È di qualche giorno fa la notizia che degli hackers avrebbero colpito BMW e Hyundai. Gli hackers si sarebbero infiltrati nella rete aziendale di BMW già da questa estate utilizzando un toolkit chiamato Cobalt Strike, utilizzato come backdoor per muoversi verso le reti dei due giganti dell'automobile e, presumibilmente, esfiltrare dati, associato all'impiego di siti web fake.
Nell'articolo di zdnet si lascia intendere che BMW abbia volontariamente permesso agli hacker di restare all'interno della propria rete per seguire i loro movimenti e comportamenti e cosi cercare di individuare la provenienza dell'attacco, bloccando quindi l'accesso solo a novembre.
Per quanto riguarda la Hyundai non si sa praticamente niente.
Secondo quanto riportato dalle riviste tedesche Bayerischer Rundfunk e Taggesschau che per prime hanno rivelato l'accaduto, il gruppo responsabile sarebbe conosciuto con la sigla APT 32 (Advanced Persistent Threath 32) o anche Ocean Lotus che farebbe capo al governo vietnamita, cosi affermano gli esperti della German Cybersecurity Organisation (DCSO) anche se ammettono che non vi siano prove in merito.
Il gruppo è attivo dal 2014 e sembra che negli ultimi anni abbia preso di mira in particolare le industrie del settore automobilistico. Toyota Australia, Toyota Japan e Toyota Vietnam sono state tra le vittime precedenti.
Secondo varie fonti l'attacco si pone nel contesto della guerra industriale tra case automobilistiche e, secondo alcune, gli hacker non avrebbero rubato dati sensibili e non sono riusciti nel loro intento di penetrare nelle reti della sede centrale di Monaco.
Ancora una volta l'industria è oggetto di attacchi informatici, a dimostrazione dell'interesse che il settore ha per gli hacker. Il settore automobilistico non è solo possibile fonte di dati personali degli acquirenti ma anche ben più paganti informazioni relative a segreti industriali, brevetti e eventuali difetti delle parti meccaniche, per non parlare dei danni all'immagine subiti.
Facciamo attenzione, checché se ne dica la guerra economico-industriale è sempre in corso. E se colossi come BMW e Hyundai ne sono vittime… nessuno è al sicuro!
Cosa fare allora?
Primo: informarsi, sempre.
Secondo: formare il personale della propria società, i tecnici, i quadri e i dirigenti, ognuno al proprio livello. I dirigenti in particolare non devono fare i tecnici ma devono capire come adattare la propria organizzazione al mondo attuale e al livello di rischio cyber esistente.
Terzo: dedicare le giuste risorse al settore cyber, effettuando una attenta analisi del rischio.
Quarto: aiutare a creare una società migliore, per esempio appoggiando campagne di informazione presso le scuole. È dalle scuole infatti che escono futuri operai, impiegati e dirigenti.
Lasciare allo Stato il peso di cambiare la società è una utopia. L'impegno di tutti consente invece di accelerare il processo di digitalizzazione della nostra società e di ridurre i rischi.
Per approfondire:
https://www.zdnet.com/article/bmw-and-hyundai-hacked-by-vietnamese-hacke...
https://www.br.de/nachrichten/wirtschaft/fr-autoindustrie-im-visier-von-...
https://www.tagesschau.de/investigativ/br-recherche/bmw-hacker-101.html
https://www.technadu.com/vietnamese-hackers-apt32-hacked-hyundai-bmw/86959/
https://www.cobaltstrike.com/
https://attack.mitre.org/groups/G0050/
https://dcso.de/
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