un fatto culturale. Nel parco di Retiro a Buenos Aires, la zona della stazione ferroviaria vicina al porto, c’è il monumento a Los caìdos en Malvinas ed è un luogo dove non si scherza. Tra mamme col passeggino e pensionati, c’è l’alzabandiera quotidiano con rispetto trasversale da ogni lato politico. Basta parlare con un tassista, un passante o un argentino qualunque per farsene un’idea.
Dopo 33 anni e 9 mondiali (di cui un altro vinto dall’Argentina) le cose stanno esattamente come allora. A Port Stanley che gli Argentini chiamano Puerto Argentino, pare siano arrivati rinforzi inglesi. Oltre ai venti dell’Atlantico sembra che tirino di nuovo venti di guerra, alimentati dalle bufale della stampa internazionale.
Molto probabile che siano solo voci senza senso. Anche perché Argentina e Gran Bretagna non sono quelle di 30 anni fa. Oggi il governo progressista e demagogico della Kirchner a Buenos Aires non avrebbe modo di giustificare un colpo di mano. Non ne avrebbe nemmeno lo spirito e gli strumenti dopo vent'anni di demonizzazione del mondo militare.
Nell’82 poi c’erano Reagan (rilutttante) e Pinochet a perorare la causa inglese (non a caso Pinochet ebbe l’appoggio di Londra fino alla morte) e una flotta ancora temibile. Oggi Londra, oltre al limite operativo dovuto ai tagli alla Difesa, avrebbe Obama e un diffuso clima terzomondista a remare contro eventuali rotte atlantiche.
“Non è tempo per noi” diceva il ribelle di regime Ligabue. Forse non lo è nemmeno per loro: Argentini e Inglesi.
Il tempo passa e molte cose cambiano. Le Falkland, anzi le Malvinas restano sempre lì, con un fascino dal gusto retrò.
Giampiero Venturi