La Difesa ha bisogno di aiuto? Il Governo (in threesome col PD), intanto, pensa ai sexy shop…

(di David Rossi)
30/06/19

Ecco di quale crescita parlavano! E pensare che noi, così candidi, avevamo pensato allo sviluppo economico: invece, la maggioranza gialloverde (in un threesome godereccio col PD, va detto) ha preparato questa sorpresa! Questa volta la “manina” ha agito proprio sotto il naso del vicepremier Di Maio, lui di solito così attento a scovare “ritocchini maliziosi” alle leggi dello Stato. O forse persino più in basso del naso, dato che il recente Decreto Crescita, consente non ai produttori di articoli per l’infanzia, non all’industria del libro1, ma ai sexy shop di usufruire dei contributi comunali concessi per favorire l’ampliamento o la riapertura dei negozi chiusi da almeno sei mesi nei centri fino a 20mila abitanti.

“Le agevolazioni - come riportato dal Sole 24 Ore, non da Libero o Repubblica - sono previste da un emendamento al decreto crescita che importa le norme del Ddl semplificazioni fiscali già approvato in prima lettura da Montecitorio”. Così, qualcosa sale, anche se non è il PIL né gli investimenti nella Difesa.

Ora, si sentiva proprio la mancanza di questo provvedimento? In un recente articolo decine di lettori di Difesa Online hanno indicato miriadi di problemi del settore (e di riflesso della Sicurezza italiana) che attendono interventi urgenti e seri. Dei miliardi promessi da Trenta e dallo stesso Di Maio ancora non si vede l’ombra. Ma i nostri eroi (accettando una proposta piccante dei Dem) offrono, intanto, al personale della Difesa e a tutti i cittadini il modo di svagarsi.

Come riportato da Il Sole 24 Ore che cita i dati InfoCamere-Unioncamere di Movimprese (aggiornati a marzo 2019), i sexy shop in Italia sono 315: la metà si trovano nel Nord Italia e si concentrano soprattutto in Lombardia (69), Lazio (34) ed Emilia-Romagna (33). Hanno un giro d’affari di quasi un miliardo di euro e una clientela che spende in media un “centone” a acquisto.

Si badi bene: l’industria della Difesa vale 13,5 miliardi per l’Italia, da lavoro a 160.000 dipendenti e esporta il 70% della produzione. Eppure, a spuntarla - nei favori del trio amoroso M5S, Lega e PD - è stata l’industria del dildo, che - nonostante sia made in China - evidentemente sta a cuore a tutti i politici. Donato Iacovone, amministratore delegato di Ey in Italia ha di recente parlato dell’importanza “di integrare e coinvolgere l’intera filiera nel processo di trasformazione digitale” e di “una supply chain smart (che) può permettere alle aziende del settore di fare il necessario salto di qualità”. Vogliamo paragonarlo con i salti tra le coperte dopo la visita ai sexy shop?

Che dire, poi, dei problemi della Difesa: investimenti calanti, personale anziano e, nelle parole del gen. Tricarico, un’azione di governo che “non garantisce l’efficienza dello strumento militare, non sostiene i programmi di sviluppo della Difesa e vuole irrigidire le esportazioni delle nostre industrie militari”. Ecco che, in definitiva, il governo fa sul serio nella sua intenzione di “irrigidire”! Dal reddito di cittadinanza al Viagra di Stato il passo è beve!

Il bello è che, stavolta ci sono cascati tutti: come dei Marrazzo qualsiasi, beccati in una situazione pecoreccia. I loro attivisti diranno che non c’entra nulla, che sono due cose distinte, che dildi e missili non si possono confondere. Ma, intanto, alle Forze armate vanno le promesse e le conferenze stampa utili giusto per fare un post su Internet; a chi lavora negli strumenti sessuali a pagamenti subito gli aiuti.

Cari politici, come amanti delusi ve lo dobbiamo dire: non ci è piaciuto per niente, perché voi avete goduto da soli, come sempre.

L'altro ieri il premier Conte in una formidabile supercazzola sul tema della procedura di infrazione concludeva: “Cerchiamo di non essere sempre antiitaliani per partito preso”.

Sono solo io a pensare che certi provvedimenti paiono fatti a posta per prendere in giro proprio gli italiani che lavorano seriamente da parte di chi, pur riempiendosi la bocca di patriottismo, se ne frega in sostanza degli interessi del Paese?

1 Se avessero sostenuto il libro, di certo nessuno avrebbe accusato di conflitto di interessi certi nostri leader col diploma di terza media o di scuola superiore preso per il rotto della cuffia…

Foto: presidenza del coniglio dei ministri