23/03/2015 - In una Torino che piange ancora le vittime dell'attentato al Museo Bardo di Tunisi si è svolta presso il Circolo di Presidio di Torino - Palazzo Pralormo - la cerimonia che ha visto il passaggio del comando della Brigata Alpina Taurinense tra i generali di Brigata Massimo Panizzi e Franco Federici.
Sarebbe stato difficile rendere più sobria e adeguata una cerimonia militare.
Niente sfarzi, niente fronzoli, pochi ospiti e molti alpini.
Come dovrebbe essere così è stato.
L'esemplare decoro di questi uomini in divisa colpisce nel segno anche questa volta, festeggiare in una città a lutto è decisamente di cattivo gusto persino se i festeggiamenti sono per il passaggio di un comando così importante come la Taurinense, ma gli alpini riescono a fare della cerimonia anche un momento di riflessione.
Ogni singolo intervenuto, dal dottor Barbero fino al comandante delle Truppe Alpine generale di divisione Federico Bonato, ha ricordato il dolore della nostra - e della Loro - città, ha unito la commozione alla forza di andare oltre per non far vincere quel senso di paura e di buio di cui il terrorismo si nutre.
Esempio di straordinaria umanità e senso civico che da cittadina torinese ho apprezzato ancor più che la cerimonia.
Il generale Panizzi durante il suo intervento mostra ancora una volta come per essere un comandante devi meritare le tue stellette sul campo, con passione, volontà e sacrificio.
L'umanità che si porta dentro non gliel'hanno infusa la divisa o il suo bantam ma sicuramente gli ha fatto scegliere una specialità che ha fatto dell'uomo il centro del suo sistema.
Il generale ricorda i comandanti che lo hanno portato fin dove è oggi, da quelli che lo hanno visto tenente fino a quelli che gli hanno dato Greca e stellette.
Sorride vedendoli tutti in prima fila e spera - con un piccolo bagliore negli occhi - di non averne deluso nessuno.
"Non porto con me solo un bagaglio di esperienza ma porto con me uomini, storie e persone... L'esperienza di comando o la subisci oppure la ami, io nel mio quotidiano ho sempre provato a comprendere le sfide che mi si paravano davanti traendone il meglio. Non posso tuttavia prendermi solo io il merito dei risultato raggiunti in questi 19 mesi, se non avessi personale valido che con competenza e straordinario senso del dovere mi hanno accompagnato in questi anni sarebbe andata diversamente!"
L'Uomo prima del Soldato ...appunto!
"Ringrazio le famiglie che hanno un ruolo fondamentale, che ci fanno sentire a casa e ci fanno apprezzare ogni piccolo gesto. Ringrazio l'ANA che con il suo contributo permette agli Alpini di andare oltre i loro ruolo istituzionale per portare qualcosa oltre quello che è dovuto.
Infine, un doveroso pensiero và a tutti i caduti e i feriti che sono un monito e un esempio per noi e per il futuro, alle loro famiglie dico che 'gli Alpini sono qua!' chiamateci e vi aiuteremo a portare questa croce pesantissima che è l'assenza dei vostri figli, questa croce così dolorosa non la porterete da soli perché gli Alpini tutti sono con voi."
Non si poteva concludere con parole più sentite e toccanti il periodo di comando di un grande comandante e di un grande Alpino.
Il generale Panizzi lascia la "sua" Brigata nelle mani del generale Franco Federici che ha affiancato il comandante uscente per un periodo di due settimane prima del passaggio simbolico del 20 Marzo.
"Devo essere sincero - dice il generale Panizzi - capita quasi sempre che i comandanti che si avvicendano si conoscano già e abbiano lavorato insieme in almeno un'occasione, a noi questo non è capitato.
Una piccola stranezza che ci ha fatto sorridere dato che io ho lavorato con il padre del mio successore a sua volta generale dell'Arma dei Carabinieri e mai avrei pensato che un giorno avrei passato il comando della Brigata a suo figlio."
Una piacevole coincidenza che rende questo momento ancora più speciale e che descrive uno spaccato della vita dei due comandanti, gli ospiti e i comandanti seduti in prima fila sorridono, non capita spesso di lavorare con il padre e non con il figlio che subentrerà al tuo comando.
Il generale Federici nasce ad Udine nel 1965 nel 1984 entra all'Accademia Militare di Modena come allievo ufficiale del 166 Corso, consegue la Laurea in Scienze Strategiche ne 1988.
Una carriera ricchissima nel corpo degli Alpini che lo vede iniziare come comandante del Plotone Fucilieri presso il Battaglione alpini "Morbegno" di Vipiteno per approdare al battaglione "L'Aquila" da tenente colonnello.
