30/07/2015 - "Mamma, Papà da grande voglio fare l'Ufficiale!"
Deve essere più o meno con queste parole che i tenenti del 192° corso "Carattere" hanno annunciato qualche anno addietro alle famiglie la loro scelta: essere un'ufficiale dell'Esercito Italiano.
Ognuno con le sue motivazioni, ognuno con le sue aspirazioni ha lasciato tutto e tutti per essere plasmato da un'istituzione che non richiede più solo cieca obbedienza.
L'Esercito, oggi più che mai, è chiamato a rispondere ad uno spettro di minacce sempre più articolate e diverse tra loro; i suoi uomini devono garantire non solo prestanza militare ma anche un certo acume intellettivo, spirito decisionale e conoscenza del mondo.
Per rendere questi giovani e futuri comandanti degni del grado che portano, la forza armata insegna non solo ad essere militari ma ad essere una pedina cruciale che si muove nel mondo come strumento di politica internazionale.
Prendere decisioni che non riguardano solo l'aspetto militare ma - anche e sopratutto - quello sociale e geopolitico è il nuovo diktat per i comandanti di plotone fino ai massimi livelli della scala gerarchica.
Lo Stato italiano deve plasmare le menti ad un ragionamento più alto che coinvolga diverse aree di competenza, deve affinare l'intuito ed arricchire le conoscenze. Deve trasformare semplici militari in Comandanti di Uomini.
Inquadrato in questo ruolo così complesso, l'ufficiale necessità di una formazione universitaria di altissimo livello.
Il Corso di Laurea Triennale e Magistrale in Scienze Strategiche ha proprio questo scopo, istruire gli ufficiali a muoversi nel mondo.
Il percorso di studi ha inizio presso l'Accademia Militare di Modena in stretta collaborazione con l'Università di Modena e Reggio Emilia, si studia - e tanto - con ritmi serratissimi ed una vita sociale quasi pari a zero.
Durissima la formazione fisica ma anche il contesto in cui questi giovani ragazzi sono inquadrati.
La loro resilienza inizia da qui.
Chi non tiene il ritmo è fuori, per chi resiste ha inizio un nuovo capitolo.
Lasciata Modena gli allievi ufficiali approdano nella capitale sabauda presso l'Istituto di Formazione e Scuola di Applicazione.
Nella splendida struttura del Palazzo dell'Arsenale e con la loro prima stelletta ben cucita addosso i sottotenenti riprendono gli studi in collaborazione con l'Università degli Studi di Torino.
"Da qui sono passati tutti i vertici della nostra Forza Armata - ci dice il generale Berto, comandante della Scuola di Applicazione - qui, hanno prestato giuramento individuale. Oggi sono a Roma allo Stato Maggiore oppure in ruoli chiave. Personalmente ritengo di avere una grande responsabilità sulle mie spalle ma alla fine la responsabilità non ci fa paura, dobbiamo prenderne atto!"
Come dice il generale "la responsabilità non ci fa paura!", di certo non fa paura a questi giovanissimi ragazzi che raccontano una storia fatta di molte, moltissime responsabilità.
La realtà che vivono è difficile, complessa ed articolata, vivono divisi tra il mondo universitario e quello militare.
Di semplice e agiato qui non troverete nulla.
Personalmente, con questi sottotenenti ho condiviso tre anni della mia carriera universitaria, e con i miei occhi, giorno dopo giorno, ho visto che pagano in moneta sonante tutto ciò che hanno e avranno.
Li ho visti cimentarsi in materie che mai avrebbero pensato di studiare, distanti anni luce dal loro mondo fatto di mimetiche e marce.
Li ho visti dividersi tra il loro mondo fatto di regole, scadenze e disciplina e il mio mondo universitario che impone altrettanti ritmi serrati.
A tutto questo sommate le normali preoccupazioni quotidiane - fidanzate, genitori, amici - e provate a gestirle in dieci minuti tra una pausa e l'altra.
Provate a gestire la litigata con la fidanzata tra un servizio di guardia e l'esame di scienze politiche.
Provate ad essere in pena per un genitore malato e a dover rimanere concentrato sulla lezione per poi correre una marcia di 20km.
Io li ho visti, li ho sentiti e quello che vivono, hanno vissuto e vivranno è tutt'altro che qualcosa di semplice.
Finito il primo anno a Torino e conclusa la laurea triennale ogni ufficiale seguirà il corso magistrale in base ai compiti richiesti all'Arma di appartenenza. Le armi di fanteria, cavalleria ed artiglieria frequenteranno - insieme ai civili - Scienze Strategiche e Politico Organizzative maggiormente improntata sulle scienze politiche e sull'analisi geopolitica del mondo. Avendo anche obblighi legati al loro ruolo di militari, ogni giorno sono previsti corsi intensivi per le materie caratterizzanti il loro lavoro.
Le Armi che invece hanno una predisposizione tecnico-pratica (genio, trasmissioni, tramat e commissariato ) seguono un percorso più caratteristico in base al compito che svolgeranno.
