È con una certa inquietudine che apro le prime pagine dei giornali nelle ultime settimane. Che l'Italia non abbia una politica estera indipendente - ma sarebbe facile affermare “nemmeno vagamente autonoma” - è evidente da molti (moltissimi) decenni. Che le decisioni vengano prese fuori dai nostri confini nazionali è quindi oramai “tradizione”. Quel che sconcerta è la regia straniera inaspettata.
Mi spiego meglio. Negli ultimi lustri ad occidente c'è stato a grandi linee un "fronte per la pace" comune. Questo ha portato a fasi alterne disordini e morte, seguiti da maldestri riordini (e morte...) in tutto il nord Africa e Medio Oriente. Paesi come la Libia ne sanno qualcosa, ma potremmo citarne altri come la Siria.
Dietro a premi Nobel per la pace sono sono state massacrate – in senso letterale e non metaforico – centinaia di migliaia di persone. Ciò che è inaccettabile è il risultato di tanto male: nessuno, se non il caos e fiumi di sangue.
Un Paese fratello come la Libia è, a distanza di 6 anni, un cadavere che viene sbranato non solo da chi vorrebbe proteggerlo, bensì – a parole – addirittura resuscitarlo.
Della disperazione che si vive sull'altra sponda del Mediterraneo non giungono a noi che sporadiche notizie. Come se il nostro "disturbo" per i migranti in arrivo non fosse assolutamente degno di raffronto con la vita in mezzo a violenze, soprusi, disoccupazione, corruzione ed anarchia che è stata imposta a milioni di libici.
Da quando è cambiata la musica in casa USA alcuni pannelli del palcoscenico allestito ad arte da anni per i cittadini più semplici da prendere per i fondelli stanno crollando. Combattere l'Isis, per fare un esempio, significa ora “combattere l'Isis” e non “rifornirlo ed appoggiarlo militarmente con una Coalizione sorta per eliminarlo”. “Confrontarsi con la Russia” significa parlarci direttamente, non demonizzarla a distanza con accuse da propaganda sovietica.
Quando il nostro primo ministro ed il ministro della difesa si sono incontrati il 9 febbraio scorso, in casa ed in trasferta, con gli omologhi inglesi hanno mostrato ampia disponibilità a “contenere” un presunto espansionismo russo...
Se gli inglesi – che ufficialmente appoggiano il governo di unità nazionale di al-Sarraj in Libia – non avessero in passato (a quanto ci hanno riferito fonti locali di alto livello) sollecitato la secessione della Libia orientale offrendo in cambio immediata protezione militare, forse avremmo potuto credere ad una buona fede britannica.
Se la Libia orientale ed il suo leader Haftar, dopo essersi rifiutati di smembrare il Paese, non avessero finito per chiedere aiuto, tra gli altri, alla Russia... forse avremmo potuto credere ad una ulteriore buona fede britannica.
Il problema non è tanto che qualcuno cerchi di screditare un rivale con accuse false od indirette. Il problema è che l'Italia sembra assecondare chi la pugnala (come 6 anni addietro) alle spalle. E, grazie a Trump, è ora evidente che la regia non è statunitense.