Quando non è trai suoi alpini, il generale è impiegato in task force internazionali tra le più importanti degli ultimi decenni dall'Iraq fino all'Afghanistan si occupa della pianificazione e l'approntamento di diverse fasi e aspetti delle missioni italiane all'estero.
Uomo di indiscusso carisma anche presso diversi comandi Nato e Americani dove ha prestato servizio in più occasioni, non è nuovo ai corridoi dello Stato Maggiore Esercito per cui ha lavorato nella Divisone J5 Piani del comando operativo di vertice interforze ( COI ) e successivamente già come generale di brigata gli è assegnato l'incarico di Vice Capo Reparto Impiego delle Forze / Capo Area Operazioni.
Nel Discorso di insediamento del nuovo comandante traspare un profondo attaccamento verso la sue mostrine verdi, sicuramente legato alle tradizioni che da sempre contraddistinguono il Corpo degli Alpini ha uno sguardo rivolto al passato - da cui trae ispirazione - pensando al futuro che lo attende insieme ai suoi uomini.
"Un primo deferente saluto lo voglio porre alle bandiere di guerra dei nostri reggimenti, al tricolore che abbiamo giurato di onorare e difendere, un secondo deferente pensiero và ai caduti della Brigata, alle loro famiglie che sono la spina dorsale e il sostegno morale del nostro lavoro.
Ringrazio della presenza per me molto importante il Presidente dell'Associazione Nazionale Alpini e il Comandate delle Truppe Alpine a cui assicuro che continuerò a tenere sempre alto il valore umano e militare di questa Brigata.
Vorrei ringraziare i miei comandanti che fin dall'inizio della mia carriera mi hanno insegnato a portare lo zaino in silenzio e con spirito di sacrificio."
Parole che il generale ha pronunciato con voce ferma guardando la platea dei suoi ospiti negli occhi come un vero comandante dovrebbe fare.
Le sorti della Brigata sono sicuramente passati in mani sapienti e che sapranno plasmare questo straordinari strumento militare in qualcosa di sempre più incisivo ed presente in area di crisi.
La Brigata Alpina Taurinense negli ultimi dieci anni è stata largamente al centro delle vicende internazionali del nostro paese.
Impiegata quasi ininterrottamente in Afghanistan e in altri paesi come Bosnia, Albania e Kosovo, Iraq e Mozambico, Kurdistan e Repubblica Centro Africana.
Si è distinta per umanità e spirito di iniziativa - supportata nelle attività umanitarie dalla componente "non in armi" della specialità - ha portato pace e speranza in paesi dilaniati dalla guerra e dalla violenza.
L'Associazione nazionale alpini conduce parallelamente all'Istituzione militare supporto agli uomini "in armi" (cioè coloro che prestano ancora servizio attivo ) offrendo momenti di aggregazione e di legame con il passato della loro specialità.
Per il territorio nazionale gli "Alpini della Tau" sono largamente impiegati nel progetto strade sicure che vede impiegati i militari dell'Esercito al fianco delle forze dell'ordine per una maggior tutela del cittadino.
Nel capoluogo piemontese dove prossimamente vi sarà l'ostensione della Sacra Sindone e la visita del Santo Padre sono previsti diversi assetti operativi di uomini della Taurinense - in coordinamento con le forze dell'Ordine - a vigilare che non vi siano problemi di sicurezza.
Si è incrementata la presenza degli Alpini all'indomani degli attentanti di Parigi a protezione degli obbiettivi sensibili della città, nessun allarmismo da parte delle autorità competenti che preferiscono l'impiego di un maggior numero di militari che non rischiare di avere falle nella sicurezza dei suoi cittadini.
L'impiego della Brigata si è esteso oltre i confini piemontesi durante l'emergenza maltempo in Liguria in cui gli alpini si sono resi protagonisti per celerità d'impiego e risoluzione immediata di condizioni altamente critiche.
Il Genio Guastatori Alpini di Torino con mezzi e uomini straordinari hanno affrontato dal livello operativo a quello tattico l'emergenza maltempo salvando diverse famiglie in difficoltà e mettendo in sicurezza le zone maggiormente a rischio frane.
Ciò che aspetta il comandante Federici e la Brigata Alpina Taurinense è sicuramente costellato di grandi progetti, con una mano tesa verso il passato e lo sguardo dritto verso il futuro sapranno portare in alto il nome del nostro Paese e arricchire di nuove esperienze il bagaglio formativo dell'Esercito Italiano.
Denise Serangelo
(Un sentito ringraziamento va al generale Panizzi e al generale Federici per la disponibilità e la cortesia dimostrata. Al capitano Zonzin la riconoscenza del grande lavoro che ha svolto insieme a noi).