13/03/2015 - Un’area geografica europea ribaltata di 180 gradi dove nel Mediterraneo l'Italia rappresenta la parte più avanzata,  la frontiera d’Europa più esposta e attraverso la quale popoli, culture e idee migrano verso il vecchio continente.

L'area nella quale è importante che l’Europa ponga il massimo impegno e attenzione ora che l’interesse geostrategico degli Stati Uniti si è spostato verso il Pacifico.

Questo è stato il cuore del Seminario dal titolo l’Italia e il Mare tra geopolitica, sicurezza nazionale e strategia economica, che si è tenuto nell’aula magna del rettorato dell’Università La Sapienza di Roma mercoledì 11 marzo e organizzato dal Dipartimento di Scienze politiche.

A fare gli onori di casa e i saluti d’apertura lavori il Magnifico Rettore dell’Università Professor Eugenio Gaudio che ha evidenziato come l’Università rappresenta il luogo più idoneo di promozione della cultura e palestra di formazione per la futura classe dirigente nazionale ed europea.

Lo scopo del seminario è stato invece annunciato dal Professor Fulco Lanchester – Direttore Dipartimento Scienze Politiche “il seminario ha voluto riunire al tavolo e fare incontrare diverse realtà legate dal mare, come unico filo conduttore, per promuovere un momento di riflessione congiunto su una pluralità di tematiche relative alle linee strategiche di sviluppo degli asset produttivi e di sicurezza del Paese nella dimensione marittima”.

Tra i relatori al seminario molti autorevoli rappresentanti del mondo scientifico, economico, politico, e istituzionale del Paese. Tra questi il Sen. Pier Ferdinando Casini - Presidente Commissione Esteri Senato; il Sen. Nicola Latorre - Presidente Commissione Difesa Senato; il Sen. Massimo Mucchetti - Presidente Commissione Industria Senato; l’On. Domenico Rossi - Sottosegretario del Ministero della Difesa.

Una novità assoluta è stata la partecipazione del Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare che con il sottosegretario On.le Silvia Velo ha precisato: “questa occasione di incontro rappresenta un vero nuovo approccio nello studio e nel dibattito sulle strategie economiche e sulle politiche di sicurezza legate alla marittimità e al mare. La parola chiave che il ministero dell'ambiente mette al centro del dibattito è equilibriotra tutte realtà economiche ed istituzionali e gli interessi in gioco che si sviluppano attraverso la risorsa mare. Nella nuova strategia della blu economy l'Italia deve avere un ruolo principale”.

Nel suo intervento molto articolato il Capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi ha rimarcato come una serie di fattori inducano ad evidenziare che l'importanza del mare per l'Italia è fondamentale. L'Italia è un paese marittimo e deve interessarsi a proteggere gli interessi marittimi nazionali. Per farlo la Marina rappresenta uno strumento abilitante. Tra i fattori presi in esame è stato segnalato  il passaggio da un sistema bipolare ad un sistema multipolare caratterizzato da una frizione tra comunità culturalmente, politicamente ed economicamente diverse; le conseguenze della globalizzazione che hanno creato interdipendenza tra Paesi lontani, che fa riverberare su scala mondiale gli effetti delle crisi. Lo spostamento del centro di gravità geopolitico ed economico verso l’ambiente marittimo è da intendersi anche in considerazione del fatto che l’80% di tutta la vita della pianeta si sviluppa nei mari e negli oceani; che oltre il 65% della popolazione mondiale vive a meno di 200 km dalla costa; che negli ultimi 10 anni il 75% dei Paesi ha incrementato la propria connettività marittima, confermando che il mare è il principale mezzo per attività produttive, commerciali e di comunicazione, oltre che la via preferenziale per condurre operazioni volte ad influenzare in maniera favorevole una crisi, ovvero di sostegno a popolazioni colpite da calamità naturali. Interessanti i dati forniti dall’ammiraglio. Il Mediterraneo rappresenta solo 1% della superficie acquea globale, ma in esso si muove il 19% del traffico marittimo mondiale; il 30% del traffico di petrolio; il 65% delle altre risorse energetiche destinate all’Italia e agli altri Paesi europei e rappresenta uno snodo essenziale, cruciale per i traffici marittimi. I Mediterraneo dispone di grandi quantità di risorse energetiche recentemente scoperte. Il Mediterraneo è però anche teatro della crescente instabilità internazionale, cerniera tra il Nord stabile e il Sud conflittuale. L’ammiraglio ha inoltre precisato, nel suo intervento, come le complesse dinamiche del Mediterraneo sono strettamente interconnesse con quelle del “Mediterraneo allargato”, regione che parte dal Mediterraneo e si allarga ad Oriente verso il Mar Nero, il Medio Oriente e – tramite Suez – il Mar Rosso, il Golfo Persico, il Corno d’Africa, l’Oceano Indiano e, a Occidente – attraverso Gibilterra – il Golfo di Guinea. L’italia è un Paese marittimo. La sicurezza, l’economia e la prosperità dell’Italia dipendono dalla garanzia del libero e sicuro uso del mare. In tale contesto, è necessario quindi prevenire e contrastare efficacemente i rischi e le minacce che nell’ambiente marittimo trovano una piena libertà d’azione; assicurare la protezione del complesso sistema produttivo e del trasporto marittimo – le linee di comunicazione marittima, gli oleodotti e gasdotti sottomarini, i porti, gli interporti, i centri nodali di smistamento, le navi, le piattaforme petrolifere; assicurare il mantenimento dei rifornimenti energetici e l’approvvigionamento delle materie prime per l’industria nazionale di trasformazione; rafforzare le relazioni con le Nazioni rivierasche attraverso il dialogo e la cooperazione; evitare il rischio di “marginalizzazione” del Mediterraneo, mediante la difesa dell’agibilità del Canale di Suez e il contrasto del fenomeno della pirateria in Oceano Indiano.

