08/04/2015 - (A sei anni dal terremoto una riflessione su come gira il mondo...)
Quanto è grande il Qatar? Più o meno come l’Abruzzo e come l’Abruzzo è bagnato dal mare. Si potrebbe pensare che Qatar e Abruzzo siano simili. Non è propriamente così.
Innanzitutto in Qatar si parla arabo anche se, essendo molti gli stranieri che ci lavorano, l’inglese è molto diffuso. In Abruzzo invece si parla abruzzese seppur declinato in dialetti diversi. La capitale del Qatar è Doha, il capoluogo dell’Abruzzo è L’Aquila. A L’Aquila sei anni fa c’è stato un orrendo terremoto, a Doha invece no.
Ci sono altre differenze però che saltano agli occhi ad una più attenta analisi. L’Abruzzo per esempio ha le montagne e un clima a tratti molto rigido. Il Qatar viceversa è quasi sempre caldo come una stufa, tant’è che i Mondiali di calcio del 2022 si giocheranno d’inverno.
Già: il Qatar fra qualche anno ospiterà i Mondiali. Non è molto chiaro se sia la tradizione sportiva ad avere orientato la FIFA. Vale lo stesso discorso per il Gran Premio di Formula Uno e per la Supercoppa Italiana. Con questo non vogliamo insinuare che il Qatar sia scarso in quanto a meriti sportivi. Ci limitiamo a dire che a tutt’oggi dobbiamo ancora conoscerne uno.
Che c’entra questo con l’Abruzzo? Forse sarebbe più coerente giocare la finale dei Mondiali a Pescara? Non spetta a noi a dirlo. Sappiamo solo che in Abruzzo c’è la neve, mentre in Qatar c’è il petrolio. La neve è bianca e il petrolio è nero. La neve è gratis, il petrolio no. Sarà per questo o quel motivo, ma pare che il petrolio conti più della neve nell’assegnazione di grandi eventi. Potrebbe fare eccezione la Coppa del Mondo di sci, ma anche su questo sbilanciarsi è rischioso. Chi potrebbe negare al Qatar di ospitare uno Slalom Gigante in futuro? In fondo nei vicini Emirati già si scia su neve artificiale.
Inutile girare intorno alla questione: il Qatar è potente. Con buone probabilità più potente dell’Abruzzo. Non a caso Al Jazeera e Qatar Airways hanno sede a Doha e non a Tagliacozzo.
La forza del piccolo Stato del Golfo Persico (o Arabo come dicono in loco) si manifesta in tutto, non solo nello sport. Per quanto piccino e poco antropizzato esce spesso in contesti in cui c’è da battere il pugno e alzare la voce. Quando l’Egitto ha bombardato le milizie ISIS in Libia per esempio, il Qatar ha richiamato l’ambasciatore dal Cairo con forte disappunto. Com’è possibile? Un Paese inserito nel gotha finanziario internazionale che si ribella alla falcidia di estremisti islamici? Non c’è da stupirsi. Doha finanzia i Fratelli Musulmani e molti programmi d’islamizzazione (anche in Italia) ma tutti fingono di non saperlo. Che sia la base di esperimenti spesso limitrofi a dottrine islamiche radicali lo sospettano tutti, ma la doppia morale del mondo occidentale sta al gioco. Un ragionamento simile era valso anche per l’Arabia Saudita ai tempi di Bin Laden; la storia si ripete.
Il Qatar possiede mezza Londra, compreso il distretto finanziario, la sede dell’ambasciata americana e i magazzini Harrods; controlla pezzi di Wall Street e della Costa Smeralda; attraverso Qatar Holding si è infilato nei consigli d’amministrazione di mezzo mondo; infiniti gli immobili e gli eventi controllati; tra i Mondiali di pallamano 2014, quelli di motocross 2015 e di calcio del 2022, ha comprato anche i grattacieli del Progetto Porta Nuova a Milano.
Al Qatar insomma, non ci si oppone, né con lo sciroppo né con la politica. Meglio lasciar perdere. Quando si parla di petrodollari fare affari conviene a tutti, Occidente in primis. Sono sempre i soldi a muovere tutto. È così da sempre e nemmeno un terremoto sconvolgerebbe l’ordine delle cose. Questo l’Abruzzo, forse lo sa meglio di tutti...
Giampiero Venturi