Visto e considerato che la laurea conseguita dai militari e dai civili è paragonabile a qualsiasi altra laurea italiana, il percorso magistrale anche in questo caso dura due anni e prevede - così come la triennale - la stesura di un elaborato finale nelle materie assegnate o scelte.
Come gli studenti civili, anche i militari possono proporre progetti di ricerca innovativi per la propria tesi e ricevere gli stessi encomi (Lode e dignità di stampa) previsti dall'Università degli Studi di Torino.
La mobilità internazionale è un punto cruciale che viene tenuto in grande considerazione dal Comando per la Formazione.
Il progetto "Military Erasmus" è attivo da quasi tre anni e vede ufficiali frequentatori di diverse accademie militari afferenti alla Nato convergere a Torino per frequentare corsi intensivi in lingua inglese.
I temi toccati sono molti e riguardano la modernità e gli aspetti più controversi del settore militare.
Al progetto sono inoltre invitati un numero definito di studenti civili del Corso di Laurea che daranno il loro contributo alla discussione sulle varie tematiche.
Il confronto costruttivo e l'essere seguiti da docenti ed esperti internazionali fa di questo progetto un momento di grande accrescimento personale per ogni studente e apre gli occhi su temi troppo spesso ignorati.
Per chiunque di noi terminare un percorso che ci ha costretto a sacrifici ed impegni è difficile, ma per coloro che lasciano la scuola di applicazione il futuro è decisamente più complesso. Per loro arriva la paura dello stravolgimento professionale, arrivano i primi spostamenti e i primi incarichi importanti.
Lasciare Torino vuol dire iniziare a farsi carico del grado che si porta, vuol dire avere la responsabilità di giovani vite e di giovani carriere, vuol dire le prime missioni e il primo vero scontro con la vita che li accompagnerà per i successivi decenni.
Vuol dire prendere coscienza di essere comandanti di uomini, istruiti e plasmati come strumento di politica internazionale.
La laurea in Scienze Strategiche non è perfetta - come non lo è nessun altro corso di laurea - ma è capace di darti uno spaccato del mondo in cui viviamo che nessun'altra università può dare.
La simbiosi tra studenti civili e studenti militari è un connubio eccellente che arricchisce le carriere l'uno dell'altro.
Loro danno un volto ad un mestiere spesso nascosto dietro lo stereotipo della divisa impassibile, loro dimostrano che esistono uomini e donne di grande coraggio e forza dietro ogni mimetica. Ma più di tutto loro dimostrano che la vita del soldato non è facile, che non basta impugnare bene un fucile per essere un soldato, quello lo possiamo fare tutti, ma comandare ed essere comandanti .. quella è un'altra storia!
Noi civili diamo una visione nuova, spesso più obbiettiva. Valutiamo "da civili" le implicazioni dell'uso delle armi e degli eserciti, una prospettiva unica nel nostro paese.
Il 29 Luglio 2015 per i tenenti del 192° corso Carattere è iniziata una nuova vita da dottori in Scienze Strategiche. Una strada che li porterà a decisioni complicate ed a notti insonni, a sacrifici, cambiamenti e molte rinunce. Al contempo, però, darà loro la possibilità di vivere e scoprire il mondo con occhi e prospettive che nessuno - o quasi - vedrà mai.
Nei miei cinque anni alla Scuola di Applicazione ne ho visti e conosciuti tanti di ufficiali.
Ho visto e conosciuto le loro famiglie che il giorno della laurea, con l'orgoglio che brillava negli occhi, sotterravano in fondo al cuore un nuovo senso di paura per il futuro.
Ho visto nonne e nonni che rilucevano di una fierezza rinata per i loro nipoti, non solo ufficiali e servitori dello Stato, ma uomini e donne colti ed istruiti.
Ho visto fidanzate e fidanzati che per qualche giorno hanno messo da parte le preoccupazioni che questo mestiere comporta per godersi con la loro metà un traguardo importante alla portata di entrambi.
Per gli occhi che vogliono andare oltre le banalità e gli stereotipi la Scuola di Applicazione offre una finestra su un mondo che racconta di vite divise tra quotidianità e mimetiche.
A Difesa Online il generale Berto confida che oggi per i suoi ragazzi "si aprono le porte del mondo vero e a loro si spalanca davvero qualsiasi porta, anche quella che ancora non sanno che esiste.
Quando ero un giovane tenente non pensavo che avrei visto la fine della contrapposizione del blocco occidentale con quello sovietico ed invece ho visto quello e molto altro.
Kabul, Herat, non sapevamo nemmeno dove fossero, erano posti esotici. Oggi abbiamo visto quelli e domani chissà, tutto può essere".
Ai nuovi comandanti del corso Carattere vanno le migliori congratulazioni della nostra redazione affinché diano prova che la soluzione migliore ad ogni problema è spesso quella sofferta e non necessariamente quella più semplice.
Un doveroso in bocca al lupo va agli studenti civili che hanno accompagnato per tre anni gli ufficiali frequentatori in questo percorso tortuoso ed a cui una mimetica ricorderà sempre qualche collega militare in giro per il mondo.
Ad Maiora a tutti voi!
Denise Serangelo
(foto ed intervista Andrea Troncone)