Talvolta si sente dire, dall'uomo della strada, "che fortuna", "che colpo", oppure, in maniera forse un po più colorita "che c...". Siamo talmente abituati a queste frasi, talvolta usate solo per esaltare l'avvenimento, fortuito o meno che sia, che non ci fermiamo oltre a riflettere.
Oggi, leggendo un bell'articolo su "Le monde diplomatique", a firma Guillaume Piton, sono rimasto colpito dal titolo e mi sono trovato a riflettere sul significato di "colpo di fortuna" a fronte di un molto più probabile colpo di... "pianificazione strategica a medio/lungo termine". Per farla breve, l'articolo/inchiesta riguarda il presente e soprattutto il futuro dell'auto elettrica nel mondo e pone in evidenza con estrema chiarezza la direzione presa nel campo delle automobili elettriche ed i problemi che le società produttrici di automobili si troveranno ad affrontare da qui ai prossimi 10/20 anni.
Nonostante l'automobile elettrica (sembra) sia meno inquinante dell'automobile a benzina o gasolio (e dico sembra a ragion veduta, in quanto la produzione di batterie elettriche, magneti e componenti elettroniche e il loro riciclo/smaltimento erroneamente non vengono mai calcolati), vi sono alcuni fattori produttivi che non sono stati adeguatamente considerati e che rischiano di diventare l'ennesimo pretesto di guerra economica tra Cina e resto del mondo (leggasi Occidente!).
Il punto principale, ma non l'unico, risiede sul fatto che buona parte delle materie prime utilizzate per la costruzione delle componenti ad alta tecnologia delle auto elettriche si trova nelle mani o sotto il controllo più o meno diretto della Cina che le produce e le vende a chi ne ha bisogno applicando un sovrapprezzo di circa il 20% se l'acquirente non le utilizza per attività produttive localizzate all'interno dei confini dello Stato cinese. Ciò ha comportato che alcune società straniere si sono precipitare a delocalizzare attività produttive sul territorio cinese (con guadagno cinese in termini di occupazione) e molte altre ci stanno pensando.
Ma come e perchè vi è stato questo impulso verso le auto elettriche? Cosa centra la pianificazione strategica con la produzione di componenti elettroniche e batterie? E infine, perchè la Cina guida il settore?
Secondo il giornalista di Le Monde Diplomatique tutto è collegato. La produzione di gas serra, il riscaldamento globale, la necessità di ridurre l'inquinamento atmosferico, la messa fuori legge di motori a combustione interna da qui a dieci/quindici anni, sono i fattori che come su una scacchiera, consentono a Stati Uniti e Cina (principalmente ma non esclusivamente) di giocare la partita a scacchi più pericolosa della storia industriale recente. Si, perchè se eliminiamo la possibilità che si tratti di un caso fortuito, come detto nel titolo dell'articolo originale: "Voiture électrique, une aubaine pour la Chine" (ovvero: Auto elettrica, un colpo di fortuna inaspettato per la Cina), allora dobbiamo pensare che si tratti di pianificazione strategica a medio/lungo termine, pianificazione precisa e andata a buon fine, visti i risultati.
Ma vediamo velocemente le linee essenziali di questa possibile pianificazione. Partendo dalla fine, cioè dall'obiettivo che la Cina si è posta, che supponiamo essere "ottenere il primo posto nella produzione di auto elettriche", vediamo che ha portato avanti in parallelo diverse linee d'azione:
- l'acquisizione delle tecnologie occidentali (fatta attraverso agevolazioni verso le società straniere che impiantano linee di produzione in Cina, ma con la formula di società a compartecipazione statale, ottime per acquisire segreti e brevetti in breve tempo);
- l'acquisizione della supremazia nell'estrazione e controllo delle materie prime rare (metalli rari in particolare), ottenuta per mezzo della grande produttività delle miniere cinesi, a scapito della sicurezza e della salute dei lavoratori;
- massimizzazione della produzione dei componenti in territorio nazionale, ottenuta anche attraverso agevolazioni relative ai prezzi delle materie prime per i produttori che installano le fabbriche in territorio cinese;
- campagna informativa aggressiva nei confronti dei concorrenti, incitati a spingere sull'acceleratore dalla ventilata chiusura del mercato cinese alle auto a combustione interna (benzina e diesel) presumibilmente entro il 2030/2040;
- enormi investimenti in Africa (anche) per garantirsi il diretto controllo di parte delle materie prime pregiate.
Ora, a ben vedere, dopo aver letto anche con superficialità le precedenti dieci righe, qualcuno può ancora sostenere che si sia trattato di un colpo di fortuna? Io non lo credo.
È chiaro che vi è dietro una strategia, di cui le linee da me indicate non sono altro che la punta dell'iceberg.
E noi cosa faremo? Delocalizziamo e finiamo nelle mani della Cina o stiamo dove siamo e paghiamo? Potremmo e dovremmo domandarcelo, se avessimo un'industria automobilistica...
Oppure potremmo chiedere ai nostri ricercatori, alle migliori menti del paese di trovare delle alternative (così magari non se ne vanno!).
L'uomo è in grado di ricreare e migliorare tutto ciò che gli serve se spinto da adeguato stimolo, allora perchè non offrire un premio al ricercatore o laboratorio che trova un materiale sintetizzabile in laboratorio a partire da elementi più comuni ed economici e che possa prendere il posto di quei materiali che sono sotto il controllo della Cina?
Troppo complicato? Alcune volte la soluzione ad un problema è da ricercarsi per strade diverse da quelle già percorse.
Per approfondire:
- https://www.monde-diplomatique.fr/2018/08/PITRON/58979
- https://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/cina-auto-elettrica-per-legge
(foto: web)