Incontro a Damasco con il ministro di Assad

(di Andrea Cucco, Giampiero Venturi)
01/02/16

Appena entrati a Damasco abbiamo partecipato ad un incontro con Ayman Susan, sottosegretario agli esteri del governo Assad.

Una luce importante per capire qualcosa sulla situazione in Siria e sui colloqui di Ginevra.

Dopo una premessa sulla laicità dello Stato siriano, Ayman Susan dice chiaramente che la Siria è oggetto di un attacco deliberato volto a ridisegnare la mappa del Medio Oriente. Dietro questo attacco ci sono gli USA a cui si è associata l’Unione Europea.

Il sottosegretario attacca ferocemente anche l’Arabia Saudita e la visione whaabita dell’islam considerandoli responsabili del terrorismo internazionale attraverso un arruolamento sistematico che usa in modo strumentale la religione.

Ayman Susan indica nella Siria l’ultimo baluardo all’aggressione globale che ha già scalzato molti leader mediorientali per assecondare il disegno diabolico che sta distruggendo la culla della civiltà umana (Damasco e Aleppo sono le città abitate più antiche del mondo).

Il governo legittimo di Damasco farà parte del gruppo di dialogo a Ginevra per arrivare ad una soluzione quanto più rapida possibile e sarà disponibile a dialogare con chiunque abbia a cuore il futuro del Paese. Esserci è ritenuto fondamentale per non essere indicati come nemici della pace.

Il rappresentante del governo di Assad con una certa ironia asserisce di non conoscere ancora i rappresentanti della cosiddetta opposizione siriana.  Presumibilmente arriveranno al tavolo dei negoziati solo dopo indicazione dei danti causa Qatar, Turchia e Arabia Saudita. Susan sostiene che con i "servi della CIA, della famiglia al potere in Arabia Saudita e del leader turco Erdogan non ci saranno compromessi".

L’attacco di Susan è particolarmente duro nei confronti degli USA relativamente alla presunta guerra all’ISIS. Conferma che la Turchia compra il petrolio siriano dal Califfato con la copertura aerea degli Stati Uniti d’America.

Il governo di Assad ribadisce ufficialmente il rifiuto del dialogo con i terroristi e gli assassini, ma la disponibilità ad una ricostruzione che tenga conto di tutte le parti.

Ayman Susan manifesta rammarico per le scelte dei Paesi europei di affiancare le politiche USA, soprattutto in virtù dei valori tradizionali di cui l’Europa è portavoce e dei legami storici e geografici che dovrebbero unire Europa e Siria. In particolare bacchetta il presidente francese Hollande, sedicente socialista, ma in realtà sottomesso alle multinazionali americane.

Le stoccate finali sono ancora per Qatar, Arabia Saudita e Turchia, ma in modo particolare per gli USA, accusati di essere interessati solo al mantenimento dell’egemonia globale e di usare ogni strumento possibile per raggiungere tale scopo.

La chiusura è sull’immigrazione, strumento di ricatto usato dalla Turchia verso l'Europa e arma sottile per la'allontanamento dalla Siria delle sue forze produttive qualificate.