Il 26 ottobre è una data simbolica per la Libia, giorno di lutto nazionale: si celebra “l'inizio delle deportazioni del 1911”. In quel giorno cominciò il trasferimento verso le isole Tremiti (un terzo moriranno di stenti e malattie) di centinaia di libici (uomini, donne e bambini!) che non si sarebbero piegati alla presenza italiana nel Paese.
La Libia, lo ricordiamo agli italiani che non credono alla ripresa che i dati economici ufficiali sostengono, è (oramai “era”) un partner non indifferente per l'economia nazionale. Alleato che - come abbiamo constatato in diverse occasioni (v.articolo) – nutre un affetto nei nostri confronti che definirei “imbarazzante”. Non meritato ma reale.
Cosa sembra essere avvenuto pochi giorni addietro? A leggere notizie e commenti che stanno circolando sui Social in Libia – ripetiamo “sembrerebbe” - che l'ambasciatore italiano a Tripoli, al posto di celebrare la mesta ricorrenza, magari facendosi una partita a tresette accompagnata da chinotto con gli amici, ha dato una vera e propria festa (v.foto) presso la propria residenza.
Comprendo l'incredulità di chi sta leggendo queste righe al sol pensiero che un italiano con cotanto incarico possa essere responsabile di una simile gaffe. Lo condivido e mi unisco alla sua perplessità.
Spesso giornali e canali locali sono sovvenzionati (anche se non ufficialmente) da governi nostri alleati che – chissà perché - amano svilire la nostra immagine ed intaccare i sentimenti positivi dei libici nei confronti degli italiani.
Fatto sta che, notizia falsa o meno, in Libia i commenti alla foto pubblicata la sera della ricorrenza sono rabbiosi (“vanno sterminati” è uno dei termini utilizzati) e diretti contro i concittadini definiti “collaborazionisti”.
Due gruppi di voci possono riassumere la reazione all'incidente: quelle nostalgiche a favore di Gheddafi e quelle che, in definitiva, ritengono anche il defunto raìs un collaborazionista.
Qualche opinione isolata sembra infine difendere l'ambasciatore: si tratterebbe di una "manipolazione", in quanto la festa non si sarebbe tenuta il 26 ma giorni prima per festeggiare la morte di Gheddafi...
Personalmente spero di cuore che il ministero degli esteri ci fornisca una terza opzione. Essendo il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, uno dei prossimi inevitabili protagonisti della politica in Libia, la seconda figuraccia sarebbe peggiore della prima!