Bandiera di guerra e 10 giugno spiegati dal comandante Sciarretta

(di Matteo Acciaccarelli)
10/06/17

A margine della festa della Marina Militare, con la cerimonia che si è svolta nel porto di Civitavecchia, il capitano di fregata Marco Sciarretta, dell’Ufficio Storico della Marina Militare, ha risposto a due nostre domande. La prima riguardante la storia dell’alzabandiera della bandiera di guerra, che è avvenuto sulle due FREMM Garibaldi ed Alpino, e sull’importanza dell’azione di Premuda come scelta della data del 10 giugno, ovvero la Festa della Marina Militare.

La bandiera di guerra è l’elemento che da identità alla nave, in quanto simbolo della Patria, ma non solo. Perché la bandiera di guerra accompagna la nave per tutta la vita operativa, sia in pace sia in guerra. Ma la stessa bandiera viene issata solo in due occasioni: nel momento in cui viene consegnata, come è accaduto oggi, oppure nel momento in cui la battaglia è imminente, e quindi in stato di guerra.

Quanto è importante la cerimonia del primo alzabandiera della bandiera di guerra?

La nostra storia riassume, nel nostro simbolo, dalle insegne della Marina Romana a quelle delle Repubbliche Marinare, è una storia che torna indietro nei secoli. Tutto il senso di quell’anima della nave, che è la bandiera, viene percepito nel momento in cui viene benedetta e sale a bordo dell’unità per la prima volta. La bandiera è quella della Patria ed è dove l’equipaggio giura la sua fedeltà, all’Italia e di difendere la bandiera fino all’estremo sacrificio se necessario. Di fatto, questa bandiera nel suo simbolo ci riporta indietro nella storia, perché sin dai tempi delle Repubbliche Marinare esisteva una bandiera conservata con particolare cura, in modo tale che non si rovinasse con il sole e con l’aria di mare e che servisse per essere spiegata nei momenti importanti, primo tra i quali qualora la nave doveva andare in battaglia. È quindi una tradizione antica che rinnoviamo ogni volta per ricordare, sempre e comunque, da dove veniamo e dove vogliamo arrivare.

Tradizioni che nella Marina sono importanti, come lo sono le date, perché il 10 giugno, come già detto precedentemente, rappresenta un momento importantissimo nella storia della Marina Militare: il 10 giugno 1918, durante un normale rastrellamento compiuto dai MAS “15” e “21”, comandati dal capitano di corvetta Luigi Rizzo, incontrò, di fronte l’isola di Premuda, la flotta austriaca che usciva dalla base di Pola in direzione del canale di Otranto. Rizzo decise di attaccare la flotta e riuscì ad affondare la corazzata Santo Stefano, annichilendo così le speranze austriache di ottenere la supremazia navale nel Mediterraneo. Per questo, quindi, che dal 1939 fino al 1942 e dal 1964 ad oggi la festa della Marina Militare ricorre ogni 10 giugno.

Una tradizione ormai consolidata quella del 10 giugno, in ricordo del più grande successo marittimo della Grande Guerra. Qual è stata l’importanza di quell’impresa?

Nel mare, come diceva già il Re, si va con un bastone per darle ed un sacco per prenderle. La Marina, però, è stata sempre molto aggressiva nei confronti dell’avversario e la Grande Guerra sul mare è simboleggiata dal 10 giugno che è stata una vittoria favolosa, ma di fatto possiamo definirla come una partita giocata in quattro mosse. La prima mossa è stata quella della difesa del fianco a mare dell’Esercito, proteggendolo sia da incursioni da parte nemica sia dal bombardamento delle coste. La seconda mossa è stata vitale, ovvero garantire le linee di rifornimento ed i convogli che tutti i giorni giungevano in Italia, permettendo così di vivere e di combattere in guerra. Come terza mossa, invece, è considerabile il blocco navale nei confronti degli Imperi Centrali esercitato nell’Adriatico, specialmente nel fondamentale canale di Otranto, che portò al collasso l’economia degli stessi e, quindi, aiutò ad avere successo nella Grande Guerra. La quarta fase è stata lo scacco matto, una mattina alle 3.15 in cui, al termine di una delle 18mila missioni in mare, la vedetta osservò del fumo nero all’orizzonte e, a dimostrazione della professionalità e delle capacità tecniche, il comandante Luigi Rizzo nel momento in cui lo vide pensò che fossero navi nemiche che uscivano dal porto per cercare d’intercettare i due MAS. Lui, invece di allontanarsi decise di sfruttare la notte per avvicinarsi alle navi nemiche di soppiatto e di combattere: il risultato fu di affondare una corazzata nemica, che insieme alla flotta austriaca cercava di attaccare il canale d’Otranto. È un qualcosa che noi ricordiamo, come uno dei nostri momenti più fulgidi ed importanti.