Lo abbiamo incontrato a Bologna, nel corso di una conferenza rivolta agli studenti delle scuole superiori per promuovere l’iniziativa congiunta del Ministero della Difesa e del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca Scientifica (MIUR), finalizzata alla progettazione di un esperimento da portare a bordo della stazione spaziale internazionale.
42 anni, 186 cm di altezza per 83 kg di peso, stretto nella tuta di volo azzurra, ormai nota al grande pubblico per le recenti imprese dei suoi colleghi Parmitano e Cristoforetti (ma l’elenco dei nostri astronauti è ben più lungo), Walter Villadei, romano, ufficiale superiore dell’Aeronautica Militare ed ingegnere aerospaziale, risponde appieno all’immagine corrente del cosmonauta.
Quello che ti sorprende, però, non è la passione verso tutto quello che fa, naturale, quasi dovuta in chi compie una scelta di vita così fuori dall’ordinario, ma il malcelato piacere di trasmetterla, una peculiare capacità di contagio, di rendere gli altri partecipi di un mondo ai più sconosciuto. Ti capita allora di assistere a 200 ragazzi con gli occhi sgranati, in una sala gremita all’inverosimile, mentre lo ascoltano parlare di esplorazioni spaziali, di vita a bordo della stazione internazionale e di opportunità fornite dalla sperimentazione scientifica.
Il tutto raccontato con un linguaggio semplice e diretto, con continui riferimenti alla storia del volo, a quando tutto ebbe inizio, e quindi i fratelli Wright, i nostri Douhet e Baracca, il cui cavallino rampante, famoso ai più per il noto marchio automobilistico, rifulge ancora oggi nello stemma del reggimento Piemonte Cavalleria (2°) di Villa Opicina (TS), il reparto dell’Esercito in cui il grande Asso servì durante il primo conflitto mondiale.
Nel suo narrare non c’è solo il sapore della scienza, ma qualcosa di meno definito, pur ugualmente percepibile: è senso dell’avventura di salgariana memoria; è la sfida, il brivido dati dal volgere lo sguardo all’ignoto, nel costante anelito umano di spostare più in là il “limes” del sapere e guadagnare così spazi di conoscenza.
Walter Villadei, come si diventa cosmonauti?
Si diventa cosmonauti seguendo un percorso di addestramento specifico; quello da cosmonauta è un iter che dura almeno due anni per l’acquisizione della qualifica, conseguita a Star City in Russia, nel centro di addestramento che porta il nome di Yurij Gagarin, e continua poi con un passaggio successivo di addestramento avanzato che ci rende pronti per affrontare una missione. Il percorso nasce però molto prima: l’Aeronautica Militare ha investito in un progetto nell’ambito dell’aerospazio e quindi è sempre più consapevole di questa dimensione che sta ampliando le capacità della Forza Armata.
Non solo la componente aeronautica, quindi, ma anche quella spaziale in una duplice veste: lo spazio come ambiente dal quale riceviamo servizi che sono abilitanti per i nostri sistemi. Ma, al tempo stesso, anche un ambiente di trasformazione e sperimentazione tecnologica. E’ in questo senso che nel 2008, l’Aeronautica Militare (AM) e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) hanno sottoscritto un accordo di collaborazione per la cooperazione nel settore del volo umano, ed è proprio in quel periodo che sono stato inviato come primo ingegnere aerospaziale a Star City in Russia per iniziare l’addestramento.
In questo settore l’AM ha diverse competenze, sicuramente nel campo dei piloti - ricordiamo Cheli, Vittori - ma anche nel campo della medicina spaziale grazie a colleghi ufficiali medici qualificati sempre a Star City per supportare i cosmonauti durante le missioni; mancava solo una componente ingegneristica.
E questo è il contesto che ha generato questo percorso, decisamente nuovo: siamo la prima Forza Armata che ha qualificato personale nello specifico settore, e, in Europa, gli unici che hanno formato un astronauta in ambito esclusivamente nazionale. Il tutto per supportare la strategia nazionale sui vari tavoli dove c’è un industria che investe nei programmi ai quali partecipiamo.
Nell’ambito del tuo percorso professionale, hai avvertito dietro di te un sistema Paese?
Assolutamente si, è stato fondamentale. Ho una enorme riconoscenza nei confronti della Difesa e dell’Aeronautica Militare per questa loro progettualità che mi coinvolge, ma al tempo stesso anche il senso di responsabilità, non solo per l’esser parte di questo progetto, ma anche per l’essere artefice nel contribuire per la realizzazione del particolare percorso. Personalmente (al momento riveste una posizione di staff nell’ambito dello Stato Maggiore Aeronautica, ndr) seguo anche altri programmi della Forza Armata nel settore spaziale, mettendo assieme le competenze dell’astronauta con quelle dei programmi nazionali .
In particolare la Difesa – lo spazio infatti è un dominio fortemente interforze, seppur per motivi storici con una importante caratterizzazione aeronautica – sta investendo per diventare sempre più attore all’interno della strategia nazionale del Paese nel settore aerospaziale, di modo da sostenere gli interessi nazionali nei contesti anche allargati, quindi internazionali, dove si decidono le logiche dei programmi.
Una presenza nazionale in campo scientifico che – mi sembra di capire - è di tutto rispetto nei confronti dei nostri naturali competitors in campo europeo.
La presenza italiana in campo scientifico e tecnologico è di assoluto primo piano: lo è sempre stata e lo è ancora oggi. La stazione spaziale internazionale ha un segmento, quello internazionale, che è stato realizzato per il 40% dal’Italia. Siamo stati il terzo Paese (quindi la terza Aeronautica) al mondo (dopo USA e URSS ndr) a lanciare un satellite nel dicembre del 1964; che ha assicurato, nel settore spaziale, una presenza costante sin dagli anni 60. Siamo il terzo contributore dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), gli unici ad avere un accordo bilaterale con la NASA. Abbiamo quindi una competenza industriale e tecnologica che ci consente, se riusciremo a mantenere una strategia ed una politica coerenti, e fissati alcuni obiettivi, di giocare un ruolo importante nel più generale scenario internazionale.
Prossimi impegni?
In questo periodo, in giro in Italia per divulgare l’iniziativa congiunta del Ministero della Difesa e del MIUR, denominata “Spazio al tuo futuro”. La reputiamo di estrema importanza per avvicinare i giovani al mondo della Difesa e all’Aeronautica Militare, ma anche per fornire loro stimoli che consentano di guardare allo spazio come una opportunità professionale ed umana.
Per il futuro si vedrà…