Sono ormai all’ordine del giorno, purtroppo, le cronache che ci raccontano dei tragici accadimenti che avvengono nelle zone di crisi medio-orientali, provenienti soprattutto dalla martoriata Siria: è di qualche giorno fa, ad esempio, la notizia dell’ennesima uccisione di civili (11, tra cui due bambini, secondo alcune fonti delle organizzazioni siriane per la difesa dei diritti umani) in seguito al raid aereo compiuto dall’aviazione militare governativa sulla località di Al-Bab, attualmente controllata dall’Isis; o, ancora, quella, della settimana scorsa, secondo cui lo stesso Isis avrebbe distrutto il proscenio dell'antico teatro romano di Palmira, nella Siria centrale, e il Tetrapilo, una struttura colonnata sempre nel sito archeologico patrimonio dell'Unesco.
Di fronte a queste, come a tante altre tragedie (ivi comprese, purtroppo, quelle che, pur esistenti e altrettanto gravi, trovano scarsa eco nel mondo mediatico: in primis la guerra in Yemen), se il mondo politico internazionale stenta a trovare una soluzione (peraltro difficile), la società civile, invece, cerca di conoscere, approfondire, confrontarsi: è in tale ottica, infatti, che si è svolta a Roma, il 26 gennaio scorso, presso il Rotary Club Roma Nord-ovest, nella splendida cornice del Gran Hotel Parco dei Principi, la conferenza avente ad oggetto il “Diritto internazionale umanitario e diritto dei conflitti armati: origine, storia ed evoluzione. Dalla Convenzione di Ginevra del 1864, ai non State armed Groups”.
Una conferenza che, organizzata sotto la sapiente ed illuminata direzione dell’attuale presidente del circolo rotariano in questione, Maria Carla Ciccioriccio, ed avente come relatore l’avvocato Marco Valerio Verni, cultore ed esperto “in subiecta materia”, ha voluto offrire non solo una panoramica di questo ramo del diritto internazionale, ancora poco diffuso nella collettività, ma, soprattutto, una occasione per confrontarsi su una tematica di enorme importanza, utile per capire e meglio comprendere le diverse sfumature che possono assumere concetti come “crimini di guerra”, “crimini internazionali”, e via dicendo, così come la loro gravità alla luce della suddetta normativa che, già sul finire del XIX secolo, gli Stati hanno voluto codificare, sviluppare e, per certi versi, imporsi per (cercare di) evitare sofferenze alle persone che non prendono o non prendono più parte alle ostilità e porre un limite all’impiego di mezzi e metodi di guerra.
Il relatore, così, ha ripercorso la storia del diritto internazionale umanitario, dalla Prima Convenzione di Ginevra del 1864 (ricordando, in particolare, coloro che la ispirarono: Ferdinando Palasciano, prima, ma, soprattutto, Henry Dunant, dopo, che, alla luce delle atrocità cui ebbe ad assistere nella battaglia si Solferino del 1859, fondò il “Comitato ginevrino di soccorso dei militari feriti", prima cellula di quello che diventerà il Comitato Internazionale della attuale Croce Rossa Internazionale, unitamente ad altri quattro cittadini svizzeri - il giurista Gustave Moynier, il generale Henry Dufour e i due medici Louis Appia e Theodore Maunoir) alle attuali problematiche, tra cui, in particolare, la lotta contro i c.d. non-State Armed Groups, passando per le Convenzioni dell’Aja del 1899 e del 1907 (c.d. diritto dell’Aja), le Quattro di Ginevra del 1949 (con i loro due protocolli aggiuntivi del 1977 ed il terzo del 2005), quella dell’Aja, ancora, del 1954 sulla protezione dei Beni Culturali durante i conflitti armati, senza che mancasse un richiamo ad altri passaggi fondamentali nello sviluppo normativo in questione, tra cui la “Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio” del 1948, quella delle Nazioni Unite del 1976, sul “divieto di utilizzare tecniche di modifica dell'ambiente naturale per scopi militari o per qualsiasi altro scopo ostile”, quella del 1980 "sul divieto e la limitazione dell'impiego di talune armi classiche” o, ancora, quella più recente del 2008, sulle “cluster bombs”. E, parallelamente, spiegando il conseguente passaggio terminologico avutosi nel tempo tra “diritto della guerra” e, appunto, “diritto internazionale umanitario” o “diritto dei conflitti armati”.
Principi quali umanità, distinzione, proporzionalità, precauzione, necessità militare, e concetti come giustizia universale, guerra asimmetrica, gruppi armati non statali, “ius ad bellum”, “ius in bello”, e via dicendo, hanno indicato al qualificato uditorio interessanti spunti di riflessione circa la complessità di siffatta materia che - ha precisato il relatore - “è sì difficile ma, certamente, non ‘impossibile’, come sosteneva Clausewitz; comunque necessaria, perché ‘insegna ad essere umano anche facendo la guerra’, parafrasando un comandamento dettato da Sant’Agostino in una lettera da lui scritta nel 417 al generale Bonifacio, rappresentante della Corte di Ravenna in Africa settentrionale”.
Ad assistere, anche il past president dello stesso Circolo, Massimo Guidarelli, oltre ad alcuni ospiti d’eccezione, tra cui il colonnello del Corpo Militare della Croce Rossa italiana, Giuseppe Scrofani (presidente nazionale, tra l’altro, della Associazione Nazionale Militari in congedo della Croce Rossa Italiana) e la dott.ssa Giovanna Rita Bellini, direttrice del Comprensorio archeologico di Minturnae (che - ad ulteriore testimonianza della centralità del nostro patrimonio culturale nel mondo - è stato il luogo dove, lo scorso anno, è stato girato il cortometraggio - prodotto dal Dipartimento radiotelevisivo delle Nazioni Unite - Ufficio Filantropia - al fine di promuovere uno dei 17 “Millennium Development Goals” delle Nazioni Unite, ossia quello di “Achieve Universary Primary Education/Raggiungere l'Istruzione Primaria Universale”. Tale cortometraggio è stato presentato il 20 settembre scorso nella sede dell'ONU nell’ambito dei “Global Goals Awards 2016” ed il 5 ottobre seguente a Roma, al cospetto di papa Francesco durante la conferenza internazionale “Sport at the Service of Humanity”- n.d.r.-).
Al termine della conferenza, è stato vivo l’apprezzamento e l’interesse manifestato dall’uditorio, al quale il relatore, nel porgere i suoi ringraziamenti per la sensibilità dimostrata nell’aver organizzato una serata “ad hoc” sul diritto internazionale umanitario, in piena sintonia - d’altronde - con i fini di servizio alla collettività che notoriamente contraddistinguono l’istituzione rotariana e che mirano a lenirne le sofferenze, ha auspicato che, in quello stesso consesso, si possa sviluppare, già dal prossimo futuro, un “think-tank” d’eccezione, quasi a cogliere il testimone di quella fiaccola che, da Dunant e dal “Comitato dei Cinque” del 1862, si è idealmente tramandato di generazione in generazione, tra tutti coloro che credono, e che hanno creduto - nella fiamma del diritto: anche di quello che - come ha concluso l’avvocato Verni- “ha la romantica presunzione di voler regolare la più atroce delle manifestazioni umane: la guerra”.
(foto dell'autore)