Il 25 novembre u.s. sono morti nel nord del Mali, a seguito di una collisione in volo tra un elicottero da combattimento Tiger e uno da trasporto Cougar, 13 soldati francesi. L’incidente è stato causato dalla scarsa visibilità (la missione era in notturna) e dalla bassa quota di volo.
Dall’inizio dell’operazione Barkhane, nel 2014, sono 41 i soldati francesi caduti. Lo scopo di Parigi è quello di mettere in sicurezza tutti i paesi del G5 del Sahel – essenzialmente Niger, Mali, Ciad e Burkina Faso – combattendo le reti del terrorismo jihadista di Boko Haram ma anche i movimenti interni antigovernativi.
Purtroppo, l’impegno militare francese in Mali è stato oggetto da parte della satira di attacchi di poco gusto. Infatti, il giornale satirico Charlie Hebdo ha pubblicato alcune vignette caricaturali, condite con frasi di humor nero, raffiguranti i soldati francesi morti in Mali.
Tuttavia, a differenza di quanto avverrebbe in Italia, il Capo di Stato Maggiore dell’Armée de Terre, Generale Thierry Burkhard ha prontamente risposto, difendendo l’onore dei propri soldati.
Di seguito riportiamo la sua lettera aperta al giornale Charlie Hebdo.
Tredici famiglie francesi sono in lutto dopo il tragico incidente sopravvenuto in pieno combattimento nel nord del Mali, lunedì 25 novembre.
Tredici famiglie che piangono un figlio, un fratello, un marito, un compagno, un padre. Ma tra i francesi colpiti al cuore vi sono anche 13 bambini (di cui uno deve ancora nascere) per cui i loro padri resteranno degli illustri sconosciuti; quando l’età della ragione lo permetterà, essi venereranno il senso dell’onore dei loro padri morti, ma soffriranno sempre per non aver conosciuto meglio quell’uomo che li stringeva tra le braccia, affettuosamente, per l’ultima volta, prima di partire per il combattimento.
Nonostante tutto questo, il tempo del lutto delle loro famiglie è stato inficiato da caricature terribilmente oltraggiose, di cui il Vostro giornale ha permesso la diffusione.
Se in un primo momento mi ha assalito l’indignazione, successivamente sono stato invaso da un’immensa pena, nel pensare al nuovo dolore che Voi avreste inflitto a queste famiglie, già sofferenti.
Una pena raddoppiata a causa di una profonda incomprensione.
Cosa abbiamo dunque fatto noi soldati dell’Esercito per meritare un tale sdegno?
In cosa ho sbagliato io stesso, Capo di Stato Maggiore, nella divulgazione del senso profondo del nostro impegno per cui, con tale disinvoltura, ci si prende gioco di coloro che hanno donato la vita per difendere, giustamente, le nostre libertà fondamentali?
I soldati dell’Esercito sono al servizio di tutti i francesi, di tutti coloro che credono al bene sovrano che è la nostra libertà. Essi amano profondamente – desiderano – la pace, che allo stesso modo augurano ai propri compatrioti. La desiderano così tanto che hanno scelto di rischiare tutto per difenderla, fino all’estremo sacrificio.
Noi gli dobbiamo il nostro rispetto. Noi dobbiamo alle loro famiglie la nostra compassione.
Lunedì 2 dicembre renderemo loro un ultimo omaggio e gli diremo addio nel cortile des Invalides, ricettacolo di tante sofferenze, sopportate affinché la nostra anima francese e la nostra libertà vivessero.
Io Vi invito con sincerità e umiltà ad unirvi a noi, per testimoniare anche Voi, che avete sofferto sulla vostra pelle il fanatismo e il terrore, la riconoscenza che essi meritano.
Il Generale Burkhard, con queste poche righe, rivendica l’onore dei propri soldati nonché il ruolo dei militari nel difendere i valori della nazione francese e della civiltà Occidentale. L’Italia è separata dalla Francia solo dalla catena delle Alpi, tuttavia, leggendo queste parole, sembra che ci separi un universo.
Foto: Ministère des Armées