Scaturisce dall’analisi dettagliata, condivisa con gli altri interlocutori intervenuti, la necessità di proteggere sul mare e dal mare gli interessi strategici della Nazione e quindi la rilevanza del ruolo della Marina che deve continuare a mantenere la capacità di assicurare le  funzioni strategiche per il Paese di promozione della pace e mantenimento della sicurezza, attraverso l’utilizzo dell’intero spettro di capacità esprimibili dallo strumento marittimo nazionale; della difesa marittima del territorio nazionale e delle linee di comunicazione; della tutela della libertà di navigazione in Alto Mare per consentire la libera circolazione di persone, merci, risorse energetiche ed informazioni, essenziali per lo sviluppo dell’economia del Paese; della proiezione di capacità militari e umanitarie su terra, per intervenire in situazioni di crisi/calamità o di straordinaria necessità e urgenza, grazie all’intrinseca capacità duale dello strumento navale; del lecito e sostenibile utilizzo di tutte le risorse disponibili, dalle energetiche alle alimentari, che concorrono allo sviluppo dell’economia nazionale; dello svolgimento della diplomazia navale, finalizzata al sostegno dell’azione di politica estera ed al consolidamento di relazioni politico-economiche con Paesi stranieri e, non ultimo, della protezione dei connazionali all’estero (dei 4,3 milioni residenti all’estero, circa l’85% vive in Stati rivieraschi o raggiungibili dal mare).

Nelle sue considerazioni conclusive il capo di stato maggiore ha evidenziato come nella regione mediterranea le pressioni di carattere politico, economico, religioso, ideologico e criminale troveranno sempre più sul mare il campo di applicazione (margini di sicurezza meno controllabili). L’Italia, anello di raccordo tra l’Europa, l’Africa ed il vicino Oriente, per posizione geografica, cultura e storia si può proporre quale ruolo guida nel mantenimento dell’equilibrio dell’area;  referente naturale per i Paesi nord-africani e mediorientali; partner abilitante dell’Unione europea e della NATO nell’opera di dialogo e di cooperazione con i Paesi rivieraschi. Assumendo con decisione tale responsabilità, l’Italia potrà acquisire una maggiore valenza a livello internazionale, contribuendo anche al recupero della credibilità del Paese; essere sostenuta dall’Europa in un progetto che dia al Mediterraneo una priorità e centralità nelle scelte politiche; tutelare nel Mediterraneo i propri interessi vitali. Per sostenere una politica estera mediterranea credibile e tutelare i propri interessi, l’Italia deve avere uno strumento militare coerente per             rivestire, sin dal tempo di pace, un ruolo primario nella difesa avanzata nella sicurezza nella Regione; assicurare una costante opera di presenza, sorveglianza, deterrenza e capacità d’intervento – anche in termini di dialogo e cooperazione militare  - nel Mediterraneo e della sua dimensione allargata. Il ruolo strategico della Marina Militare per il benessere, la prosperità e la sicurezza della Nazione con conseguente necessità di mantenere uno strumento aeronavale bilanciato e moderno, con caratteristiche di prontezza operativa, autosufficienza logistica, capacità di comando e controllo, libertà di movimento (grazie al regime dell’alto mare), grandi dimensioni delle navi e loro capacità di tenuta al mare, elevate velocità di crociera, che soddisfano requisiti di efficacia, flessibilità e modularità necessari sia per compiti militari, sia per assicurare, fin dal tempo di pace, l’intera gamma della attività atte a garantire l’esercizio della più ampia azione dello Stato sul mare.

Al seminario ha partecipato una platea variegata composta da studiosi, addetti ai lavori e molti studenti come era nello scopo degli organizzatori, estendere la cultura marittima alle generazioni più giovani e alla futura classe dirigente italiana ed europea e l’attenzione sul mare quale fattore strategico di sviluppo da cui l’Italia non può più prescindere. Il seminario rientra tra le iniziative di promozione della cultura marittima nazionale che scaturiscono dalla collaborazione che la Marina Militare ha da tempo avviato con i più autorevoli centri di formazione di eccellenza nazionali, come l’Università La Sapienza di Roma.

Michele Carosella