Ho corso la mia prima maratona di Roma nella sua prima edizione, nel 1995. Ricordo l’emozione, la voglia di arrivare al 21 Km, vicino alla Moschea, dove mi aspettava il mio amico di allenamento, Giovanni; ricordo le sensazioni della vigilia, i tempi dei passaggi segnati a penna sul dorso delle mani, i sali minerali, l’arrivo da via dei Cerchi e il rettilineo dei Fori Imperiali, che ancora oggi io invece – non so perché! – lo ricordo con le curve!
La mia seconda maratona l'ho corsa a Firenze, l’anno successivo. Poi non ho più voluto preparare questa distanza. L'ho sempre corsa in unico verso, quello di gara, con grande divertimento e sano spirito agonistico!
Da allora, per questa grande festa sportiva, sono sempre stata, lungo il percorso, una fan scatenata, assicurando, in tutte le edizioni, la mia vicinanza alle ragazze ad ai ragazzi che la correvano, trattenendomi sul percorso per molte ore, salutando tanto gli amici della mia società "Villa Ada Green Runner" (1) quanto tutti gli altri e aspettando, comunque, il passaggio dell'ultimo dei nostri atleti, talvolta in grande ritardo rispetto ai primi, ma forse, a ripensarci, non abbastanza!
Pensavo di conoscere bene la maratona. Credevo di conoscerla…ma non è così! Nella Maratona di Roma del 23 marzo scorso ho avuto il privilegio di vedere i nostri bravissimi atleti e triatleti VAGR in gara e di aver corso gli ultimi 15 Km facendo compagnia all’amico VAGR Pasquale, detto Paco. Beh, lui è un triatleta e sta preparando, con gli altri del gruppo, la distanza “Ironman” da disputarsi a giugno.
È stato bravissimo ed è arrivato felice e soddisfatto, ed io con lui. Arrivata a Piazza Venezia, agli ultimi 800 metri, l’ho incitato, incoraggiato e salutato. dirigendomi, corricchiando, verso casa facendo il percorso della Maratona al contrario. Dovevo tornare al 28 Km allo Stadio “Paolo Rosi”, dove avevo lasciato la macchina. Lì per lì mi è sembrato tutto normale: la festa, le battute tra maratoneti "tapascioni", i saluti in tutte le lingue. Poi, ad un certo punto, è successo qualcosa: uno strano silenzio, nessun maratoneta, tanto da indurmi a pensare "è già passato l’ultimo!... Peccato, non ho visto il secondo giro di Giorgio!"(2)... e invece, all'improvviso, ti appare l’altro pezzo di maratona, quello che non conosci. Lo immagini, ma non lo hai mai visto, perché non sei mai rimasta fino alla fine sul percorso. È la maratona di tutti quegli atleti che, con molta leggerezza, chiamiamo "gli ultimi". Ecco subito salire il senso di colpa! Ma io questi ragazzi non li ho mai aspettati al “Rosi”!
Cambiando il senso di marcia della gara ho cominciato a realizzare che avevo davanti un diverso punto di osservazione e un incredibile patrimonio di conoscenza di altre realtà, con le più disparate e incredibili motivazioni che spingono qualcuno a percorrere la Maratona. Un viaggio affascinante ed anche inaspettato.
Al 29° Km come non fermarsi a parlare con gli accompagnatori intenti a coprire una ragazza in carrozzina? - “ tutto bene?”, - “Si, certo! Ci ha frenato un po’ la pioggia, ma ora riprendiamo!”. Non hanno mai smesso di sorridere! Vedendo l’indomani le foto sul sito ufficiale dell’Organizzazione mi sono resa conto che sono arrivati alla traguardo con lo stesso sorriso con cui mi avevano scaldato molti chilometri prima.
Tra gli altri atleti, di ogni età, una ragazza mi ha chiesto: "Hai finito da tanto? Quanto ci hai messo?", mentre un'altra, intorno al 30° Km, dopo il mio "Coraggio!" detto con voce convinta, mi ha risposto, evidentemente soddisfatta della sua prestazione, con una vocina allegra: "Ormai è fatta!" facendomi pensare, tra me e me: "Oddio, le mancano ancora 12 km!".
E come fare ad aiutare un atleta in carrozzina che aveva bucato e aveva solo la schiuma?
Il fatto è che la maratona è un vero miracolo! Su di un unico percorso, uguale per tutti, ognuno di noi trova il proprio traguardo, non migliore o peggiore degli altri, ma diverso, tagliato su misura per la propria vita. Ed entrare in contatto con queste realtà, oltre che con il proprio "real time" fa bene. Vedere quanta forza di volontà un essere umano riesca ad avere nel momento di difficoltà fa bene.
Nella vostra prossima maratona, al sopraggiungere della crisi del 35° km, sarete leoni solo ripensando a ciò che si può vedere percorrendo una maratona al contrario!
Forse un lettore poco attento (non quelli abituali di D.O.L.) si domanderà: “che c’entra la maratona con la vita militare?”
A loro do un solo consiglio: rileggere. E se ancora non sarà chiaro, rileggere ancora. E se infine non vi trasparirà nulla della marzialità che io scorgo, o sono da cambiare io o, forse, il mio concetto di “militare” è troppo carico di valori. Nel qual caso, fiero di essere come sono, rimando il lettore ad ulteriori letture e, se occorre, proprio ad altre letture.
Giuseppe Sfacteria
(1) Villa Ada Green Runner è un’associazione sportiva dilettantistica, fondata da Massimo Fucili, atleta e preparatore atletico di lunga esperienza e da Vanessa Ranieri, avvocato esperta in diritto ambientale runner e triatleta. E’ oggi al suo decimo anno di attività. Vanta oltre cento atleti di ogni livello, nel running e nel triathlon, allenati rispettando le caratteristiche individuali ed i personali obiettivi da raggiungere. (www.villaadagreenrunner.it)
(2) Giorgio Calcaterra, 43 anni, tassista-maratoneta romano, già campione del mondo della 100 km, 9 vittorie alla Cento chilometri del Passatore ha concluso al 9° posto posto (in 2h34’26”) la gara “normale”. Dopo aver atteso un’ora e 20’ per il controllo antidoping, ha compiuto un ulteriore giro dell’intero percorso e tagliando per la seconda volta il traguardo con Elio Lomuscio, 70enne di Barletta, il suo compagno di fatica degli ultimissimi chilometri. (fonte: www.gazzetta.it/Atletica/22-03-2015/gigante-calcaterra-cuore-d-oro-fa-du...)